MILANO – Chi siamo in fondo noi, devono aver pensato quelli di Starbucks, la catena di caffetterie che dagli Stati Uniti si…segue.
Quelli di Dumb Starbucks prima di svelare l’arcano (ovvero lo show televisivo) si nascondevano dietro la velleità di un progetto artistico. Questo perché le leggi americane permettono di utilizzare liberamente i marchi se lo si fa per un “fair use”. E la parodia è un utilizzo concesso. Però è anche vero che il progetto artistico non dovrebbe avere finalità commerciali come quelle di una caffetteria.
“Per dimostrare la parodia non basta una parola e inoltre pare proprio che ci si agganci illegittimamente alla notorietà del marchio conosciuto, sfruttandolo a proprio vantaggio. E’ lo stesso per Italia e Stati Uniti. L’etichetta non sembra abbastanza parodistica. Utilizzano per fini commerciali il marchio noto per attirare clientela”.
Fermiamoci per un momento a pensare: e se noi cominciassimo ad aprire Tr-Eataly o Utily, o Little Eataly in giro per lo stivale? O ristoranti coi piatti finti o che imitano la comunicazione di Bottura, Cracco, Rugiati, Alajmo, Oldani?
Sarebbe arte. Parodia. Satira. Ovvero: ci ammazzerebbero. E comunque, se non si trattasse dell’utilizzo per uno show televisivo, probabilmente Starbucks avrebbe già sguinzagliato fior fiore di avvocati contro la Caffetteria artistica di LA. Quindi, che non venga fuori la notizia che di rimando Starbucks promuove l’arte.
Fonte: http://www.dissapore.com/grande-notizia/dumb-parodia-starbucks/