NAPOLI – Al Convegno Gran Caffè Italia non si è parlato soltanto del caffè in termini tecnico-scientifici. Un intervento che inserisce la bevanda in un discorso più artistico, è stato quello proposto dalla Direttrice del Museo Pignatelli, Denise Pagano. Insieme a lei, chi c’era ha potuto apprezzare la storia del caffè nelle sue diverse rappresentazioni.
Una relazione molto interessante e documentata che qui vi riproponiamo nella sua trascrizione integrale.
Denise Pagano. “Le Tracce sul caffè”
Questo il titolo scelto per il tema trattato da Denise Pagano, di fronte ad una platea di operatori del caffè uniti nella sala del Museo Pignatelli.
“Sono qui per accogliervi e darvi il benvenuto. Non vi voglio tediare con una lezioncina di storia dell’arte. Ma voglio dare qualche notizia sul posto. Voi siete in una Villa. Avete potuto fare un giro e vedere che questo è museo particolare.
Più che un museo è una dimora storica
Continua Denise Pagano. “E’ stata la casa di alcune famiglie aristocratiche importanti. A partire dagli Acton, che erano inglesi. Questo si può intuire molto facilmente dalla disposizione della Villa. Infatti essa non è a fronte strada.
Invece è a arretrata sulla strada, secondo il concetto inglese della privacy. Per lo stesso principio, l’entrata della villa è posteriore. Gli Acton ci hanno però abitato per poco tempo.”
I Rothschild e i Pignatelli
“Una famiglia di banchieri. La sede di famiglia come uffici, era l’attuale palazzini Rothschild, dove sta attualmente il Museo delle carrozze. I Pignatelli sono entrati solo successivamente. Rimaneggiando naturalmente.
Hanno un po’ cambiato la struttura della casa. Quando arrivano nella casa, compongono una famiglia molto più numerosa di quelle che avevano abitato queste mura in precedenza.”
Il ruolo chiave di Rosina Pignatelli
Denise Pagano, descrive questo personaggio chiave nella storia della Villa.
“Una donna di polso. Era promessa sposa a suo cugino a 15 anni. A 21 aveva già 5 figli. E’ ad aver gestito in maniera molto ferrea, tutta la situazione sia privata di gestione della casa e della famiglia.
Lei poi organizzava anche tutti i feudi dei Pignatelli in Sicilia e teneva la contabilità di tutto. Mentre il marito si dilettava di cavalli, carrozze e automobili. Rosina Pignatelli era una donna anche particolare. Perché, rispetto anche solo alle donne dell’epoca, aveva una cultura piuttosto importante. Parlava inglese e francese.
Aveva fatto di questa Villa, un luogo centrale per gli incontri mondani che si svolgevano in città. Era prima dama di corte della Regina Margherita di Savoia.
Accoglieva l’aristocrazia migliore dello stato dell’epoca. Questo, utilizzando i salotti e le sale come spazi di rappresentanza. Le sale, con lei, espletavano ancora di più questa funzione.”
La Villa era la prima di comunità ebraica a Napoli
“E’ stata introdotta dai Rothschild. Era quindi la prima sinagoga creata a Napoli. Quando arriva la Principessa Rosina, lei si preoccupa che questa si trasformi in un luogo di incontri.
Aveva una conoscenza musicale impressionante, che sopravvive nella sua collezione di 4.000 dischi. Era una donna che possedeva una cultura letteraria. Infatti, nel fondo librario nella Villa, composto da 2.000 volumi, c’è una novità. Mentre nel tempo, le collezioni bibliografiche nelle famiglie nobili, erano tutte legate al lavoro e alle attività svolte dal marito, qui Rosina raccoglie numerosi testi di letteratura francese.”
Le ricette al caffè della Principessa
“La cosa importante è poi che sono state ritrovate, 27 quaderni manoscritti. Qui si entra più nel rapporto con il caffè e con il cibo. Lei infatti, era molto precisa nel redigere i menu. Scritti quasi tutti in francese.
