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venerdì 22 Novembre 2024
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Diego Galdino, il barista-scrittore racconta le storie attorno al caffè

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MILANO – La cultura del caffè procede lungo diversi percorsi, dalle manifestazioni come Milanocaffè, alle competizioni; dalla degustazione agli workshop…sino alla narrativa. Quante volte, prendendo in fretta il nostro espresso al bar, abbiamo dato per scontato il mondo e le persone dietro la macchina del caffè? Gli operatori, così come questa bevanda complessa, vengono spesso e volentieri appiattiti dalla gente di passaggio. Percepiti quasi come parte integrante dello strumento per la preparazione espresso. Invece, nella tazzina e nell’operatore, sono conservate passioni e profondità insospettate. Questo è proprio il caso di Diego Galdino che, oltre a servire i clienti del suo bar ogni giorno, ha trovato il modo di trasformare la sua conoscenza del caffè in letteratura. Accompagnando i suoi lettori, magari anche coffeelover, dalla mattina alla sera, esattamente come fa l’espresso, quotidianamente.

Perché, le storie che sfilano ad ogni ora del giorno attorno al rito del caffè sono sempre uno spunto narrativo a tratti romantico, a tratti, semplicemente, umano.

Diego Galdino: da dietro il bancone a dietro la tastiera

Un po’ di introduzione per comprendere meglio quest’uomo dai tanti talenti. Galdino abita nella capitale, dove si sveglia alle 5 ogni mattina, così da esser pronto all’apertura della sua attività con un sorriso e un saluto per i suoi clienti affezionati. Ai quali dedica un’offerta di caffè particolarmente creativa. Una routine piuttosto comune tra gli operatori, a parte il fatto che Diego Galdino non è solo questo: la penna è un altro strumento che sa usare bene.

Il primo caffè del mattino

Molti lo conosceranno già per questo suo romanzo da esordiente, già in fase di trasposizione nei grandi schermi. Un testo che però non si era ancora esaurito a quanto pare perché, Diego Galdino ha voluto procedere su questa via pubblicandone il continuo: “L’ultimo caffè della sera“. Il racconto, come dice lui stesso, che “ti dice dolcemente che per trovare la persona giusta non basta un caffè, ne servono due…Il primo del mattino e l’ultimo della sera”.

Riportiamo quindi l’intervista che l’autore ha concesso al sito libreriamo.it

Da barista a scrittore: come nasce l’idea di scrivere libri?

“Ho iniziato a scrivere romanzi molto tardi, anche se da bambino scrivevo delle storie di fantascienza. Affascinato da cartoni animati come Goldrake o Mazinga Z, ricordo che la signora Maria, uno dei personaggi de Il primo caffè del mattino, mi cuciva insieme i fogli per farli diventare dei piccoli libri.

Mi dispiace tantissimo che siano andati persi. Si può dire che sono diventato lo scrittore di oggi per merito – o colpa – di una ragazza adorabile che a sua volta adorava Rosamunde Pilcher. Una scrittrice inglese che di storie d’amore se ne intendeva parecchio.

Un giorno lei mi mise in mano un libro e mi disse

«Tieni, questo è il mio romanzo preferito. Lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era “Ritorno a casa” e la ragazza aveva pienamente ragione. Quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice.

Il mio preferito era I cercatori di conchiglie

Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie. Ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere».

Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra

Con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia; un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End.

Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce; al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno; fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra.

Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita

Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza. Forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio. In fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me. La voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene.”

L’ultimo caffè della sera è il seguito di il primo caffè del mattino. Cosa è cambiato nella vita del protagonista Massimo?

“In realtà non era previsto che io scrivessi il seguito de Il primo caffè del mattino, non sono un amante dei seguiti. Preferisco da sempre cimentarmi in storie autoconclusive. Ma negli ultimi anni mi sono capitate un sacco di cose brutte, o almeno non belle, che hanno stravolto la mia vita e il Bar di famiglia che poi è la stessa cosa. Così ho deciso di scrivere L’ultimo caffè della sera.

Come dico sempre: ‘per rendere leggendario l’ordinario‘. Perché di Bar dove bere il caffè ce ne sono tantissimi e in tutto il mondo. Ma come quello dove sono nato e ancora oggi continuo a fare i caffè credo ce ne siano pochissimi. Anch’io come Massimo il protagonista de Il primo caffè del mattino ho perso un grande amico, un secondo padre. È stata una perdita, come accade nel mio nuovo romanzo, improvvisa, destabilizzante, per me e per il bar.

Qualche mese dopo anche mio padre, quello vero, si è ammalato gravemente. Così sono rimasto da solo, sia fuori, che dietro il bancone del bar. A quel punto, sono dovute cambiare tante cose. Ho dovuto reinventarmi e per non mandare perduti i ricordi e le persone; ho deciso di scrivere questo libro mettendoci dentro tutto, le battute e gli aneddoti che per me erano familiari, erano casa. Aggiungendoci ciò che mi rende lo scrittore che sono…L’amore.

