TREVISO – Alla De Longhi di Treviso e alla Sole di Oderzo i lavoratori ritornano in fabbrica addirittura la domenica, oltre che il sabato. Perché loro sì e i colleghi dell’Electrolux di Susegana no? Se lo chiedono in molti, in queste ore, nella Marca.
Soprattutto negli ambienti industriali. Qui le commesse fanno pressing. A breve sarà urgente lavorare ben oltre le 40 ore, quindi anche nei fine settimana.
De Longhi inserita nelle dinamiche di tutte le fabbriche di macchine del caffè
Nella fabbrica delle macchine da caffè e dei piccoli elettrodomestici, si è rientrati dalle ferie in presenza della cosiddetta “flessibilità in positivo”; si recuperano cioè le ore non lavorate in primavera, quando il mercato non tirava.
Ma a questo supplemento di impegno sulle linee di montaggio si aggiunge una circostanza del tutto singolare. – come conferma Stefano Bragagnolo, segretario provinciale della Uilm. – Nel comparto “stampaggio”, una settantina di dipendenti, c’è la necessità di prolungare l’attività fino alla domenica compresa.
Anche alla De Longhi si chiede il lavoro ad orari particolari
Ecco, dunque, che due decine circa di lavoratori vengono chiamati a prestare la loro opera anche in orario insolito. Come quello festivo. L’aumento in busta paga è del 70%.
Così si spiega il fatto che al referendum sullo straordinario il 92% degli operai abbia votato a favore.
Tutto questo accadrà dal 13 settembre al 17 dicembre. Per cui un addetto al reparto sarà richiamato in fabbrica quattro domeniche nel trimestre; un sacrificio sopportabile.
Alla Sole si è posta la stessa necessità
L’adesione da parte dei dipendenti non si è fatta attendere.
Alla ex Castelgarden di Castelfranco la storia non cambia. Le nuove produzioni che di solito iniziavano nel mese di ottobre sono state anticipate, considerato l’exploit di ordini, al 18 settembre.
«Sono già annunciate assunzioni con contratto a termine; ma non è escluso il ricorso allo straordinario». Lo fa sapere Antonio Bianchin, segretario provinciale della Fim Cisl; secondo il quale situazioni analoghe si moltiplicheranno in tutta la Marca.
Perché, dunque, in queste industrie il personale non rifiuta lo straordinario, mentre nel “gigante del freddo” sì?
E addirittura in presenza di una minaccia dell’azienda di trasferire altrove le produzioni; almeno quelle che non si possono realizzare nei tempi programmati (15 mila frigo, al momento).
«La situazione dell’Electrolux» spiega Bragagnolo, «è del tutto particolare. Siamo in regime di solidarietà. E lo siamo per trenta persone del reparto “assiemaggio”». La solidarietà dovrebbe finire nel prossimo mese di marzo. Sino ad allora Electrolux dice che non può assumere, come domanda il sindacato.
Le richieste dell’azienda e le contestazioni
«L’azienda chieda, allora, una sospensione della solidarietà» è la sollecitazione di Bragagnolo. «e se ha l’urgenza di consegnare delle commesse, in ritardo per gli scioperi che ci sono stati a seguito della vicenda-Breda o delle temperature troppo alte, chieda pure lo straordinario e noi saremo i primi a concederlo.
Meglio ancora, però, se procederà con assunzioni a termine. Nelle condizioni date, invece, ci sono ragioni oggettive che non consentono lo straordinario cosiddetto “a comando”, come prevede il contratto».
Electrolux ritiene, invece, che queste ragioni ci siano. «Perché allora non procede in autonomia?» chiede Bianchin.
E Bragagnolo: «Evidentemente non lo fa perché teme che si fermi, ancora una volta, tutta la fabbrica, però è vero che in questi sabati sono comunque andati a lavorare tra i 150 e i 200 operai, ovviamente volontari».
A parte queste motivazioni, il segretario della Fim Cisl solleva un’altra problematica che attraversa numerose imprese che fanno i conti col pressing delle commesse.
Alla De Longhi il personale è giovane
«In media sui 40 anni. Non è stanco e stressato, probabilmente ha delle esigenze particolari in casa, come mutui da pagare. Quindi si rende disponibile a tutta una serie di sacrifici, anche quello del lavoro domenicale» prosegue la Cisl.
«all’Electrolux, invece, i collaboratori hanno un’età più alta; faticano perché le condizioni in fabbrica non sono delle migliori. E proprio per questo i dati dell’assenteismo risultano più accentuati».
Quindi?
«L’eventuale proposta di uno straordinario comandato, sottoposta a referendum, verrebbe molto probabilmente bocciata. L’azienda se ne deve fare una ragione. Minacciare il trasferimento in altro sito della produzione contribuisce solo ad acuire la tensione».