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lunedì 04 Novembre 2024
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Cobelli: “Non esiste un training: bisogna esser dei buoni tostatori alla base”

Il roaster: "Ce la metterò tutta per fare il meglio delle mie possibilità. C’è sempre una buona dose di adrenalina, gestione dello stress, competenze e un pizzico di fortuna che portano un competitor a un determinato piazzamento. Se arrivassi poi tra i primi sei, sarebbe già una vittoria assoluta che mi renderebbe felice per sempre"

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MILANO – Davide Cobelli, campione roasting italiano del 2020, ma soprattutto torrefattore e recentemente anche coordinatore nazionale di Sca Italy, del chicco conosce ogni segreto e ora finalmente può dare la conferma delle sue capacità sul palco mondiale del World of Coffee che dal 23 al 25 giugno animerà il MiCo di FieraMilanocity. Per capire come si può preparare un professionista ad una prova così importante, abbiamo parlato con il diretto interessato.

Cobelli, è pronto per questi mondiali dopo due anni di rinvii?

Ero pronto nel 2020, lo ero nel 2021 e ora nel 2022 lo sono ancora. Nella disciplina roasting, esser preparati è un concetto relativo: è una gara che non prevede un vero e proprio allenamento come le competizioni di barista o latte art, in cui si deve cercare la materia prima, l’idea geniale, una routine solida. Per noi roasters, la competizione richiede l’abilità di improvvisazione, unita all’esperienza derivante dall’aver tostato il più possibile tanti caffè diversi e così poter interpretare in 24 ore ciò che il chicco piò esprimere nella sua potenzialità senza conoscerne le caratteristiche, e senza per forza averlo assaggiato prima nella vita.

Non sapendo il tipo di caffè sino all’ultimo, è solo la capacità di adattamento e il know-how che fanno la differenza. In realtà si potrebbe dire che la preparazione è costante: tutti i giorni, tutte le settimane, un torrefattore si impegna sempre a tostare con la massima efficacia per ottenere il profilo migliore. Non esiste un allenamento alla gara: bisogna esser il più possibile buoni tostatori nella vita professionale.

Questo poi è il mio primo mondiale. Sono estremamente felice innanzitutto perché si gioca in Italia: sono fiero di poter gareggiare nel mio Paese e di rappresentarlo a Milano. Non lo speravo, ma ci tengo molto. Dal punto di vista del business, gareggiare nei Paesi asiatici dà maggiore visibilità come torrefattore e così sviluppi su nuovi mercati. Stare in Italia non mi porterà molti vantaggi in questo senso, ma sarà un ottimo argomento di discussione per definire la qualità: tutto ciò che nel mio Paese può essere utile a spingere sul messaggio che la qualità può essere anche di alto livello, è un’occasione per me e per tutti.

Davide Cobelli osserva i chicci tostati (foto concessa)

Ho visto tanti mondiali sia come coach che come spettatore. Sono stimolato al momento: ogni competizione ti porta a confrontarti con dei tuoi alter ego da tutto il mondo. Non vedo l’ora che arrivi l’evento per poter condividere con altri le mie idee. Non sono teso per ora, ma nei pochi momenti prima della gara lo sarò un po’ di più. Eppure, dopo due anni di attesa, per gestire anche lo stress e difendermi, cerco di viverla in modo sereno. Prendo con molta responsabilità questa prova, ma cerco solo di esser me stesso tutti i giorni, ovvero colui che assaggia, tosta, confronta come torrefattore specialty.”

Cobelli, il suo segreto per la vittoria?

“Credo che l’unico segreto per esser sicuri di vincere, sia di esser solo, ma in quel caso non sarebbe una gara – scherza Cobelli – chiederemo a chi vincerà quest’anno qual è stato il suo segreto. Ci sono tante componenti che creano poi un campione per ciascuna disciplina. È tutto frutto di impegno, dedizione, competenza, talento e un quid in più indefinibile. Con Gardelli ci siamo confrontati innanzitutto perché siamo amici da tempo e a lui ho chiesto alcuni consigli, anche se le gare sono un po’ cambiate dal 2017 quando lui ha vinto su tutti.

Ma mi ha confermato quelle che sono state alcune mie intuizioni e strategie da adottare durante la competizione. Rubens da sempre è nato per esser una persona che ha delle doti innate nella tostatura e non solo in quel campo. A volte il segreto è proprio la tua persona e le capacità intrinseche. Forse il mio unico segreto è il fatto di esser molto autocritico. E per questo sono abituato a dover dimostrare ciò che sono e ciò che so fare con i fatti.”

A parte il primo posto, dove vorrebbe arrivare?

“Nel 2020 ero arrivato alle finali del campionato nazionale con l’obiettivo semplice di non arrivare ultimo. Ora, con i mondiali, il mio fine è quanto meno quello di pareggiare i miei colleghi italiani delle edizioni precedenti, quindi almeno posizionarmi al decimo posto. Non voglio esser da meno. Poi quello che succederà, ben venga: io ce la metterò tutta per fare il meglio delle mie possibilità. C’è sempre una buona dose di adrenalina, gestione dello stress, competenze e un pizzico di fortuna che portano un competitor a un determinato piazzamento. Se arrivassi poi tra i primi sei, sarebbe già una vittoria assoluta che mi renderebbe felice per sempre.”

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