Quanto pesa il settore del caffè, in Italia e nel mondo. E quali le tendenze e le prospettive da attendersi nell’immediato futuro: sono partiti da qui gli approfondimenti settoriali di TriestEspresso Expo ha riunito nel Porto Vecchio di Trieste operatori del caffè da tutto il mondo. (nella FOTO la conferenza stampa)
L’importanza di questa città per il settore è stata chiarita da Max Fabian, presidente Associazione Caffè Trieste: “Il porto di Trieste sdogana tra un quarto e un terzo di tutto il caffè che entra in Italia, ha quindi un peso estremamente rilevante, è uno dei principali porti per il caffè in Europa. D’altra parte la storia di Trieste e il caffè è lunga tre secoli: l’associazione che ho l’onore di presiedere è stata fondata nel 1891, ovvero quando questa città non faceva ancora parte dell’Italia ma dell’Impero Austro-Ungarico. È un centro d’eccellenza per l’espresso italiano, vista la presenza rilevante dell’industria e della correlata e di imprenditori conosciuti in tutto il mondo. E a questo proposito vorrei ricordare chi in tempi più e meno recenti ci ha lasciati ma ha fatto la storia della città e del comparto, imprenditori come Ernesto Illy, Vinko Sandalj, Primo Rovis e Severino Mingardi”.
Patrick Hoffer, Presidente del Comitato Italiano Caffè organismo di coordinamento delle associazioni nazionali di categoria, ha fatto una panoramica sui punti di forza e sulle problematiche di un mercato, quello italiano, che è uno dei settori industriali più vivaci del food & beverage, con oltre 700 torrefazioni e 7000 addetti che lavorano nel comparto, per un giro d’affari alla produzione di 3,1 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo di euro destinati all’esportazione.
Un mercato maturo, vivace e che cambia velocemente, ha detto Hoffer: il dato rilevante e’ che il settore del porzionato continua a crescere, rispetto al macinato moka, sostanzialmente stabile. Nei primi mesi dell’anno, le vendite di caffè porzionato hanno sfiorato una crescita del 6%.
D’ampio respiro il quadro delineato da Robeiro Olivera Silva. L’executive director ICO, partendo dalla presa d’atto del significativo incremento dei prezzi del caffè dalla fine del 2013 a oggi, con relativa notevole volatilità, ha presentato una stima sulle produzione del prossimo anno. 145,2 milioni di sacchi è la cifra prevista, in cui si rileva, però, un significativo scostamento dall’arabica al robusta (robusta +6%, arabica -4%).
Rimane il punto interrogativo sul raccolto del Brasile, mentre in via di ripresa quello della Colombia. Buone notizie anche sul fronte dei consumi con 155 milioni di sacchi e una previsione di crescita complessiva del 2% all’anno a spalmarsi sia sui mercati emergenti, che i tradizionali che gli esportatori.
E quali saranno le minacce da cui guardarsi negli anni a venire? Furio Suggi Liverani, presidente Trieste Coffee Cluster, riconosce nei fenomeni delle concentrazioni industriali una delle principali dinamiche da tener d’occhio. “Oggi ci sono 4 multinazionali che controllano il 60% del mercato USA e il 40% del mondo – ha sottolineato -. La produzione di verde si sta concentrando: il commercio della materia prima è concentrato (7 gruppi) la logistica in 2. Da contro, il mercato italiano è molto frammentato, con circa 700 aziende di medie e piccole dimensioni”.