MILANO – Domori è il marchio riconosciuto per i suoi prodotti di cioccolato di qualità e per il suo legame al Gruppo illy. Adesso torna protagonista di una nuova operazione che ha visto l’erogazione di due milioni di euro tradotti in altrettanti minibond. Un passo che rientra all’interno di una strategia più a lungo termine, che vorrebbe terminare con l’approdo in Borsa dell’azienda. Leggiamo la notizia da bebeez.it.
Domori: dai minibond alla meta finale della borsa
“Se il 2021 parte come un anno normale, di lì a cinque anni si apre la finestra per la quotazione all’Aim, il segmento delle pmi di Borsa Italiana”, ha spiegato Andrea Macchione, amministratore delegato di Domori dal 2018 (che prima ha lavorato per Fontanafredda, Nutkao, Intesa).
Il primo dei due minibond, del valore di un milione di euro, sarà emesso nell’autunno 2020 e avrà scadenza 31 dicembre 2021. Seguirà l’emissione di un nuovo minibond di pari importo nel 2021, a scadenza 5 anni (31 dicembre 2026). Le emissioni, con un investimento minimo di 50 mila euro, sono seguite dall’advisor Frigiolini & Partners. “È un avvicinamento alla Borsa progressivo. Prima del coronavirus avevamo ipotizzato due piccole emissioni per arrivare a una più grande nel 2022, abbiamo rimodulato il piano”, ha detto Macchione.
Domori è stata fondata nel 1993 dall’imprenditore Luca Franzoni (oggi presidente) e dal 2006 è controllata dal Gruppo Illy
Fa parte di Polo del gusto, la subholding del gruppo guidato da Riccardo Illy, ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Il Polo raduna tutte le attività extra-caffè della famiglia triestina: oltre a Domori, che distribuisce lo champagne Taittinger, anche le marmellate Agrimontana, il tè Damman Frères, il vino Mastrojanni.
Nel a marzo 2019 ha acquisito l’inglese Prestat, il cioccolato della regina
Sancendo l’ingresso della società di None con le sue praline nel mercato britannico. Considerando Prestat a perimetro, il fatturato di Domori arriverebbe a 28 milioni di euro. Quest’ultima ha appena chiuso il bilancio 2019 con ricavi a 19,5 milioni (+7% dal 2018) che dovrebbero toccare quest’anno i 30 milioni. Il margine operativo lordo è salito negli ultimi due anni da 80 mila euro a 660 mila