ROMA — A Napoli «l’usanza prevede di lasciare il caffè sospeso, pagandone due per offrirne uno a chi viene dopo e non può permetterselo. Noi lo facciamo con il pasto, per dare da mangiare a chi non ha soldi per pagarsi il pranzo».
La semplicità delle parole dello scrittore Erri De Luca sintetizza l’iniziativa lanciata a febbraio dello scorso anno dallo spazio autogestito Casetta Rossa, a Roma. In favore dei migranti del centro Baobab e di chiunque abbia necessità di aiuto.
«L’obiettivo è cercare di migliorare le condizioni di vita delle migliaia di persone che attraversano la città».
Adesso, dopo oltre tremila pasti offerti da chi ha versato 5 euro per far mangiare un’altra persona, l’esperienza virtuosa è stata raccontata nel corso dei Social Cohesion Days, edizione 2018 del Festival della Coesione Sociale.
In programma dal 24 al 26 maggio a Reggio Emilia, a cura della Fondazione Easy Care.
Dalle politiche sociali al best practice
Durante la tre giorni di dibattiti e incontri si è parlato di politiche sociali, ma anche di best practice. Dai progetti per l’accoglienza dei profughi alla piattaforma di crowdfunding al femminile chiamata Ginger; dal ristorante della legalità Civico Sociale in Ciociaria alle attività della cooperativa milanese Crinali che porta avanti programmi nel settore culturale tenendo insieme l’esperienza di 28 donne provenienti da 11 Paesi differenti.
Dal cuore della Garbatella, quartiere storicamente a sinistra della Capitale, arriva appunto una delle storie selezionate dagli organizzatori della manifestazione. La Casetta Rossa è infatti uno degli spazi «sociali» più attivi a Roma.
Dal 2001 gestisce in concessione dal Comune alcuni locali. In cambio deve garantire la manutenzione del parco pubblico adiacente intitolato a Tashunka Witko, il leggendario capo Sioux conosciuto in Italia come Cavallo Pazzo.
Tentativi di chiusura bipartisan
La struttura ha rischiato la chiusura più volte negli ultimi anni e i tentativi sono stati bipartisan: il primo a minacciare la revoca della concessione fu l’ex sindaco Gianni Alemanno; poi l’ipotesi era stata ventilata quando in Campidoglio giunse Ignazio Marino. E anche la giunta pentastellata guidata da Virginia Raggi ci ha fatto almeno un pensierino.
I volontari della Casetta però resistono. A ogni tentativo di revoca della concessione si mobilita non solo il quartiere, ma arriva da tutta Italia la solidarietà di comuni cittadini e di esponenti del mondo della cultura che difendono «il grande valore delle iniziative» portate avanti senza scopo di lucro.
Ogni settimana si susseguono presentazioni di libri, attività ludiche per i bambini, proiezioni di film, dibattiti culturali, corsi sportivi e iniziative a carattere sociale. Sempre tutto gratis o al massimo con la raccolta di contributi volontari.
Perché, come ricorda Erri De Luca, «il nostro Paese si regge sulla supplenza civile della società italiana».
C’è anche Chef Rubio
E Casetta Rossa offre servizi altrimenti inaccessibili alle famiglie in difficoltà economica. Il pasto in sospeso è stato lanciato dalla Fondazione Erri De Luca (lo scrittore è un assiduo frequentatore della Casetta come anche il suo collega Christian Raimo).
E da Chef Rubio, cuoco consacrato al successo dal format televisivo Unti e Bisunti che si è messo in più di un’occasione ai fornelli della Casetta Rossa.
A tavola spesso i piatti sono accompagnati dal pane cotto nel Forno popolare dello spazio autogestito. Qui gli abitanti della zona possono prepararsi pagnotte e sfilatini, con l’aiuto di panettieri esperti. E portarsi da casa gli ingredienti o condividendoli con le famiglie che ne hanno bisogno.
Il pasto in sospeso e le altre attività dei volontari sono stati valutati «efficaci strumenti di contrasto alla diffusione del divario sociale» che — osservano gli organizzatori del Festival — «sta spingendo parti consistenti della popolazione europea a identificarsi con forme di populismo e totalitarismo, indebolendo così la tenuta sociale dei sistemi democratici».
Il tema dei Social Cohesion Days di quest’anno è infatti «La divisione imperfetta» che genera quelle disuguaglianze sociali contro cui lottano i volontari della Casetta Rossa.
Paolo Foschi