TRIESTE – Un consumatore che va al bar -se e quando ancora si concede questa esperienza- e vede solamente l’aumento dell’espresso da un euro a un euro e dieci, lamentandosene, probabilmente ignora quanto può costare effettivamente a un gestore restare aperto al netto delle spese energetiche in aumento, delle entrate ridotte, del personale in servizio e infine, della materia prima che schizza alle stelle. Questa situazione critica non è una narrazione che i titolari hanno creato per portare più guadagni nelle loro casse, ma è frutto di una realtà piuttosto concreta e che colpisce anche chi ha sempre rappresentato l’eccellenza, la qualità, la passione: questo è il caso dell’Antico Caffè San Marco, di cui avevamo già parlato in un periodo di luce per questa storica caffetteria di Trieste, gestita con determinazione e intuizione da Alexandros Delithanassis.
Che abbiamo ritrovato sconcertato o, per usare le sue stesse parole, paralizzato, dai numeri che ha visto comparire in questi giorni sulla sua bolletta energetica. Lo abbiamo contattato per sentire il polso della situazione.
Delithanassis, per una realtà consolidata come la sua cosa significa questo aumento dei prezzi?
Fa fatica a trovare un buon punto di partenza per attaccare un argomento spinoso come questo: “Ci rifletto ormai da giorni e la risposta potrebbe essere questa: ho 42 anni, e da quando ho raggiunto la maggiore età, la mia generazione ha solo studiato sui libri l’inflazione. La promessa dell’euro era che non ci sarebbe più stata. Ora invece ci troviamo costretti tutti ad aumentare i prezzi e non possiamo più adottare il sistema della svalutazione della lira. Non sono lievitate solo le bollette, ma anche i costi dei container che sono passati da 2000 a 12 mila euro. Sul caffè, che è una materia prima povera su cui si va a incidere al chilo, è ovvio che ci sarà un aumento, così come c’è per l’energia e per tutto il resto. Il solo costo che non aumenta è quello del lavoro.
Questa estate ho lavorato sino a 12 ore al giorno perché non trovavo personale per aiutarmi e ora invece sono arrivato al paradosso di non aver potuto rinnovare il contratto ad alcuni di loro per rientrare nei costi: ora a Trieste siamo privi totalmente di turisti. In tutta Italia capiamo quanto sia importante e incida realmente il turismo sull’economia nazionale in questo momento, che è tangibile. “
Che cosa pensa di fare per reagire a questa crisi?
“Attualmente sono paralizzato sul da farsi. Una cosa che nessuno dice, ma sulla quale invece si deve insistere, è che il caffè dovrebbe costare quanto il quotidiano e quindi dovrebbe esser venduto anche a un euro e cinquanta. Qui all’Antico Caffè San Marco per ora siamo arrivati a uno euro e venti, ma pensiamo assolutamente di alzare il costo. Il caffè resta un indice di riferimento, e noi viviamo effettivamente della consumazione al tavolo non da quella al banco. L’espresso da seduti ora è a 2 euro e 50 ma dovrà aumentare per forza, così come il resto delle nostre proposte.
Ricordo che il nostro settore vene fuori da due anni di pandemia con quello che questa ha comportato. La nostra attività è estremamente energivora. Rispetto a un pubblico esercizio di abbigliamento per esempio, abbiamo da sostenere dei consumi elettrici più alti. E il picco energetico non è ancora arrivato, ma giungerà in estate con l’attivazione dei condizionatori d’aria.
In questi giorni ho chiamato il call center del mio gestore di energia, che mi ha confermato che si è passati dai 30 centesimi a 50 centesimi KWh. E se tutto è aumentato, anche il trasporto ha fatto lo stesso. Per il consumatore finale mi dispiace tanto, ma dovranno pagare non solo il nostro rincaro ma tutti gli aumenti che si stanno applicando da monte a valle. I produttori alzeranno il prezzo, poi i container e così via sino ad arrivare da noi. “
Come hanno risposto i consumatori a questo cambio di prezzo?
Delithanassis si riaccende per un secondo: “I nostri clienti affezionati per ora hanno reagito bene. Però non si può pensare di aumentare così ogni mese.
In questo contesto l’unica soluzione sarebbe quella di chiedere un aiuto dal governo che sia concreto. A partire dai dehors gratuiti rinnovati quando scadranno a marzo. E per il resto, sto leggendo di uno stanziamento di miliardi per le bollette: ma mi chiedo, quanto può durare? Rispetto a gennaio 2020 pago 4 volte tanto di elettricità (1500 euro nel 2019 contro 1900 euro nel 2021, e questo mese, 3900 euro). E ancora voglio capire quanto pagherò di gas.
Quando le persone si accorgeranno davvero del cambiamento, si creerà la tempesta perfetta. Il consumatore finale oltre che pagare le proprie bollette il doppio, dovrà fare altrettanto anche uscendo fuori casa.
La colazione al bar è diventato un lusso e in parallelo, ormai, le persone da due anni a questa parte si sono abituate a stare a casa. Manca la socializzazione, manca il lavoro negli uffici, non ci sono turisti.”
Riuscite magari a supplire con la parte dedicata alla libreria?
“La parte della libreria resiste e fa ancora i suoi numeri. È un altro settore, che sta in piedi, nonostante manchino le presentazioni e ci siamo spostati più sul digitale.”
