MILANO – Le eccellenze che dall’Italia si spostano all’estero, spostando le risorse del made in Italy in terre oltre confine, non riguardano soltanto i neolaureati in cerca di impieghi migliori e più pagati. Il fenomeno migratorio che sta impoverendo da un lato il Bel Paese e, dall’altro, lo sta facendo conoscere fuori dalla nazione, coinvolge anche il bar all’italiana. Così com’è Howard Schultz è stato folgorato da questo terzo luogo tra casa e lavoro, trasformandolo poi nella sua idea di business di successo, Starbucks, anche il bar migliore del mondo, porta la firma dell’Italia. Si chiama Dante, e, invece che aver sede nella capitale o a Milano, bisogna andare sino alla Grande Mela per poterne godere l’offerta. Ecco la storia completa dal sito food.firstonline.info, dall’articolo di Giuseppe Baselice.
Dante, il bar più cool al mondo, secondo «The World’s 50 Best Bars 2019»
Già il nome suggerisce bene le sue origini: l’autore della Divina Commedia si presta bene ad accogliere gli ospiti di tutto il mondo, all’insegna dell’italianità. Dante è un locale italo-americano che arricchisce l’offerta già nutrita di New York. Fondato oltre un secolo fa, nel 1915, Dante è un bistrot storico che però, come viene spiegato nella motivazione del premio, “è capace di intrecciare tradizione e modernità”.
Soprattutto da qualche anno a questa parte, quando il locale di Greenwich Village, quartiere storicamente povero e abitato da immigrati soprattutto italiani, stava per cadere in disgrazia dopo essere stato il ritrovo di attori, artisti e poeti, ed è stato rilevato dai soci Linden Pride, Nathalie Hudson e Naren Young.
Pur mantenendo intatta l’italianità, a partire dal nome, e il suggestivo arredo in stile Déco, la nuova proprietà ha dato una rinfrescata al menù
Puntando non solo sui leggendari cocktail e sull’autentico caffè espresso (una rarità, soprattutto in passato, a New York), ma aumentando l’offerta gastronomica. Nel nuovo Dante si respira ancora aria di Italia, ma al passo con i tempi. E quindi cibo raffinato e possibilmente salutare, in linea con le tendenze del momento. La bettola di un secolo fa è ora un bistrot gourmet, cresciuto negli anni di pari passo col quartiere che lo ospita; diventato nel tempo il cuore creativo della Grande Mela, e reso celebre dai vip che lo hanno frequentato.
Tra i clienti fissi ci sono stati personaggi del calibro di Al Pacino
Il quale, quando capitava in zona non mancava mai di concedersi una buona tazzulella di caffè, ma anche Bob Dylan, grande amante della cucina italiana: i suoi piatti preferiti erano le pappardelle al ragù e le polpette al sugo. Piatti dell’italianità più verace, ora in parte sostituiti da delizie raffinate come i tagliolini al granchio e il controfiletto ai porcini. Nella lista degli ospiti storici anche Alec Baldwin, Whoopi Goldber, Jerry Seinfeld, e andando un po’ più indietro anche Ernest Hemingway. Un vero habituè che amava fermarsi fino a notte fonda per gustare pregevoli cocktail come il Negroni o il classico Americano.
E’ proprio sui cocktail che il Dante di New York ha costruito buona parte della sua fama
L’offerta è ricchissima, degna di un locale trendy della movida milanese o romana, con diverse varianti di Negroni, compreso quello sbagliato che in Italia ha spopolato negli ultimi anni, e un grande classico come il Garibaldi. Tanto semplice quanto efficace: Campari con succo d’arancia. Dietro al Dante, sul podio sono finiti il Connaught Bar di Londra e il Floreria Atlantico di Buenos Aires. Al quarto posto un altro bar di NY, il Nomad. Il primo italiano in classifica è il “1930” di Milano, in zona 5 Giornate, al 44 esimo posto.