Francesco Liucci, 28 anni: founder di WeatherSafe, creata per aiutare i contadini del paese, vent’anni dopo il genocidio
MILANO – Quanti dati, quanti viaggi, algoritmi, sigle hi-tech e squillanti istituzioni britanniche cita Francesco in un’ora di intervista. Ma la domanda che il cronista muore dalla voglia di fargli è una sola, secca, semplificante: “Il tuo progetto riuscirà a risolvere la fame nel Terzo mondo?”.
Responso: “Oddio, il problema in toto è sovraumano (pausa) ma la mia app per il controllo satellitare del meteo e delle colture nei campi può sicuramente dare una mano importante all’aumento della produzione di cibo di qualità in Africa”. Un pizzico di ambizione, e viva la faccia, da ragazzino peraltro: Francesco Liucci ha 27 anni, è di San Giorgio del Sannio e cinque anni fa, finita l’università, è volato a Oxford (non la caciarona Londra ma l’impeccabile Oxford) per imparare l’inglese e capire cosa fare nella vita.
L’ha compreso dopo un master e un graduale avvicinamento al mondo delle start up, le aziende giovani che si muovono in rete. La sua storia ha una premessa: “Non vorrei – dice Francesco – essere indicato come un cervello in fuga dal Sud, mi sembra un luogo comune”.
Già: allora non parliamo di fuga ma di aggiornamento professionale a duemila km di distanza. Dopo il liceo scientifico al Rummo di Benevento Liucci studia relazioni internazionali a Bologna. Si laurea con il professor Andrea Mantovani con una tesi sugli sviluppi dell’integrazione monetaria nell’Ue. Poi di corsa in Inghilterra per studiare la lingua.
“Mantovani mi propose di collaborare ad uno studio accademico sulla crisi economica. Accettai. Ma ero lì senza borsa, solo con il supporto economico dei miei genitori”. L’università ha bioritmi molto lenti, lui cerca “qualcosa di più pratico”. Si iscrive ad un master, ruba i segreti dell’economia dei business plan e incontra il coetaneo Julian Jankte con cui tenta l’approccio all’universo start up.
“Io e Julian non volevamo diventare dei corporate slaves, colletti bianchi al servizio esclusivo di qualche multinazionale perciò abbiamo sviluppato idee in proprio lavorandoci 18 ore al giorno”. La svolta arriva nel 2012 con la partecipazione ad un hackathon, sorta di kermesse finanziata dallo stato inglese aperta a smanettoni ed esperti di informatica.
“Era organizzata dalla Satellite application catapult società di innovazione satellitare. Lì incontrai i fratelli David e Graham Mills (sì hanno lo stesso cognome di quel famoso avvocato di Berlusconi…). Con loro, in team, affronto uno dei tempi proposti all’hackathon, e cioè migliorare il sito dell’agenzia meteorologica ruandese”.
Perché il Ruanda? “Il paese si trova in una fascia climatica equatoriale particolarmente sensibile al cambiamento climatico, che sta mandando in tilt tanti coltivatori. Serviva perciò ideare un sistema, in particolare per le pregiate piantagioni di caffè, utile ad ottimizzare il lavoro nei campi: capire quando è meglio piantare, le quantità giuste, la profilassi contro l’aggressione dei nuovi parassiti”.
Impresa titanica, e all’epoca aveva 25 anni. Ma dal brainstorming, per così dire, nasce WeatherSafe, sistema per app e per web con cui vince il concorso, e 90mila sterline, perché il progetto risulta quello con la più alta percentuale di sostenibilità e realizzabilità. Dopo tre giorni l’app era perfettamente funzionante, in grado di fornire le indicazioni necessarie ai ruandesi per produrre maggiori quantità di arabica con perdite minime.
“Sono stato di recente a Kigali, la capitale. Ho incontrato il ministro dell’Agricoltura e mi è parso interessato al prodotto. Stiamo collaborando per le prime prove”. Il Ruanda non è un paese qualunque: vent’anni fa ha vissuto in soli 100 giorni il genocidio più spaventoso dai tempi dell’Olocausto.
“Quella tragedia li spinge a pretendere una rivincita con la Storia. Hanno saltato le prime due rivoluzioni industriali ma stanno entrando con fervore nella terza. Sanno che l’unico modo per non morire, non avendo neanche uno sbocco sul mare, è diventare un Hub tecnologico. Arretratezza? Posso solo dire che Kigali è la città più pulita che abbia mai visto. E lo dice uno che abita a Oxford. Inoltre, per il 2016 sarà disponibile il 4G in tutta la nazione mentre nel Sannio non c’è neanche il wi-fi”.
Cambiare la fissità anti-moderna del Sud Italia può rappresentare una nuova sfida? “Vorrei poter sviluppare soluzioni anche per la mia terra. Magari – sospira Francesco – nelle coltivazioni del tabacco, e poi per il vino, per l’olio. È il mio sogno”.
Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/economia/2014/16-giugno-2014/da-benevento-ruanda-base-oxfordla-mia-app-salvera-caffe-africano-223406857082.shtml