UDINE – Ingegnere, giornalista, imprenditore e dirigente d’azienda. Una vita creativa e innovativa quella di Fulvio Costelli, classe 1922, triestino d’origine, morto giovedì scorso a Udine, dove viveva ormai da tempo «solo e in piena autonomia», come ricorda il figlio George Loris Costelli.
«Fino a un anno fa era in perfetta forma fisica – aggiunge –. Poi purtroppo sono subentrati problemi di salute che si sono aggravati nell’ultimo periodo».
È il 1954 quando, con l’amata moglie Dalia, decide di lasciare Trieste alla volta degli Stati Uniti. «Era il primo dopoguerra – spiega – e papà aveva tanta voglia di scegliere una strada più avventurosa, nonostante la sicurezza che poteva allora offrire una laurea in Ingegneria».
Così, approfittando di una sorta di regalo di nozze – un biglietto aereo per due – arrivato da suo cugino, nientemeno che il papà del cantante Bobby Solo, all’epoca uno dei dirigenti Alitalia, spicca il volo oltre Oceano, atterrando prima a New York e dirigendosi poi in California.
Ed è lì che viene a galla «la parte più artistica e creativa di papà». Che significa l’avvio di tre attività – «lavorava da mattina presto a notte fonda» – che nulla avevano a che fare con il suo percorso di studi. Con i risparmi fonda «La voce d’Italia», quotidiano per la locale comunità italiana.
Trascorre la mattinata in redazione, il primo pomeriggio cura una trasmissione radiofonica, sempre per connazionali e, infine, si dedica a quella che sarà a lungo la sua occupazione principale: apre il “Mediterraneum Caffe” che di fatto fa arrivare l’espresso italiano a San Francisco.
L’inizio non è facile: le novità non sono ben accette. La svolta quando «decide di aprire un bar a Berkeley, dove nasco io», dice il figlio.
Il successo non si fa attendere: la città universitaria accoglie con entusiasmo le tazzine di caffè di Costelli proposte sulla strada che conduce all’università. «Il bar è pure scelto per girare alcune scene del film “Il laureato” con Dustin Hoffman».
Nonostante gli affari vadano a gonfie vele Fulvio ha ancora voglia di buttarsi in nuove avventure.
L’incontro con Candido Jacuzzi, friulano d’origine che al tempo commercia pompe idrauliche in tutto il mondo (le note vasche idromassaggio nascono di lì a poco), segna ancora una volta la sua vita. Fulvio si trasferisce prima a Milano e poi con la famiglia a Udine.
Lavora per la Jacuzzi di Valvasone sino a fine anni ’70. Poi «s’inventa» un’attività nel campo idraulico e delle costruzioni con rete commerciale in Medio Oriente e Usa.
Un cittadino del mondo
«Mio padre è stato un cittadino del mondo. Il suo passaporto, con tutte quelle “prolunghe” per far stare tutti i timbri, pareva una fisarmonica». La sua eredità?
«Mi ha trasmesso un preciso codice etico e il rispetto per gli altri; mi ha insegnato ad affrontare gli impegni con tanta determinazione. E pure con un pizzico di leggerezza che, grazie alla sua proverbiale ironia, non è mai mancata nella sua quotidianità».
Monika Pascolo