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sabato 02 Novembre 2024
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Damiano Carrara: «Sognavo di fare il bartender, poi la sfida della pasticceria»

A 19 anni lascia un impiego certo nella sua Lucca per diventare bartender a Dublino. Poi vola negli States dove apre una pasticceria. Ora che di negozi ne ha tre (e di anni 35) il pastry chef fa un bilancio: «Ho conquistato gli americani con i dolci della mia Italia e sono un volto popolare della tv. Ma voglio sempre nuove sfide»

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MILANO – Giovane, appassionato, professionale: ad appena 35 anni un volto piuttosto noto in televisione e una reputazione che lo procede come maestro della pasticceria, Damiano Carrara. Da un inizio come metalmeccanico a un presente con le mani in pasta, una carriera che è lievitata come una torta fatta bene, che lo ha portato nei piccoli schermi delle case degli italiani. Leggiamo la storia di questo professionista dall’articolo di Chiara Amati su corriere.it.

Damiano Carrara: «Se non ti piace dove sei, muoviti! Non sei un albero»

E lui, Damiano Carrara, classe 1985, la mossa se l’è data che era giovanissimo. «Ho trovato lavoro subito dopo il diploma: operaio metalmeccanico. Quello per cui avevo studiato con più fatica che soddisfazione: la scuola non è mai stata il mio forte», racconta il pastry chef star tv, dal 2017 tra i giudici di Bake Off Italia – Dolci in forno, in onda su Real Time. Un impiego a tempo indeterminato che lascia dopo tre giorni: «Non faceva per me. E a 19 anni non puoi accontentarti. Così ho cambiato rotta, destinazione Dublino, Irlanda. Con un sogno: diventare bartender. Per un paio d’anni mi sono divertito, poi la scintilla s’è affievolita. Servivano altre sfide».

Quali?

Gli Stati Uniti. Ci sono andato nel 2008, insieme a Massimiliano, mio fratello. Io ventitreenne, lui due anni in meno. S’era poco più che bimbetti, come si dice dalle mie parti, a Lucca, ma molto consapevoli, soprattutto motivati dalla voglia di costruire qualcosa di nostro, senza gravare sulle finanze di mamma e papà. Avevamo da parte un gruzzoletto, l’indispensabile per aprire una mini pasticceria a Los Angeles, in California. Abbiamo inaugurato «Carrara pastries», ma mai avremmo pensato che sarebbe diventata la prima di tre, tutte ribattezzate «Carrara’s». Massimiliano, il vero pasticcere di famiglia, in laboratorio. Io, con la padronanza dell’inglese, addetto alle relazioni con i clienti.

Il sogno americano che si avvera…

“Con il senno di poi sì. Ma all’inizio è stata davvero dura. Si dormiva tre ore a notte quando andava bene. Ricordo una sequenza «giorno-notte-giorno» senza neppure sfiorare il letto: a un certo punto ci siamo accasciati sul frigorifero e s’è dormito in piedi. Se rifarei tutto? A occhi chiusi: per noi, per i nostri genitori, per i clienti che sono sempre più numerosi. E soddisfatti.”

Cosa cercano nella pasticceria di Damiano Carrara?

“La colazione italiana, quella originale: gli americani non sanno cos’è. Poi quando la scoprono, difficilmente vi rinunciano. Soprattutto le star. Britney Spears, ad esempio, adora il latte macchiato e il cappuccino. Ashton Kutcher e Mila Kunis il cappuccino lo bevono dopo cena e spesso lo abbinano a un dolce con cioccolato bianco e lampone. Durante il giorno tris di cioccolati o mousse alla nocciola e, ancora una volta cioccolato: sono appassionati. Serj Tankian, il frontman dei System of a down, va pazzo per le frittelle che manda a prendere dal vicino di casa. Poi ci sono le sorelle Kardashian. Per loro solo succhi e centrifughe: sono sempre a dieta. Non ci annoiamo…”

Quanta popolarità le ha dato il jet set americano?