Poi avete una visione più ravvicinata delle condizioni dei trasporti, con il porto di Trieste così vicino
“Certo, anche se i semilavorati li prendiamo dal Friuli e dal Veneto, vediamo da vicino questa crisi logistica. E siamo fortunati perché comunque viviamo in una città centrale, non posso pensare al bar di un paesino, che perde anche la sua funzione sociale in un piccolo centro.
Se va avanti così io pagherò più di affitto che di bollette.
Abbiamo un contratto da 30KWh. Facendo un po’ di calcoli: anche se viaggiassimo sui 20 KWh, il costo sarebbe di 10 euro all’ora solo per mantenere accesi i frighi (stando ai 50 centesimi di tariffa a KWh). Praticamente il costo di un dipendente all’ora. Solo per poter aprire la serranda.
Paradossalmente, bisognerà decidere di chiudere qualche giorno alla settimana. Avrò bisogno ancora meno di forza lavoro. Stiamo aspettando tutti marzo aprile per aprire, ma anche questo creerà problemi sugli equilibri occupazionali: si lavorerà solo d’estate? Sarà ormai considerato un lavoro stagionale?
Per fortuna ora c’è il Trieste Film Festival che ci darà una mano. Ma febbraio e marzo saranno mesi su cui riflettere. Dopo le 19.00, qui, diventa un deserto.”
Delithanassis: “Noi nasciamo invernali: siamo una caffetteria per venire a bere al caldo.”
“Siamo un caffè storico che richiama l’inverno e invece anche noi stiamo diventando estivi, con tutte le conseguenze che questo comporta. Sono spaventato non solo per noi, ma per tutto il settore. Tutto è connesso.
Vorrei poter dire che devo fare dei cambiamenti, ma nell’Antico Caffè San Marco è già tutto in classe A e non c’è una lampadina che non sia a led. Tutti i macchinari sono nuovi, acquistati negli ultimi tre anni. Ho gli strumenti per risparmiare: ho già fatto tutto quello che c’era da fare.
E quindi mi chiedo: ora cosa dovrei fare di più? Spegnere le luci? No, perché vorrebbe dire che sto chiudendo.
E questa catena del rincaro comprende ogni cosa: ormai i listini durano per un mese o due. I fornitori stessi danno come indicazione un prezzo valido per un mese. Non si possono avere prospettive.
Noi siamo persino fortunati perché ci troviamo un po’ fuori dal salotto cittadino e quindi siamo frequentati dai triestini, che io ringrazio. Viviamo grazie ai residenti. Sono loro che ci aiutano a restare in vita.
Abbiamo provato con l’asporto ma non è quello il nostro mestiere. Sono strutture completamente diverse. Mi fa anche pena vedere i riders che sono sfruttati. Non penso che sia questa la soluzione, non ci credo. Anzi, vorrei evitare di finire tutti nel metaverso di JustEat.
Ringrazio di esser stato illuminato prima perché, complice la vicinanza col porto, abbiamo deciso di preparare noi il nostro caffè, prendendo direttamente il verde che poi tostiamo. Così abbiamo una marginalità maggiore.
Mentre a chi facilmente scrive una recensione negativa perché non è stato servito velocemente, vorrei far notare che se si rompe una macchina o qualsiasi altra cosa, per sostituirla, ci vogliono ormai almeno 5 mesi per ricevere il ricambio. Per cui dobbiamo anche prenderci il tempo di fare un servizio più attento a non correre rischi.”
Delithanassis torna sulla questione del personale
“Non c’è stato un cambio generazionale. Chi è vicino alla pensione, perché dovrebbe continuare a lavorare per niente? La nuova generazione si sta appena formando. Poi, l’esplosione a Trieste del turismo è avvenuta dal 2016, quindi una cosa piuttosto recente: prima nessuno arrivava. Stiamo appena riconquistandoci un posto nella mappa mondiale.
Questa estate tutti hanno cambiato mestiere perché il nostro settore è diventato fragile, fatto di ulteriori sacrifici, senza stabilità. Noi lavoriamo dalle otto alle 23, su turni. E vedersi chiudere nonostante gli immensi sforzi, porta poi anche il personale a scappare e a cercare altri impieghi.
Il quotidiano, internet, il bagno: quanti servizi ci sono realmente dietro l’euro della tazzina? E ora il costo da applicare diventa più importante. E se si va verso lo specialty, è ancora peggio: le persone in Italia non lo conoscono, non sanno neppure distinguere un caffè buono da un caffè schifoso.
La stessa situazione la viviamo per il ristorante che abbiamo. Il pesce e la carne sono soggetti a delle variazioni folli. Ormai non c’è più niente di fisso. Dovremmo quasi noi cambiare il prezzo ogni mese e invece abbiamo i listini fissi, quando ciò che acquistiamo non fa altro che cambiare: siamo come delle statue in mezzo alle tempeste. Io che devo fare i preventivi per qui pochi che mi chiedono, non so bene cosa proporre, perché il mese prossimo, chi lo sa a quanto acquisterò la materia prima? – Delithanassis chiude con una frase rappresentativa di quello che il settore sta sperimentando sulla propria pelle in questi giorni – Se io vedrò un altro aumento di venti centesimi il prossimo mese, non so come andrà a finire.”