Il primo caffè del mattino parla di un Bar

Di quelli che forse ormai non esistono più. Parla di chi ci lavora dentro, di chi ci passa a prendere un caffè tutte le mattine, o ci passa le giornate o la vita come se facesse parte di una famiglia. Parla di una ragazza francese che ci capita per volere del destino, che non ha mai incontrato l’amore e che senza aver buttato la monetina nella fontana di Trevi torna a Roma senza esserci mai stata prima.

Una Roma che ti aspetta sempre come fossi di casa, che non ti dice ‘Buongiorno’, ma ‘Ciao’

Che t’invita a prendere un caffè, uno di quelli che come i diamanti sono per sempre. L’ultimo caffè della sera è una storia che ti dice dolcemente che per trovare la persona giusta non basta un caffè, ne servono due…Il primo del mattino e l’ultimo della sera.”

Molte storie d’amore, tratte da libri, cinema e non solo, nascono o si sviluppano in un bar.

Cosa rende così affascinante una location, all’apparenza comune, come quella di un bar?

“Credo che il bar si presti bene. Perché racchiude al suo interno una galassia di persone diverse che girano intorno al bancone come i pianeti intorno al Sole, prendendo dal caffè quel calore, quell’energia che ti accompagnerà. Anzi che ti farà compagnia per il resto della tua giornata.

In cambio queste persone permettono, con le loro storie di vita vissuta, le loro manie, i loro caratteri simili o sempre diversi, al Sole/bancone di adempiere al suo dovere a ciò che ne rende indispensabile per se stesso e per gli altri la sua stessa esistenza.”

Come è cambiata la tua vita nella doppia veste anche di scrittore?

“In effetti come direbbe lo Hugh Grant di Notting Hill tutto è un po’ surreale, ma bello. La mia è un po’ una doppia vita come quella di Clark Kent e Superman. La cosa più bella è quando vengono al Bar lettori dei paesi in cui sono stati pubblicati i miei romanzi, per farsi fare una dedica o scattarsi una foto dietro al bancone insieme a me.

Vedere le loro facce incredule quando entrano nel Bar e mi trovano dietro al bancone a fare i caffè come il protagonista dei miei romanzi è qualcosa di bello a cui non mi abituerò mai. Lì si rendono conto che è tutto vero, che non mi sono inventato niente; che sono entrati a far parte delle mie storie come i personaggi dei libri che hanno letto.

Poi quando gli presento Antonio l’idraulico, Pino il parrucchiere, Luigi il falegname e il tabaccaio cineromano “Ale Oh Oh” la loro realtà supera la mia fantasia. Ancora oggi stento a credere di essere diventato uno scrittore di fama internazionale, me ne rendo conto quando mi capita di andare a parlare dei miei libri all’estero.

Ho avuto la fortuna di poter presentare i miei romanzi alla Fiera di Francoforte, di Madrid

Nel programma televisivo più importante della Polonia e di rappresentare l’Italia al Festival di Letteratura Europea in Germania. Soddisfazioni che ti restano dentro e alimentano la tua passione per la scrittura nelle difficoltà di un mondo editoriale italiano che a volte fatichi a comprendere pienamente.

La verità è che ogni giorno benedico la scrittura per essere entrata nella mia vita, perché grazie a lei ho avuto e ho la possibilità di conoscere posti e persone meravigliose, che da librai, lettori, al momento dei saluti diventano degli amici di vecchia data a cui voler bene per sempre.

Di sicuro al momento il posto che più mi è rimasto impresso è la cittadina di Bisceglie

Dove nell’ambito della manifestazione letteraria pugliese Libri nel borgo antico mi è capitata una delle cose più belle della mia vita letteraria…Una proposta di matrimonio fatta da un ragazzo ad una mia lettrice durante la mia presentazione, per capire meglio vi invito ad andare su Google e digitare… “Proposta di matrimonio Diego Galdino”.

E ovvio che dopo tutto questo, non è sempre facile tornare dietro al bancone del bar a fare i caffè come niente fosse. Anche se nel bar io ci sono nato nel vero senso della parola visto che a mia madre le si sono rotte le acque dietro a quello stesso bancone dove ancora oggi io preparo i caffè.

Nello stesso bar ho imparato a camminare, ho detto le mie prime parole, ho fatto i miei primi compiti, mi sono innamorato. Per questo tornare è difficile, ma allo stesso tempo facile. Perché malgrado io possa andare girando come scrittore in mezza europa grazie ai miei libri e alla mia vita da scrittore, alla fine torno sempre a casa…Ops! Volevo dire al bar…”

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