Davide Cobelli, torrefattore, formatore, giudice di gara e grande comunicatore della bevanda, torna su queste pagine con una riflessione sul caffè specialty, un’etichetta troppo spesso usata e sfruttata, secondo l’esperto, da alcune aziende per ripulirsi dalla nomea di commerciale. Leggiamo di seguito l’opinione di Davide Cobelli.
Specialty Coffee Washing: poca sostanza e trasparenza nell’industria
di Davide Cobelli
MILANO – Il mondo del caffè specialty anche in Italia è in fermento, ormai da oltre un decennio. Da un lato, una crescente consapevolezza dei consumatori premia la qualità e la sostenibilità nelle sue sfaccettature. Dall’altro, alcune aziende più o meno grandi sfruttano l’etichetta specialty (o l’immagine che lo Specialty produce) per ripulirsi dal commerciale, senza reali prodotti o pratiche che abbiano cura del caffè o del prossimo. Un fenomeno che possiamo definire Specialty Coffee Washing, un parallelismo inquietante con il greenwashing.
Parto dal settore della sostenibilità, il greenwashing indica la pratica di aziende che si presentano come ecologiche senza adottare misure concrete.
Allo stesso modo, il termine Specialty Coffee Washing si manifesta quando alcuni marchi di ogni dimensione utilizzano la parola “specialty” per i loro prodotti, senza rispettare gli standard di qualità e sostenibilità che esso implica, ovvero definendosi tostatori “specialty” avendo solamente uno o due prodotti di questa fascia, mentre tutto il resto del listino è di prodotti di inferiore qualità, questo basta a volte per trarre in inganno il consumatore che pensa che il torrefattore in generale venda caffè specialty.

Questi marchi spesso acquistano:
- Prevalentemente caffè di minore qualità: Ignorando le rigorose selezioni dei chicchi, la tracciabilità e le micro-lavorazioni tipiche dello specialty.
- Caffè che sfruttano manodopera a basso costo: Trascurando i principi del commercio equo a vantaggio dei contadini.
- Prodotti che utilizzano pratiche agricole intensive: A discapito della biodiversità e dell’ambiente.
- Caffè che poi comunicano in modo ingannevole: Mettendo uno o due prodotti civetta (Specialty) e poi cercando di vendere caffè generici e non tracciabili a prezzi molto bassi.
Inoltre:
- Fanno leva sull’ignoranza del consumatore: In italia il mercato del caffè Specialty è ancora poco conosciuto e questo permette a certe aziende di insinuarsi con una comunicazione non trasparente
- Usano volutamente un packaging artigianale: troviamo splendidi esempi di sacchetti da 250g di carta (solo esternamente, in realtà un triplice accoppiato), etichette stampate con l’intendo di sembrare artigiani.
- Una comunicazione che ammicca all’artigianalità: girano video in cui si vedono tostare in tostatrici piccole. Poi basta girare l’inquadratura per vedere che sono in stabilimenti industriali in cui sono stoccati big bags e montagne di sacchi di caffè generici.
- Vendono a prezzi impossibili: in virtù del fatto che in realtà di Specialty ne hanno solo un paio di sacchi su centinaia stoccati, usano pratiche di vendita impossibili da mantenere se davvero fosse uno specialty, vendendo l’80% dei prodotti che sono singoli paesi, di diverse aree mescolati tra loro (i famosi Brasile Santos, Colombia Supremo, Guatemala SHB, ecc.)
- Vendono utilitarie mascherate da auto di lusso: questo paragone mi viene facile, prendere un caffè di bassa qualità senza una tracciabilità e mascherarlo come ho scritto sopra, è un po’ come un Marchio di Automobili che produce Super cars, con la scocca fatta di pellicola di alluminio e il motore di uno Scooter, a posto del sedile una bella sedia di paglia.
“Specialty Coffee Wishing”: un desiderio autentico di qualità e sostenibilità
In contrasto con il washing, il Specialty Coffee Wishing rappresenta un impegno autentico verso la qualità e la sostenibilità. Proprio come nella sostenibilità, dove il Wishing rappresenta un desiderio di un futuro responsabile che si trasforma in azioni concrete.
I veri produttori e torrefattori di specialty coffee:
- Selezionano chicchi di alta qualità: Curando ogni fase, dalla coltivazione alla tostatura.
- Sostengono il commercio equo: Garantendo condizioni di lavoro dignitose e prezzi equi ai produttori, pagando il caffè più del commerciale.
- Adottano pratiche agricole sostenibili: Proteggendo l’ambiente e la biodiversità, sostenendo la filiera anche economicamente a livello locale.
- Promuovono la trasparenza: Fornendo informazioni chiare sulla provenienza e la lavorazione del caffè e tutte le caratteristiche estrinseche.
Oltre l’etichetta: un consumo consapevole
Il Specialty Coffee Wishing si traduce in un prodotto di alta qualità, ma anche in un impatto positivo sull’ambiente e sulle comunità di coltivatori.
Per contrastare il washing, i consumatori devono imparare a:
- Informarsi: Approfondire la conoscenza del caffè specialty e dei suoi standard.
- Scegliere con cura: Preferire piccoli produttori e torrefazioni che si impegnano per la sostenibilità.
- Leggere bene le etichette: Verificare la provenienza, la tracciabilità e le certificazioni.
- Valutare bene il torrefattore quando acquistano on line: spesso, quando un torrefattore offre solo alcuni prodotti speciali, lo fa solo per facciata.
- Sostenere il commercio equo, ma anche la qualità: Acquistare caffè con certificazioni di commercio equo non è sempre sinonimo di qualità, soprattutto a supermercato. Il mercato equo a volte si focalizza solo sulla sostenibilità, senza un reale impegno alla qualità.
Il futuro del caffè specialty dipende da un impegno collettivo. Contrastiamo il “washing” e sosteniamo il “wishing”, per un caffè di qualità, sostenibile e giusto per tutti”.
Davide Cobelli