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Débora Delman, quando una caffetteria si trasforma in galleria d’arte

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MILANO – Tutta la filiera del caffè si è evoluta nel tempo, soprattutto negli ultimi anni. La figura del barista si è evoluta, da operatore a profondo conoscitore della materia prima; i consumatori stessi cambiano abitudini, apprezzando il chicco un po’ come farebbero col vino. I produttori cercano di migliorare le proprie tecniche e le condizioni lavorative in cui vivono. Ad analizzarlo al microscopio quindi, il settore intero ha subito parecchi cambiamenti. E i bar non sono esclusi da questa metamorfosi. Da spazi culturali in cui avvenivano fatti storici importanti, a luoghi in cui restare a lungo, magari proprio per lavorare. Débora Delman  ha intercettato questi nuovi modi di intendere le caffetterie e, così, ha dato una nuova vita al coffee shop, rivisitando la Galleriapiù di Bologna. Di questa avventura al femminile, leggiamo dal sito rivistasegno.eu.

Dentro, la mostra Stressed, blessed and coffee obsessed

A cura di Droste Effect Magazine e visibile fino al 30 marzo. E’ un tentativo di studiare i possibili collegamenti esistenti tra locali che hanno funzioni totalmente dissimili, come la galleria ed il bar. Tenendo presente che specifiche scelte estetiche possono determinare i nostri comportamenti al loro interno.

La ricerca di Débora Delman – classe 1986, nata a Messico City ma di base a Londra –

E’ incentrata sull’esplorazione della cultura global del XXI secolo, sul suo impatto nella vita quotidiana e sulle tendenze estetiche che ne derivano. A tale scopo è sua consuetudine impiegare installazioni multisensoriali o multimediali composte da sculture, video, fotografie; suoni, profumi ed interventi online.

In occasione della sua prima esposizione in Italia, la messicana ha concepito i vani di Gallleriapiù come un qualsiasi “Cafè Europeo”. Con annesso angolo bar, da cui si diffonde una caotica installazione sonora, poiché negli ultimi decenni questi luoghi hanno assunto il carattere di status symbol. Nonché immagine della tradizione occidentale.

Entrando nella location il pubblico è immediatamente spiazzato

Di fronte a lui sono appesi al muro due banali dispenser di tovaglioli monouso realizzati con un materiale plastico che imita l’effetto marmo. Un primo invito a riflettere e a rilassarsi per qualche minuto. Lì accanto una serie di fotografie. Realizzate con lo smartphone e stampate su supporto ligneo, immergono l’utente nei caffè di Mexico City, Vienna, Beiijin; Venezia, Londra.

Scorci di bar arredati con mobilio standard si alternano a tazzine e a volti di pubblicità

Che recitano slogan in cui la parola Relax s’impone a grandi caratteri. Esortazione ri-evocata nella sala principale che ospita lavori di diverso genere. Come la serie di sedie in finto marmo accatastate una sull’altra e le innumerevoli Cup of coffee da asporto disposte a terra lungo il perimetro della stanza. Un ossessivo motivo decorativo che ritorna anche nel bagno.

Dal soffitto, invece, pende il luminosissimo lampadario caratterizzato dall’industrial style;molto in voga negli ultimi anni, e dalla frase al led Coffee Coffee Coffeeeeeeeeee: ulteriore promessa di un momento di distrazione durante il trantran giornaliero.

Piccoli specchi, ubicati nei vari spazi della galleria

Creano continui giochi di riflessione tra l’ambiente esterno ed il loro interno. Attraverso di essi l’utente narcisista si osservandosi. E contemporaneamente, legge i post virali estrapolati dai social-network in cui corpi e volti stereotipati sono accompagnati da locuzioni che manifestano, ancora una volta, il modo di essere che quotidianamente ci accomuna: Stressed, blessed and coffee obsessed.

Tramite una serie di rimandi all’universo sociale contemporaneo

Alle sue paranoie e schizofrenie, nate dall’introduzione della tecnologia nella vita della generazione 2.0, Débora Delman ci pone di fronte a problematiche sociali e politiche connesse alla diffusione di questi luoghi ameni in Europa e in America Latina.

Questioni che saranno messe in luce durante il finissage con la pubblicazione del progetto editoriale. Realizzato in collaborazione con Droste Effect Magazine e curato da Vincenzo Estremo. In tale occasione curatore ed artista illustreranno materiali teorici ed iconografici con lo scopo di raccontare i diversi aspetti della globalizzata cultura dei caffè e del caffè.

 

Débora Delman: “Stressed, blessed and coffee obsessed” a cura di Droste Effect Magazine

Fino al 30 marzo 2019 presso Gallleriapiù. Via del Porto, 48 a/b – 40122 – Bologna

Orario: mart-merc 14:30 – 19:30; giov-ven 12:00 – 19:30; sab 11:00 – 19:00

tel: +39 051 3179675

email: info@gallleriapiu.com

sito: https://gallleriapiu.com

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