MILANO – Dario Ciarlantini si mette dalla parte del consumatore con il suo canale Youtube, indossando stavolta i panni di chi vuole trasformare la sua pausa caffè casalinga in una vera e propria experience da home barista: come fare e cosa valutare? La risposta arriva da uno studio sul campo, testando davvero mano le varie proposte presenti sul mercato, delle superautomatiche pronte all’uso per un espresso a casa come al bar. O, forse, in alcuni casi, meglio del bar in cui non si puliscono la campana e la macchina?.
Il target: i modelli in grani dai mille euro in giù, che sono le più vendute.
Ciarlantini, come mai si è messo a fare recensioni delle superautomatiche?
“L’ho fatto per diversi motivi: innanzitutto volevo portare avanti un progetto mio che fosse indipendente, spinto un po’ dall’ispirazione mia e di mio fratello. In secondo luogo perché, da una ricerca su internet, ho realizzato che le recensioni sono spesso scritte da consumatori e non da dei professionisti.
Forse perché queste macchine sono un po’ snobbate dagli addetti ai lavori. Io però vado da sempre controcorrente. Ricordo che già nel 2014 venivo chiamato Mister Robusta perché,
come coordinatore nazionale SCA Italy, affermavo che la Robusta sarebbe stata il futuro – ovviamente quella buona – e tutti storcevano il naso.
Bene, qualche anno dopo hanno iniziato a parlare di corsi sulla Canephora. Parliamo di un settore che su alcuni aspetti è miope e ne è un altro esempio la presa di distanza dalle
superautomatiche, che però oggi sono diventate competitive.
Ci sono tantissimi modelli ed è quindi giusto iniziare a parlarne. Fra la capsula, la cialda e la
superautomatica, quest’ultima è certamente la migliore. Inserendo il prodotto, la macchina macina e si deve soltanto aggiungere l’acqua. La capsula invece è chiusa, è stata lavorata, è il risultato finale di tanti passaggi.
Per me è più pratico prendere il chicco di caffè e vederlo mentre viene macinato.
Un altro aspetto – di cui in passato anche la trasmissione Report ha parlato – è il possibile rilascio dei minerali e di sostanze plastiche all’interno della tazzina, che potenzialmente sono nocive. Probabilmente le capsule ne rilasciano di più rispetto alle superautomatiche.”
Quali sono i criteri con cui è partito per questa sua ricerca e confronto?
“Sostanzialmente mi ha guidato il motto “A casa come al bar”. Da qui nasce la domanda: veramente possiamo ottenere con la superautomatica un risultato paragonabile o simile a quello che troviamo in caffetteria?
Il parametro fondamentale è il corpo: la differenza tra la superautomatica e una macchina tradizionale è il risultato in tazza, che per essere ottimale deve rispettare la caratteristica principale dell’espresso, ovvero, la densità.
Così ho preso un valore scientifico come riferimento, cioè l’indice di densità o il TDS. Certo poi valuto anche altri elementi, come l’estrazione soltanto delle acidità e dell’amarezza o se invece emergono anche altri flavor.
Questa parte però è più soggettiva, perché il caffè che beviamo al bar è principalmente amaro e dal gusto sporco, così come può succedere con la superautomatica. Quindi è meglio basarsi soprattutto sulla densità.
Partiamo dall’estetica, poi parliamo di ergonomia, di pulizia, di temperature. Valuto anche l’ottimizzazione della macchina per capire bene come fare ad estrarre un buon caffè.
Il risultato fin qui come indice di densità non si avvicina a quella del bar, anche quando ho provato ad usare 11-12 grammi di macinato. Ricordo che al bar con 10 grammi si otterrebbe un caffè molto sciropposo.
Questo è un grosso limite delle superautomatiche e penso che sia dovuto al tipo di pompa utilizzata, a vibrazione e non idraulica, la stessa usata anche per le macchine a capsule o cialde. Un altro fattore che influenza è il materiale del gruppo estrattore. Perché quando si utilizza tanta plastica, difficilmente si mantiene l’acqua a temperatura elevata.”
Ciarlantini, c’è una differenza sostanziale tra il modello più economico e quello più costoso tra quelli che ha testato?
“Per rispondere parto da un esempio: un modello che ho analizzato, e costa 250 euro, ha lo stesso gruppo erogatore (un po’ il cuore delle superautomatiche) di quello venduto a 900. La sola differenza sta probabilmente nella possibilità e nella flessibilità di estrazione, in quanto con la seconda macchina, quella più costosa, si può arrivare ad inserire 12 grammi di caffè.
Certo dipende sempre dal proprio modello di riferimento, ma prendere una macchina da 250 o una da 900, alla fine cambia poco sul risultato finale. Non ho potuto ancora testare la durabilità di una macchina, sono sempre in fase di studio e mi attengo alle istruzioni dell’azienda per quanto riguarda la manutenzione.
