mercoledì 30 Ottobre 2024

Disabilità nell’horeca: inaccessibile per oltre 3 milioni di italiani

Nonostante sia comprensibile che attuare grandi cambiamenti possa causare un notevole sforzo economico per i ristoranti, è importante cominciare a pensare alla soluzione del problema che attanaglia milioni di italiani

Da leggere

  • Gaggia brillante
  • Dalla Corte
  • TME Cialdy Evo
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Ristorazione e disabilità sono parole che raramente compaiono nella stessa frase ma non dovrebbe essere (più) così. Secondo i dati dell’Istat, un cittadino su venti, in Italia, è disabile: ciò significa più di tre milioni di persone comprese nel territorio. Non si pensi solo a disabilità gravi ma anche a problematiche più lievi, come daltonismo o dislessia, che possono rendere una tranquilla cena fuori un problema. Nonostante siano stati fatti grandi passi avanti per l’inclusione dei disabili nello sport e nell’accesso agli edifici, il fronte della ristorazione rimane fermo allo stesso punto del passato.

Persino ordinare un delivery online può essere fonte di enormi difficoltà per un non vedente. La maggior parte delle piattaforme online gestite dai ristoratori non hanno un sito web accessibile da tutti gli utenti. I non udenti e i non vedenti hanno chiare difficoltà nel semplice atto di assimilare le informazioni che il sito offre. L’assistente vocale o il tutor assistente Google, molto spesso, non è abbastanza d’aiuto data la natura ancora non accurata di queste app sperimentali.

CIMBALI M2

Perciò per un disabile diventerebbe un’impresa complicata anche solo reperire il menù di una pizzeria da casa propria. Eppure la natura complessa di tutto ciò è contro l’opinione degli esperti.

Disabilità nei locali: una realtà da tenere d’occhio

Rendere il proprio sito user-friendly e accessibile per tutti migliorerebbe l’esperienza di ristorazione sia per i clienti che per i ristoratori: da una parte si otterrebbe un servizio migliore  per una grande percentuale di utenti e, dall’altra parte, i ristoratori avrebbero accesso a una nuova porzione di mercato rappresentata dai disabili, aumentando così la loro clientela.

Lasciando le mura domestiche,  le difficoltà per i disabili aumentano considerevolmente. Come può un non vedente leggere il menù? Come può un non udente interagire con il cameriere di turno? La soluzione più evidente sarebbe giungere al ristorante con un accompagnatore.

Tuttavia, basterebbe una maggiore attenzione per i dettagli agli addetti ai lavori

Audio menù per chi avesse anche una minima difficoltà nella lettura, personale pronto a dialogare tramite quaderni o cellulari per chi avesse problemi di udito e via discorrendo. Le soluzioni, come i problemi d’altronde, sono pressoché infiniti.

Alcuni ristoranti italiani offrono, già da tempo, delle soluzioni al problema della disabilità. Lo staff del ristorante One Sense a Roma, ad esempio, è composto completamente da individui non udenti che usufruiscono del LIS (Lingua Italiana dei Segni) per comunicare tra di loro e con i clienti, che siano disabili o meno. Una simile organizzazione è fornita dal bar Senza Nome a Bologna.

Il personale, infatti, comunica ai clienti tramite LIS o scrivendo su fogli di carta: in questo modo è il non disabile a doversi adattare alla situazione apparentemente ‘anormale’ e non il contrario. Migliore la situazione all’estero come in alcune caffetterie di Starbucks: di una malese abbiamo parlato QUI.

All’estero esistono diversi ristoranti che propongono la loro soluzione al problema della disabilità

Molto apprezzata è l’iniziativa del ristorante spagnolo Universo Santi che presenta uno staff formato unicamente da persone caratterizzate da una forte disabilità come la sindrome di Down o la paralisi cerebrale. Obiettivo unico del ristorante è quello di integrare persone svantaggiate nell’ambito lavorativo e fornire un ambiente più inclusivo per i clienti e i membri dello staff.

Un altro progetto interessante è quello di Dans le noir una catena di ristoranti presenti in Europa, Africa e Oceania. La cena è servita a luci spente, nella più completa oscurità. Per un paio d’ore tutti i clienti diventano non vedenti, immedesimandosi nella condizione di persone affette da cecità. C’è di più: il buio aiuta ad acuire gli altri sensi come il gusto e l’olfatto, rendendo l’esperienza gastronomica di Dans le noir? unica nel suo genere. Ovviamente rimane difficile venire meno al senso della vista e non è sempre un’impresa facile distinguere ogni ingrediente o sapore solo grazie al gusto: un’ulteriore prova di quanto possa essere complessa la vita da disabile.

Eccetto queste iniziative, i ristoranti accessibili a tutti non sono ancora la regola bensì l’eccezione, soprattutto in Italia

Nonostante sia comprensibile che attuare grandi cambiamenti possa causare un notevole sforzo economico per i ristoranti, è importante cominciare a pensare alla soluzione del problema che attanaglia milioni di italiani.

Ristoranti, caffetterie, bar e pub non hanno la sola funzione di offrire pasti, bevande e servizi ai clienti: ricoprono anche l’importante ruolo di luoghi di ritrovo e di socializzazione, simboli di una società fondata sul benessere sociale.

È importante per qualsiasi attività di ristorazione essere accessibile da chiunque per definirsi tale. Questo è il senso della collettività e della comunità. Questo è il senso dell’inclusione: non parlare più di clienti disabili o non disabili ma di persone che richiedono un servizio e di persone che lo offrono.

di Federico Adacher

CIMBALI M2

Ultime Notizie

  • Water and more
  • Carte Dozio