“Jet set o meno, il passaparola conta. Ma Massimiliano e io la popolarità ce la siamo guadagnata sul campo. Era il 2015 quando ci chiesero di partecipare a un provino per un cooking show. Perché no? Ci siamo buttati, anche se poi sono andato avanti solo io pur non avendo mai vinto. È stato divertente, ci ho riprovato, è andata bene. L’anno successivo sono arrivato terzo alla 12esima stagione di «Food Network Star» e nel 2017 sono rientrato in Italia con un importante bagaglio di esperienze televisive. Da qui l’inizio dell’avventura in veste di giudice a «Bake Off Italia» prima, a «Junior Bake Off» subito dopo. Poi la conduzione di «Cake Star» con Katia Follesa e di «Fuori Menù» su Food Network Italia.”

Non le spiace che da questo percorso suo fratello sia rimasto fuori?

Damiano Carrara: “Massimiliano e io continuiamo a seguire il nostro sogno insieme, al di là delle esperienze personali. Siamo un duo affiatatissimo e senza lui non esisterei: gli devo tutto, mi ha insegnato i segreti del mestiere e continua a farlo. Me li tengo stretti, li personalizzo, creo nuove ricette e ne faccio anche libri. L’ultimo – Un po’ più dolce (Cairo Editore, pagine 224 euro 18,50, ndr) — è quello che meglio mi rappresenta. Ci sono io, con il mio vissuto e la passione per i dessert, dalle paste alle creme che non sono mai definitive: ognuno può prendervi spunto e interpretarle secondo i propri gusti. Io do suggerimenti, esattamente come in tv, senza porre vincoli. Credo che in un mondo di grande creatività come quello della cucina sia fondamentale lasciare spazi aperti. Per la serie: ti fornisco la ricetta base — facile, media, difficile — e tu la puoi completare, come meglio credi. Non ami un ingrediente? Lo puoi sostituire con un altro e io ti dico come fare in una sezione dedicata. Mettiamola così: con questo libro si cucina insieme.”

Come si vede in futuro Damiano Carrara?

“Non faccio programmi, vivo alla giornata. Amo però le sfide e mi pongo molti obiettivi che cerco di raggiungere il prima possibile. Senza incaponirmi più di tanto: la mia vita cambia di continuo, ho moltissime opportunità. Ieri coltivavo il sogno del negozio, oggi abbiamo tre punti vendita. L’ultimo aperto due mesi fa a Pasadena, poco distante da Hollywood. Se tutto va bene, la prossima primavera sarà la volta dell’Italia per la gioia dei miei genitori.”

Sono felici?

“Adesso sì. All’inizio un po’ meno. O meglio: il mi’ babbo sì, la mi’ mamma arrabbiatissima per averle portato via anche Massimiliano. Lei che, alle volte, mi rinfaccia ancora oggi di aver rinunciato al posto fisso. Se l’ho delusa? Forse, di certo preoccupata, ma è passato.”

Vi hanno mai raggiunto in America?

“Certo ed è stato esilarante. Il babbo era da tenere a bada. Voleva essere d’aiuto e noi lo si vestiva da chef, ma poi non sapeva parlare inglese. Ai clienti si rivolgeva gesticolando, con la granata in mano mentre spazzava il pavimento, e liquidava tutti a suo modo: «Me Cinderella, my sons chef», «Io Cenerentola, gli chef sono i miei figli». Alla fine ci siamo anche divertiti.”

Il più grande insegnamento che le hanno dato?

Damiano Carrara: “Tanti, su tutti l’onestà, la determinazione e il coraggio di dire «chiedo scusa, ho sbagliato». Li ho fatti miei in pasticceria. E in tv dove sono chiamato a giudicare. Una grande responsabilità che può stimolare o distruggere, me ne rendo conto. Io sono dell’idea che tutti vadano motivati perché tutti hanno il diritto di avere una chance. Nel mio piccolo cerco di offrirla. Poi però la vita cambia, in fretta. Serve morderla, indipendentemente dagli altri. E con grinta. Chi più di me può dirlo?”

 

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