Un altro protagonista nel settore caffè, Massimo Zanetti Beverage Group, ha aperto le porte a un investitore finanziario con l’intento di ridurre il debito e sostenere le nuove strategie di crescita. In un contesto di passaggio generazionale, come quello avvenuto all’interno di illy con l’ingresso del fondo Rhone Capital al 20%, e di cambiamento di proprietà, come nel caso del controllo di Caffè Borbone da parte di Italmobiliare, ma anche del Fondo Dea della Dé Agostini in Ekaf e altro, l’industria del caffè italiana sta accogliendo sempre di più i private equity.
Tra questi, il fondo QuattroR ha acquisito il 50% di Zanetti (ne abbiamo parlato qui). Da notare che il Massimo Zanetti Beverage Group nell’occasione è stato valutato 600 milioni di euro. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Sara Bennewitz per La Repubblica.
Il legame dell’industria del caffè italiana con i private equity
MILANO — Anche nell’industria del caffè crescere è un imperativo, i costi industriali e delle materie prime aumentano, i margini si assottigliano e avere una scala globale e dei punti vendita diretti per vivere l’esperienza del caffè diventa fondamentale.
Lavazza, uno dei grandi gruppi che ancora resta familiare, piuttosto che Illy o la stessa Segafredo Zanetti (che fa parte del gruppo Zanetti Beverage), sono marchi ora globali, ma nati in provincia partendo da una torrefazione, con una miscela proprietaria.
Nell’era Starbucks, partire da un bar di Torino, Trieste o Bologna come fatto rispettivamente da Lavazza (fondata nel 1895), Illy (1933) e Segafredo Zanetti (1952), e diventare un marchio globale, oggi sarebbe impossibile. L’Italia, che caffè non ne produce ma lo beve e ne fa un’esperienza conviviale (come il tè per gli inglesi) sul caffè è un’istituzione come con pasta e vino e come il cibo made in Italy.
Per questo il fondo QuattroR ha deciso di investire (interamente in aumento di capitale) circa una centinaio di milioni nella Massimo Zanetti Beverage, che, debiti compresi, è stata valutata oltre 600 milioni. Il gruppo è presente in 110 Paesi con 20 stabilimenti e un network di caffetterie proprietarie. Il fatturato domestico è inferiore al 10% dei ricavi, che a fine 2023 hanno superato quota 2 miliardi di euro.
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