domenica 22 Dicembre 2024
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Dal Caffè Silvio al Bar Moka, a Lucca un racconto di oltre cento anni

Un tempo l’esercizio nella centralissima via Fillungo vendeva anche miscele sfuse Ma già era - e lo è ancora oggi - un punto di riferimento per quanti “vivono” il centro città.

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LUCCA – Non risulta negli elenchi dei locali storici di Lucca, ma il bar Moka di storia da raccontare ne ha. Eccome se ne ha.

Sembrano spariti dagli archivi i documenti che ne attestano l’originale apertura, ma sappiamo con certezza che almeno un secolo fa, il fondo al civico 103 nella centralissima via Fillungo ospitava già un’attività di somministrazione di bevande bene avviata.

Lo rammentano tanti cittadini ormai in là con gli anni, ricordando che i loro padri e nonni avevano a lungo bazzicato il locale, per incontrare gli amici e bere qualcosa in compagnia.

Ma probabilmente le sue origini sono ancor più remote.

Un censimento del 1808 stabilisce infatti che in quell’anno a Lucca esistevano 101 vinerie. Non è quindi da escludere che una di esse si trovasse proprio in questo fondo.

All’epoca non c’era ancora l’obbligo di esporre le insegne fuori dal negozio che fu imposto per legge poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Vane le nostre ricerche negli archivi per scovare documenti e foto di personaggi famosi che hanno fatto tappa nel locale, ma è probabile che anche il nostro Giacomo Puccini vi abbia sostato per un caffè o un buon bicchiere di vino, durante una passeggiata in centro.

Quello che siamo riusciti a sapere è che nel secondo dopoguerra il locale si chiamava caffè Silvio (così risulta nell’elenco telefonico del 1966) e prendeva il nome dal titolare che di cognome faceva Martini o forse Merlini.

Successivamente l’attività fu rilevata dai fratelli Marcello e Arduino Pracchia, finché nel 1968 quest’ultimo aprì il bar Triestina in via Buia, lasciando la gestione del negozio di via Fillungo al congiunto il quale, da buon lucchese, controllava i dipendenti attraverso un vetro oscurato che separava il locale da quello che oggi è il laboratorio, allora chiamato “sommergibile” e riservato ai fumatori.

Nel 1972, esattamente il 31 di luglio, il timone passò ai fratelli Martinucci: Roberto, Alessandro e Renzo e le consorti di quest’ultimi, Lorena Carboneri e Loretta Andreini. E dopo quindici anni arrivò anche il quarto fratello, Mauro Martinucci. Lo staff era al completo e si poteva procedere alla grande. D’altronde l’esperienza non mancava.

Renzo aveva iniziato da giovanissimo all’ex chiosco Nelli fuori Porta San Pietro, ma anche i fratelli non erano del tutto “novizi”. Era nato il Moka Bar e Torrefazione che andrà avanti per 28 anni, con l’avvicendamento, qualche tempo dopo, di Stefania e Alessia, figlie di Renzo che dopo una decina di anni rilevarono, insieme al padre, l’attuale bar Quadrifoglio in piazza San Frediano. Nel ’72 si decise di eliminare la torrefazione – troppo impegnativa – ma bisognava trovare qualcosa di esclusivo da offrire ai clienti. Qualcosa di nuovo, di introvabile a Lucca che distinguesse il locale da tutti gli altri.

Un marchio di fabbrica insomma, come un gustoso caffè realizzato con una particolarissima lavorazione di latte, caffè e cacao. Roberto Martinucci aveva inventato il “marocco” ancora oggi tra i prodotti più richiesti dalla clientela che arriva anche da fuori città per gustarne il delicato aroma. Ma Roberto aveva anche la passione per la cucina e cominciò a preparare anche prelibati primi piatti che all’epoca venivano consumati nell’attuale laboratorio.

Fu un successo, però lo spazio per cucinare era troppo ristretto, quindi si decise di acquistare un ambiente nella vicina via Streghi da adibire a cucina, tuttora in uso.

Il Moka era, così come è adesso, uno dei bar più frequentati di Lucca che ha sempre saputo coinvolgere la clientela in tante iniziative. Chi non ricorda negli anni Novanta la gara in bicicletta tra gestori e clienti da Lucca a Pisa e ritorno? E, andando indietro alla seconda metà degli anni Settanta, la memorabile partita di calcio tra bar Moka e bar Pedretti di piazza San Frediano? Indimenticabili anche le cene del sabato sera negli anni Ottanta, quando, abbassata la saracinesca si faceva baldoria con i commercianti della zona. E poi i premi vinti per la mostra delle vetrine e molte altre iniziative durante le festività natalizie e il Carnevale.

Il tempo è passato e anche il locale si è rinnovato nell’arredamento, pur mantenendo le caratteristiche iniziali.

Oggi è un ambiente moderno, con un grande banco, marmi, specchi e legni verniciati. Dove decine di persone possono sedersi comodamente ai tavoli disposti davanti a una lunghissima panca in similpelle nera. Tramontata la vendita di caffè sfuso, i clienti attuali possono ogni giorno gustare le prelibatezze della pasticceria. E un ampio assortimento di pizzette, focaccine e salati sempre freschi e di ottima qualità. Ma anche saporiti primi piatti, speciali cocktail e una crema caffè da leccarsi i baffi.

La gestione Martinucci è andata in pensione lasciando in eredità un ambiente ospitale, brillante e armonioso. Dove il sorriso e la gentilezza non mancano mai. Dal 2000 le redini del bar Moka sono in mano a quattro soci. Andrea Canini, Simone Biondi, Tommaso Della Maggiora e Andrea Baliotti. Per primo, nel 1988, è arrivato Simone, appena diciottenne, come dipendente della gestione Martinucci. Entrando in società dopo tre anni. Poi, nel ’99 arriva Tommaso, anch’egli inizialmente come dipendente, e poi i due Andrea.

Il lavoro è tanto e il locale ha bisogno di personale. Così si aggiungeranno quattro giovani dipendenti (Lorenzo Carta, Stefano Longo detto Lello, Martino Masciadri ed Emanuele Triglia). La conduzione della cucina è affidata a Sonia Hedstrom e Michela Isola. Che ora si occupano anche del locale di Sant’Anna, aperto nell’aprile 2010). Una squadra affiatata, frizzante e molto professionale che ti fa sentire “a casa” e trasmette calore e simpatia.

L’educazione dei “ragazzi del Moka”

Questi sono i “ragazzi del Moka”, attenti e disponibili con tutti, sempre pronti alla battuta. Ma con grande educazione.

Una clientela fatta di tanti lucchesi e persone che arrivano apposta ogni mattina da fuori città. Per respirare l’armonia del locale, ma anche impiegati, professionisti e operai. E la maggior parte delle commesse dei negozi del centro storico.

Affezionati habitué e tanti turisti che nella stagione estiva non resistono alla tentazione di gustare i gelati. Che sono proposti in una veste davvero invitante nel banco che si affaccia sulla strada.

Rossella Lucchesi

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