MILANO – Nei testi sacri della sociologia contemporanea il rito del caffè occupa capitoli e capitoli. Ed è alla sociologia che bisogna guardare per capire perché l’Italia è il Paese delle macchinette del caffè. Macchinette che col tempo, si sono trasformate in distributori automatici.
Distributori automatici, i nuovi dispensatori tecnologici di consolazioni rapide
Ce ne sono oltre 800mila in Italia (fonte Confida), che stacca la Francia di 200mila unità. Chiaramente, il prodotto più selezionato è proprio il caffè. Con quasi tre miliardi di bicchierini erogati all’anno; con un aumento dell’1,67 per cento rispetto al 2015, il 55,5 per cento dei consumi totali alle macchinette.
La Germania è terza in Europa per numero di macchinette installate (sono 555mila). Ma è la prima per prodotti venduti in totale con oltre 5 miliardi e mezzo.
Un italiano su due, oggi, prende il caffè alla macchinetta
È un tradimento del più classico dei riti? La moka è stata ufficialmente abbandonata per i distributori automatici?
“No. – risponde il sociologo dei consumi Vanni Codeluppi – La macchinetta del caffè è la prosecuzione di quel rito. Il bar, il luogo privilegiato per il caffè e per le interazioni sociali ad esso collegate, è stato inventato in Italia.
Le macchinette si sono inserite nel processo per cui “prendere il caffè” non è semplicemente consumare una bevanda calda o energetica, ma stabilire e rinsaldare rapporti”. I distributori automatici sono lo specchio delle nostre abitudini. Non a caso il secondo prodotto comprato dagli italiani alle macchinette è la bottiglietta di minerale (oltre mezzo miliardo ogni anno). A conferma che siamo la nazione che consuma più acqua in bottiglia in Europa.
Seguono poi gli snack dolci e salati e soltanto al quarto posto il tè caldo. Decisamente staccate le bevande gassate, mentre sale, di pari passo con la tendenza a un’alimentazione corretta, il consumo di succhi di frutta (+ 4,03 per cento) e di frutta fresca e secca. In aumento di oltre il 50 per cento.
I distributori automatici sono i nuovi alleati della pausa caffè
“Le macchinette del caffè sono diventate sempre più tecnologiche ma non hanno perso la funzione di gratificare e consolare, proprio come il caffè del bar. – osserva Codeluppi – Il caffè si sceglie non soltanto perché piace o perché ci si vuole dare un po’ di carica, è un prodotto caldo e come tale avvolge, dal punto di vista emotivo è gratificante e consolatorio“.
Se si tratta di prendere un caffè, anche i più restii all’innovazione riescono a districarsi tra digitazione, pulsantiere e lucine. “Con la macchinetta si dialoga – conferma Codeluppi.- Un po’ come si farebbe con il barista. Ci si abitua alla tecnologia tramite un rito antico come quello del caffè”.
La macchinetta, come il bar, è il punto in cui si evade per una pausa rapida ma indispensabile e infatti è installata soprattutto nei luoghi di lavoro.
Il 36% dei distributori automatici si trova così nelle aziende
Seguite da posti di lavoro privati (17 per cento), attività commerciali (13 per cento) e scuole e università (11 per cento). A pari merito con gli edifici della sanità.
“La diffusione delle macchinette è trasversale – dice il sociologo – perché non conta dove si trovano, ma il mondo unico che vi ruota intorno. Infine non va sottovalutata la comodità di avere a disposizione un piccolo bar a pochi passi dalla postazione di lavoro”.
Andare alla macchinetta non è allontanarsi dai propri compiti. Perché, come scriveva Wolfgang Schivelbush nel suo Storia dei generi voluttuari a proposito della diffusione del caffè in Inghilterra, “il caffè si contrappone all’alcol e assume il ruolo di bevanda virtuosa per chi lavora e non perde tempo”.
I distributori automatici fanno bene anche all’economia
“Il fatturato del settore in Italia nel 2016 è cresciuto del 2,13 per cento. – dice Piero Lazzari, presidente di Confida, l’unica associazione che rappresenta l’intera filiera della distribuzione automatica in Italia. – I produttori italiani sono leader a livello mondiale e rappresentano un esempio pratico di eccellenza della tecnologia italiana da esportazione”.