MILANO — Dolcificanti naturali: quanto servono, quanto sono utili a ridurre grasso e peso corporeo. Quali infine le controindicazioni, soprattutto rispetto a specifiche categorie di utlizzatori. Vari organismi si sono espressi su questi quesiti, come spiega la Redazione di “Alimentazione, Prevenzione & Benessere” in un’approfondita analisi, di cui riportiamo di seguito alcuni passaggi significativi.
Concetti generali e riferimenti europei
Tecnicamente, gli edulcoranti a basso tenore calorico (comunemente chiamati dolcificanti) sono additivi alimentari, di origine naturale o sintetica: a questa seconda categoria appartiene anche la quasi totalità degli edulcoranti dotati di un potere dolcificante superiore a quello dello zucchero da tavola, il saccarosio.
Si tratta, di fatto, di molecole acaloriche: il maggior potere dolcificante riduce comunque in modo significativo le quantità necessarie per ottenere la gradevolezza del saccarosio.
Quasi tutti questi edulcoranti ad alto potere dolcificante possono essere utilizzati non solo nelle bevande, ma anche nelle preparazioni solide, compresi i prodotti da forno: fa eccezione l’aspartame, che può essere impiegato solo a fine cottura, per esempio aggiunto a marmellate o creme, perché non è stabile a temperatura elevata. Alcuni di essi, infine, sono impiegati come edulcoranti anche nei farmaci e in prodotti per l’igiene orale.
Gli edulcoranti ad alto potere dolcificante autorizzati dalla UE vengono periodicamente sottoposti a verifiche relative alla sicurezza d’impiego: la più recente è in corso proprio quest’anno, dopo la raccolta degli aggiornamenti conclusa nel luglio 2018.
Va detto che dal momento della loro approvazione e immissione in commercio la sicurezza d’uso è stata di volta in volta riconfermata.
Si ricorda comunque che l’assunzione di questi prodotti è da sempre sconsigliata prima dei 3 anni di età e, per cautela, nelle donne in gravidanza e allattamento. Inoltre, come per qualunque altro additivo, la UE ha definito per ciascuno di essi la Dose Giornaliera Ammissibile (DGA) e la loro presenza è dichiarata in etichetta. L’edulcorante di più lungo corso è la saccarina, identificata nel 1878 e utilizzata da oltre un secolo. Proprietà, caratteristiche e impieghi dei diversi edulcoranti sono riassunte nella Tabella 1.
Il documento AHA e i claim EFSA
L’attenzione degli esperti AHA si è focalizzata soprattutto sul rapporto tra consumo di bevande con edulcoranti ad alto potere dolcificante e salute cardiovascolare e metabolica. Per un confronto con le posizioni europee, si può fare riferimento, come detto, alla valutazione firmata da EFSA (European Food Safety Authority) nel 2011, da cui è scaturito il Regolamento (UE) 432/2012, che include i claim di salute approvati per queste molecole.
- Associazione tra consumo di bevande con edulcoranti ad alto potere dolcificante e andamento del peso corporeo/adiposità. Gli esperti AHA citano tre studi statunitensi di coorte, condotti su uomini e donne adulti, nei quali si dimostra che sostituire 1 porzione al giorno di bevanda zuccherata con 1 porzione dolcificata con LCS (o NSS), contiene l’aumento di peso nel lungo periodo, riducendolo di 470 grammi ogni 4 anni. Le bevande dolcificate con edulcoranti, se consumate al posto di quelle zuccherate, dimostrerebbero inoltre di limitare, in uomini e donne obesi (i dati in questo caso vengono da una ricerca danese), l’accumulo di grasso a livello viscerale, epatico e scheletrico.
EFSA, invece, sostiene di non ritenere ancora sufficientemente robusti i dati a sostegno di un ruolo delle bevande (e degli alimenti) con edulcoranti ad alto potere dolcificante, nella strategia di mantenimento (o di raggiungimento) di un peso corporeo nella norma.
- Associazione tra consumo di bevande con edulcoranti ad alto potere dolcificante e metabolismo glucidico/diabete di tipo 2. I dati più consistenti, tra quelli citati dai cardiologi statunitensi, vengono dal Nurses’ Health Study, in cui appare chiaro che preferire bevande dolcificate con LCS (o NSS), rispetto a bevande zuccherate, riduce del 7% il rischio di diabete di tipo 2. Il documento AHA precisa che risultati sovrapponibili (o migliori) si ottengono però optando per acqua, caffè, o latte a ridotto contenuto di grassi.
