TRIESTE – L’ambasciatrice della cultura del caffè, Daria Illy, rappresenta un esempio da seguire per tutte le donne che vogliono fare carriera. Soprattutto in un momento così delicato come quello che sta vivendo il genere femminile ancor più di quello maschile, con l’arrivo del Covid, dello smart working e di tutte le difficoltà inasprite dalla pandemia. Ma dove c’è crisi, c’è opportunità. Leggiamo l’intervista di Donatella Cambosu su thegoodintown.it.
Daria Illy ha speranza per un futuro al femminile
“Le donne devono cominciare a pensare più come persone e meno come donne, e non mettersi in dubbio, ma credere in se stesse e avere il coraggio di buttarsi, farsi avanti, anche se spesso devono lavorare il doppio di un uomo per raggiungere certi risultati. Devono imparare a chiedere, se non chiedi, mai avrai. Ora è il momento delle donne, la pandemia ci ha messo a dura prova: mentre la crisi finanziaria del 2008 ha colpito maggiormente l’universo maschile, il Covid-19 sta avendo ripercussioni dirette o indirette soprattutto nell’universo femminile. Ma dalle crisi nascono sempre anche opportunità, dobbiamo come donne approfittarne con coraggio, fiducia e prendendoci dei rischi”.
A lanciare questo messaggio è niente di meno che Daria Illy, quarta generazione della famiglia Illy, uno dei brand più forti al mondo nell’industria del caffè
In cui la metà dei lavoratori sono donne e una buona fetta gestisce piantagioni. Daria affronta con grande trasporto il tema del ‘women empowerment‘, del gender gap, della condizione femminile, ne ha fatto un punto centrale nelle sue attività come Direttore della Cultura del Caffè (nuova divisione del gruppo nata da un paio di anni e che comprende anche l’Università del Caffè) e membro del Consiglio di amministrazione di illycaffè.
Estroversa ed empatica, fino allo scoppio della pandemia faceva ‘180’ voli all’anno per portare nel mondo le iniziative illy legate al suo ruolo, andando specialmente dove ci sono le piantagioni. Ruanda, Colombia, Nicaragua, Brasile, Sud Est asiatico, dove ci sono coltivatori di caffè Arabica, illy c’è: alla ricerca costante di produttori di qualità con cui lavorare, ma anche portando supporto alla comunità, assicurando condizioni di vita e di lavoro dignitose, incentivando il miglioramento continuo e la cultura dell’eccellenza. Daria è andata ovunque, non solo a Premi e Galà, ma nei siti produttivi, per vedere coi propri occhi come si lavora in queste aziende e quali sono le condizioni di lavoro e di vita femminili. “E’ importante vedere con i propri occhi per capire meglio ciò che succede, il contesto e come tutto si evolve. Alcuni anni fa, in Ruanda per la terza edizione di Ernesto Illy International Coffee Award, vinta dall’azienda Ngororero Coffee Washing Station, una cooperativa a cui fanno capo mille coltivatori di cui un terzo donne, sono stata colpita proprio dalle capacità di una giovane donna, Philotée Muzika, che guidava questa cooperativa. Proprio lei mi ha accompagnato a visitare la piantagione, a vedere la divisione dei compiti tra uomini e donne: quando mi ha mostrato tutte le donne in un corridoio, una vicina all’altra, con un cestino in mano che selezionavano chicchi di caffè (e io sono rimasta un momento basita) lei mi ha spiegato che sì quel lavoro loro lo fanno a mano, e che sì lo fanno le donne perché hanno le mani piccole, ma anche perché vedono i chicchi migliori. Un lavoro delicato, fondamentale in quel contesto e di cui andavano fiere”.
In Ruanda la Fondazione Ernesto Illy insieme alla locale Fondazione Kahawatu ha sviluppato un progetto per l’avvio di un campo di caffè
Che servirà come Farmer Field School per le donne della comunità del settore Hindiro nel distretto di Ngororero. L’attuazione del progetto è iniziata a giugno 2019 con l’identificazione di 40 donne beneficiarie del progetto e il processo di acquisto di terreni. Da settembre 2019 le donne, aiutate dalla Fondazione Kahawatu, hanno iniziato le procedure per diventare una vera e propria cooperativa”.
“Ci assicuriamo che nelle aziende dei nostri fornitori siano rispettate le migliori condizioni lavorative, il rispetto dei diritti civili, non accettiamo il lavoro minorile anche se spesso in molte famiglie questo fatto non è vissuto positivamente, anche i bambini contribuiscono all’economia domestica. – racconta Daria – Le donne sono spesso le colonne portanti delle famiglie e delle comunità, se non le sostieni non puoi combattere la povertà e non c’è nessuna sostenibilità. Aiutarle significa spesso intervenire con progetti per la comunità: in queste aree rurali non ci sono scuole, asili, servizi di base.
Per esempio, nel periodo della raccolta molte donne lavorano con il loro bambino sulle spalle perché non sanno dove lasciarlo e ciò determina che questi bambini sviluppano con ritardo la capacità di camminare. Stiamo lavorando molto su questo aspetto proponendo soluzioni concrete, in generale cerchiamo di attivarci per portare in queste aree anche le strutture scolastiche e favorire l’istruzione dei più giovani, uomini e donne, è l’unica strada che hanno per uscire dalla povertà”.