Ciarlantini: “Stranamente ho notato una maggiore differenza tra i modelli che ho analizzato di diversi range di prezzo, non sull’estrazione ma nella pulizia.”
“Ci sono diversi approcci: alcuni dicono “stacca il gruppo e lava con l’acqua corrente”, altri consigliano solo il risciacquo senza detergente, altre ancora lo includono nel procedimento. Non c’è una versione univoca.
Per me, la pulizia dev’essere fatta con il giusto detergente e deve essere prevista dalle istruzioni di ciascuna macchina. Inoltre, non si dovrebbe smontare e sciacquare solo il gruppo. Quindi comincerei ad avere qualche riserva quando, nelle istruzioni, non è consigliato un detergente, perché il caffè è oleoso e non va via solo con l’acqua.
Ad esempio sono rimasto stupito della macchina da 900 euro, la nuova Rivelia De’ Longhi, per cui è consigliata una pulizia senza detergente. Parliamo di un modello molto valido, con tanti punti a suo favore, ma il dubbio è rimasto quando ho visto l’esclusione del detergente.”
Quindi come si struttura questo suo servizio al consumatore finale?
Ciarlantini: “Provo la macchina da me acquistata, seguo le istruzioni che fornisce l’azienda (anche sulla macinatura, la quantità per l’estrazione) e poi faccio la recensione. In un secondo momento ne faccio un’altra con dei consigli per migliorare l’estrazione del caffè e del cappuccino, portando la macchina al massimo delle sue possibilità tecniche.
Quando non è prevista la pulizia, provo ad usare degli stratagemmi, anche se in un caso è stato proprio difficile bypassare per fare una pulizia manuale. Per ogni macchina do quindi un feedback standard e un altro con i trucchi del mestiere.
Quelle più viste sono le recensioni vere e proprie. Ho ricevuto tanti commenti e anche dei complimenti: non me l’aspettavo. Hanno apprezzato soprattutto che un professionista abbia recensito super partes, senza compenso economico da parte di nessuno. “
Cosa deve guardare un consumatore quando sta procedendo all’acquisto di una superautomatica, per esser certo che avrà un buon risultato in tazza?
“L’obiettivo che muove il consumatore all’acquisto è importante: espresso o cappuccino? Che tipo di caffè si è abituati a utilizzare? Con lo specialty per forza si dovranno scegliere quelle dotate di software che rendono il modello più flessibile.
La Philips 5400 e la Rivelia fanno al caso loro. Se si è un consumatore non alla ricerca di flavor particolari, anche le superautomatiche con software più semplici, possono andare bene. Da lì deriva il costo finale.
Ma, nel dubbio, sceglierei sempre quella che ti permette di fare una pulizia guidata.
I produttori non danno molta importanza a questo aspetto e spesso non lo indicano nelle caratteristiche generali. La Philips 5400 è la migliore nella guida delle operazioni di manutenzione. Per cui suggerisco, quando si va a fare l’acquisto, di leggere le istruzioni per capire se è contemplata questa opzione. “
Ciarlantini, continuerà a fare queste recensioni?
“A parte i numeri di visualizzazioni, ho notato molto interesse anche per altre tipologie di macchine e vorrei quindi provarle: parlo dei modelli delle superautomatiche sopra i 1000 euro, altre come Sage o La Specialista, e anche i sistemi per capsule e cialde. Questo perché qualcuno mi ha chiesto di occuparmene in quanto comunque molto diffuse. Penso che mi avvicinerò al tema con il mio solito approccio, dando un giudizio il più oggettivo possibile.
Invece macchine come la Faema Faemina o Linea Mini de La Marzocco o la Eagle One Prima della Victoria Arduino, non credo abbiano bisogno del mio intervento. Chi compra questi modelli, è già dentro questo mondo e non ha necessità della mia assistenza.
A me piace invece essere utile ed è questo che mi dà soddisfazione.
Quindi vorrei continuare questo mio progetto, anche se l’altro tema che dovrò considerare è l’acquisto delle superautomatiche testate fin qui: per continuare questa attività, spostandomi verso l’alto nella fascia di prezzo, sarebbe interessante contare sul coinvolgimento delle stesse aziende produttrici.
Anche i video che giro e pubblico sono professionali e rappresentano un investimento: se qualcuno volesse quindi mettersi in gioco con me, a suo rischio e pericolo, sarebbe apprezzato.
Lo stimolo comunque resta vivo proprio perché leggendo i commenti ai video, così tanti e sinceri, ho la conferma che il lavoro è necessario. E questo mi rende orgoglioso.”