L’associazione dei diabetici americani
Va detto che l’American Diabetes Association (ADA), nel documento dedicato nel 2018 alle terapie mediche standard per i diabetici, afferma tra l’altro: «ADA ha rilevato che, nei soggetti diabetici, sostituire le bevande zuccherate con bevande dolcificate con LCS (o NSS) può concorrere a ridurre l’aumento della glicemia (altrimenti) associato agli alti consumi di questo tipo di bevanda».
Più in generale: «Il ricorso agli LCS (o NSS) come sostituti degli zuccheri calorici può ridurre l’assunzione di calorie totali e di carboidrati, a patto che non si cerchi una compensazione calorica da altre fonti alimentari».
EFSA, dal canto suo, esprime un giudizio più articolato. Ammette il claim relativo al rapporto di causa-effetto tra consumo di edulcoranti ad alto potere dolcificante, utilizzati in cibi e/o bevande, e riduzione della risposta glicemica post-prandiale (tale claim era stato già applicato ai sostituti dello zucchero naturali, con potere edulcorante appena inferiore a quello dello zucchero, tra cui xilitolo, sorbitolo, maltitolo eccetera); ritiene invece che non sia ancora sufficientemente dimostrato il rapporto di causa-effetto tra consumo di alimenti e bevande con edulcoranti a elevato potere dolcificante e mantenimento, nel tempo, di livelli glicemici più bassi, anche in soggetti diabetici.
A proposito di consumi in età pediatrica
Il consumo di bevande zuccherate in età pediatrica è da sempre sconsigliato dai pediatri, che suggeriscono invece che i bambini vengano abituati a privilegiare l’acqua.
Ciò premesso, il documento AHA riferisce il parere espresso nel 2015 dall’American Academy of Pediatrics (AAP) che, attraverso il suo Comitato per la Nutrizione, ribadisce che l’assunzione di bevande edulcorate con LCS (o NSS), da parte di bambini e adolescenti, necessita di un dibattito più approfondito, in quanto potrebbe: favorirne il consumo quasi esclusivo, a scapito di bevande più salutari; alterare nel tempo la percezione soggettiva dell’apporto calorico quotidiano; modificare il microbiota intestinale e/o indurre una progressiva intolleranza al glucosio. Ecco perché, «non emergendo benefici rispetto al consumo di acqua, il loro ruolo nell’alimentazione di questa fascia d’età è limitato».
La revisione pubblicata sul British Medical Journal
Come accennato in apertura, il British Medical Journal ha infine pubblicato una revisione di 56 studi (comprendendo anche il documento AHA) sul rapporto tra consumo di bevande (e alimenti) zuccherate, o dolcificate con LCS (O NSS) e salute cardiometabolica. Il primo autore, Ingrid Toews, lavora all’Institute for Evidence in Medicine (Cochrane Germany Foundation) all’Università di Friburgo; i risultati di questo lavoro saranno parte dell’informativa richiesta dall’OMS per la stesura di una prossima linea guida. L’editoriale di commento è firmato da Vasanti Malik (Harvard T.C. Chan School of Public Health, Boston), che riconosce la validità del metodo di revisione utilizzato dal gruppo di Toews, ma ribadisce la persistenza di zone grigie che andrebbero chiarite da ricerche che, per metodologia, tipo e numerosità della popolazione, e durata, consentano di trarre conclusioni. Infatti, se il quadro generale che emerge dalla revisione dei 56 lavori non può definirsi conclusivo, alcune di queste ricerche vanno considerate singolarmente per la loro qualità.
Emergono alcuni vantaggi
Da questi studi emergono i potenziali vantaggi dell’opzione LCS (o NSS) nelle bevande, in sostituzione del saccarosio, anche nella fascia d’età pediatrica e adolescenziale: dopo un anno di monitoraggio, infatti, l’aumento di peso tra i piccoli consumatori di bevande edulcorate con LCS (o NSS) risulta più contenuto rispetto a quanto registrato tra coloro che hanno continuato a consumare bevande zuccherate. Quanto agli adulti, i dati riportati sono quelli già riferiti nel documento AHA: un contenimento dell’aumento ponderale negli anni (– 470 grammi ogni 4 anni) e un miglior controllo della glicemia a digiuno.