In questi, sono segnati tutti gli ingredienti e le pietanze preparate per gli invitati. Tutto doveva essere naturalmente registrato. Perché non si poteva dare da mangiare la stessa cosa a persone che avevano parecipato ai pasti precedenti.
Questi manoscritti ora verranno stampati. All’interno ci sono anche consigli per i cuochi e ricette. Ad esempio ce n’è una per la mousse al caffè, servita nella Villa. In una sala che era il cosiddetto “fumoir”, oggi biblioteca. All’interno del quale, dopo cena, gli uomini si ritiravano per prendere il caffè e fumare; mentre alle donne erano riservate i salotti.
La principessa ha avuto una vita un po’ tragica
“Di 5 figli, 4 sono morti prima di lei. In questo senso ha deciso di lasciare dietro di sè una grande concezione di quello che poteva esser il futuro della Villa. Infatti, Rosina ha deciso di lasciare la Villa allo Stato, intestandola comunque al marito. Ha preso questa decisione con l’avvallo della figlia Annamaria.
Al piano di sopra c’era il piano privato, stavano le camere da letto. Alcune stanze sono state ricostruite seguendo delle foto rappresentanti le originali.”
La raccolta di porcellana della Villa
“All’interno della collezione ci sono i servizi di caffè. Ovviamente, questi ci sono dappertutto e conservati in floridiana. Sono molto belli e realizzati anche da artisti importanti. La principessa li utilizzava durante queste sue grandi feste. Riportate sempre dal Mattino.
Il caffè è un elemento che unisce e non divide
Denise Pagani procede con un’interessante galleria di immagini sul caffè nei secoli.
“Il caffè, nel momento in cui prende piede in Europa, diventa anche un elemento di consumo che dà avvio alla creazione di luoghi. Ovvero i locali dove ci si incontrava. Degli spazi che sono occasioni di incontri tra intellettuali, artisti, antiquari. Si fanno qui gli affari. Vengono rappresentati in numerose stampe, incisioni e anche dipinti.
Le rappresentazioni del caffè nell’arte
Nel 600 comunque è difficile trovarne. Perché, nella natura morta napoletana, un settore molto produttivo del periodo, sono più rappresentati elementi della cucina. Magari il cibo, la verdura, la frutta. È improbabile quindi, trovare tazzine di caffè. Anche se in un quadro di Francisco de Zurbaran di questo periodo appare la prima tazzina di caffè riprodotta in pittura.
Nel 700, invece, quando si diffonde questa nuova bevanda in sostituzione alla cioccolata, cominciano anche le immagini relative alla cultura del caffè. Queste vanno dal 700 francese a quello italiano, con i quadri veneziani.”
L’impressionismo e il post-impressionismo, il cubismo
“Dove nessuno si sottrae più a queste rappresentazioni. Persino Cezanne, anticipa il cubismo e sceglie questa rappresentazione di una donna non più aristocratica, ma di casa, che si riposa bevendo il caffè.
Poi, con il cubismo, si mettono insieme queste immagini con una rappresentazione diversa rispetto a prima; che però o nel nome “caffè” o nelle caffettiere e le tazzine, riprende l’elemento.
Soffici rappresenta personaggi importanti uniti al caffè di Roma per discutere. Di nuovo, luoghi dove nascono dei dibattiti anche di tipo intellettuale. Picasso per esempio, scompone le immagini utilizzando il simbolo del caffè.”
Si arriva al 900 anche italiano
“Guttuso raffigura il Caffè Greco. Poi arriviamo a Hopper. L’artista americano riprende le immagini emblematiche delle nostre abitudini. Di fronte ad una tazza di caffè americano.
Qualche artista contemporaneo. Terminando con Kouellis e l’opera presentata a Pignatelli, nella Mostra sull’eruzione del Vesuvio.
È stato scelto da Kounellis per esser legato ad un evento diverso; ovvero a quello dell’eruzione. Il caffè si presta insomma a qualsiasi interpretazione.”
La chiusura di Denise Pagano
“Io credo che anche degli elementi che sono di cultura, come il cibo, necessariamente deve entrare in un discorso più ampio di concetto dell’arte. Il caffè doveva entrare di diritto in una serie di rappresentazioni per immagini.”