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lunedì 18 Novembre 2024
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Daem-Buonristoro. Dal caffè alla frutta: la macchinetta è cresciuta

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BOLOGNA – Bicchieri in bioplastica dalla forma ergonomica; una app per pagare caffè e snack direttamente con il cellulare; alimenti sempre più di qualità e a filiera corta; per vegani; prodotti specifici per ogni luogo di lavoro… Paolo Bernasconi (FOTO), consigliere delegato di Daem, titolare del marchio Buonristoro: facile chiamarle soltanto ‘macchinette del caffè’.

«Eppure all’origine del nostro lavoro ci sono proprio le ‘macchinette’: i primi erogatori di bevande apparsi in Italia a fine anni ’60, sull’onda lunga dei distributori di Coca-Cola».

Vendete di tutto, dalle insalate ai gelati, passando per panini e snack. Il caffè conta ancora qualcosa?

«Caffè e acqua, in Italia rappresentano ancora oggi i prodotti di punta, nonostante la varietà dell’offerta».

Numeri?

«I nostri 80mila distributori presenti in otto regioni e due Stati vendono 190mila bevande e 140mila snack al giorno. Incalcolabili i caffè».

Le difficoltà?

«La principale è che il nostro interlocutore sono le aziende, ma il nostro cliente vero è l’utilizzatore finale, con cui non parliamo mai».

Come fare?

«Siamo stati i primi, tempo fa, a lanciare i primi focus group. E da un anno e mezzo abbiamo lanciato una nostra app oggi in uso da più di 10mila persone: i clienti possono pagare tramite cellulare, e soprattutto trasferirci preferenze, richieste, reclami».

Le richieste più in voga oggi?

«Cibi più salutari, come la frutta. Il problema è che, quando li inseriamo, magari proprio nella macchinetta dalla quale arriva la segnalazione, spesso rimangono lì e la gente continua a preferire gli snack…».

Così presente nelle nostre vite quotidiane, sulle ‘macchinette’ circolano anche leggende e luoghi comuni.

«Può chiedere».

Quella principe è: c’è sempre una macchinetta di cui si narra faccia un caffè migliore.

«Le condizioni (marca di caffè, quantità in grammi, acqua e settaggi), sono uguali per tutti. Anche se poi, a parità di tutto ciò, una macchina posta in un punto di maggiore affluenza, che eroga quindi molti più caffè, può effettivamente fare un prodotto migliore. Perciò: sì, è vero… per metà».

L’altra metà?

«Fare un percorso più lungo per raggiungere una macchinetta più ‘esotica’, può anche essere un modo per distrarsi e prendersela più comoda».

La vostra app sarà utile anche per vendere i dati di consumo alle aziende di marketing.

«Ce li chiedono continuamente, ma non li avranno mai. Ne facciamo una scelta etica. Come quella che ci ha portato a investire a nostre spese sui bicchieri ecologici, realizzati su nostro progetto, e sostituirli in tutte e 80mila le nostre macchine in giro per l’Italia. Avremmo dovuto aumentare il prezzo del caffè per questo, ma non l’abbiamo fatto».

Ne vale la pena?

«Ogni nostro caffè, oggi, fa risparmiare all’ambiente 6,5 grammi di CO2. Moltiplicato per il numero di caffè equivale a mille tonnellate in meno all’anno, oltre 400 tonnellate di petrolio risparmiato. Rispettare l’ambiente è un dovere di tutti».

Simone Arminio

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