Ecco perché occorre approfondire ancora, ribadisce Malik, aggiornando le evidenze: a questi dati infatti faranno riferimento le istituzioni per individuare gli interventi più efficaci per contenere l’assunzione di zuccheri, dall’etichettatura alla riformulazione dei prodotti alimentari, quindi non solo delle bevande, a un’eventuale tassazione. La conclusione è improntata al buon senso: «Optare per questi edulcoranti come sostituti dello zucchero (soprattutto nelle bevande) sembrerebbe in grado di ridurre il rischio cardiometabolico nei forti consumatori di questi prodotti. Ma il traguardo vero è la sostituzione progressiva di tali bevande con acqua».
Edulcoranti ad alto potere dolcificante e salute dentale
Esula infine dall’ambito cardiometabolico l’impatto delle bevande edulcorate con dolcificanti sulla salute dentale. Mentre l’American Dental Association raccomanda soltanto di ridurre l’assunzione complessiva di alimenti e bevande a basso pH, per il potenziale erosivo sullo smalto, EFSA ammette il claim secondo il quale sostituire lo zucchero con dolcificanti intensivi in alimenti o bevande (che riducono il pH della placca a un valore inferiore a 5,7) concorre a mantenere nel tempo la mineralizzazione dentale, purché, appunto, «il consumo di tali bevande non riduca il pH della placca a un valore inferiore a 5,7 nel corso dell’assunzione e fino a 30 minuti dopo tale assunzione».
Conclusioni
- Il ruolo dei sostituti dello zucchero, come edulcoranti nelle bevande di largo consumo (LCS o NSS, cioè dolcificanti a basso, o nullo, tenore calorico), è tuttora oggetto di un dibattito approfondito, per la crescente richiesta di dati affidabili da parte delle istituzioni sanitarie e dei decisori politici, in merito al rapporto tra assunzioni regolari e salute, soprattutto cardiometabolica.
- Le ricerche condotte sinora non permettono di trarre conclusioni definitive. Dai ricercatori viene una pressante richiesta per il finanziamento di studi più mirati, su gruppi meglio definiti di popolazione (adulti, bambini, sani, o sovrappeso, o diabetici, infine donne in gravidanza e allattamento), nei quali i consumi siano precisamente identificabili (tipo di bevanda e tipo di dolcificante contenuto) e il monitoraggio sufficientemente prolungato da poter evidenziare potenziali benefici e sicurezza d’uso.
- È necessario nel frattempo un continuo aggiornamento delle conoscenze sui nuovi edulcoranti LCS e NSS alternativi allo zucchero. Questo sotto il profilo della sicurezza d’uso e dei potenziali benefici.
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Le evidenza raccolte sinora
- Attenendoci alle evidenze raccolte sinora, si può però affermare che, per gli abituali forti consumatori di bevande zuccherate, l’alternativa offerta dalle bevande edulcorate con LCS o NNS è opportuna, da sostenere soprattutto come avvio di un percorso di limitazione dei consumi di queste bevande, da sostituire con acqua.
- L’acqua è infatti la bevanda di prima scelta da offrire ai bambini, il cui apporto preferenziale e quotidiano va sostenuto negli adolescenti e promosso anche tra gli adulti.
- Per quanto riguarda le normative vigenti in Europa, EFSA (European Food Safety Authority) ha dal 2011 approvato soltanto due claim di salute, relativi agli edulcoranti con un potere dolcificante superiore a quello dello zucchero, di cui uno riguarda la salute dentale:
- L’assunzione di alimenti/bevande contenenti [nome del sostituto dello zucchero], contribuisce al mantenimento della mineralizzazione dei denti, rispetto agli stessi alimenti/bevande contenenti zucchero
- L’assunzione di alimenti/bevande contenenti [nome del sostituto dello zucchero] induce un minor aumento del glucosio ematico. Questo dopo la loro assunzione, rispetto agli stessi alimenti/bevande contenenti zucchero.
Bibliografia di riferimento
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