In Costa Rica sono nate le Casas de la Alegria, centri di assistenza per i figli dei raccoglitori di caffè che, lavorando lontano da casa, devono portare con sé i propri bambini. In queste case i piccoli vengono accuditi e seguiti da personale qualificato, mentre i genitori lavorano.
illy ha sempre avuto sin dalla sua fondazione (1933) uno spiccato senso della sostenibilità (qui il suo più recente report di sostenibilità)
Grazie a una ‘leadership visionaria e illuminata’ sottolinea Daria ricordando in particolare nonno Ernesto. Oggi è anche una società benefit e costantemente inserita nelle classifiche delle aziende più etiche al mondo.
Essere diventata Società Benefit ha significato, in particolare, identificare tre direzioni in cui impegnarsi: la catena responsabile del valore e dell’agricoltura sostenibile; l’aspirazione alla felicità e alla qualità della vita; l’economia circolare e l’innovazione a beneficio del pianeta. Per illy, insomma, le aziende hanno una responsabilità nel mondo che va ben oltre il proprio profitto, specialmente nell’attuale contesto; e tale responsabilità comincia e si esprime nelle relazioni, coi dipendenti, i fornitori, quelli vicini e quelli lontani.
“Oggi tutte le aziende sono chiamate a fare qualcosa in direzione degli obiettivi dell’Agenda 2030, noi siamo molto impegnati su diversi fronti, nelle sfide ambientali, industriali e sociali, ma personalmente penso che tra tutti gli SDGs, due sono quelli chiave per raggiungere tutti gli altri: il 4, istruzione di qualità, e il 5, gender equality. – continua Daria Illy – E’ lavorando su questi due obiettivi che la società può superare la povertà, le guerre, le ineguaglianze, favorire una maggiore responsabilità nel singolo individuo e di conseguenza della società.
Rafforzare il ruolo delle donne è davvero fondamentale, se più donne lavorano le economie crescono perché la loro presenza porta valore, nuova intelligenza e diversità. Purtroppo nel mondo esistono ancora 16 Paesi in cui una donna deve avere il permesso di un uomo per studiare o lavorare; ma anche in Europa e in Italia potremmo fare di più, per esempio per le differenze salariali e le posizioni di leadership”.
Attraverso la Fondazione Ernesto Illy, l’azienda da vita a numerosi progetti di supporto alle comunità del caffè in cui opera. Nel 2019 sono stati sviluppati progetti di educazione su buone pratiche ambientali, agricoltura integrata, riforestazione, piantumazione, trattamento delle acque reflue in Nicaragua, Honduras, Colombia e in Brasile.
illy ha fondato l’Università del Caffè
In 20 anni ha formato oltre 300 mila persone, con la missione di divulgare la cultura del caffè nel mondo e trasferire conoscenza e competenze per migliorare la qualità sostenibile. Si occupa quindi della formazione sia di quanti lavorano nella produzione nei campi tropicali, sia di tutti coloro che nell’ambito dell’ospitalità sono chiamati a servire un caffè. “L’Università del Caffè è il cuore della ‘cultura del caffè’. – dice ancora Daria – Oltre a fornire competenze tecniche, è lo strumento per portare avanti la nostra visione, basata sulla ricerca continua della qualità, del benessere delle persone, e di diffonderla attraverso l’azienda stessa, i suoi dipendenti e tutti i business evangelist, io stessa sono un’ambasciatrice. Nel 2019 abbiamo celebrato i 20 anni di questa istituzione che ha fatto tanta strada, partita da Trieste ha oggi 25 filiali in tutto il mondo”
“La pandemia purtroppo ha colpito anche noi, sospendendo molte attività, ma per fortuna avevamo già avviato dei progetti digitali, sui quali adesso stiamo ovviamente accelerando. Faremo delle bellissime cose con l’Università del Caffè 2.0!“.
La grinta di Daria Illy è palpabile anche attraverso una videochiamata
“Beh, quando avevo ventanni non era nei miei piani lavorare nell’azienda di famiglia, volevo fare la personal trainer e l’ho fatto, prendendo due lauree (Isef e scienze motorie), creando una mia società all’avanguardia nel ‘functional training’. Ma poi ho fatto un tirocinio in illy per la tesi della mia terza laurea (Scienze dell’alimentazione) e mio nonno mi ha tirato dentro, dicendomi che potevo portare il mio messaggio di benessere anche con una tazzina di caffè.
Sono rimasta, lui era travolgente, ma tutto quello che ho raggiunto in illy me lo sono guadagnato e sudato, non ho avuto corsie preferenziali, forse qualche discriminazione, come donna e per il cognome che porto, che mi ha dato comunque tante opportunità. Nella mia famiglia, però, esiste un patto: chi tra i figli entra in azienda deve farsi prima almeno 15 anni di lavoro altrove, sapere minimo tre lingue ed essere il migliore professionista sulla piazza in quel momento per quel ruolo. E’ anche così che si tiene in piedi una grande azienda familiare. Con l’umiltà”.