MILANO – Bocche cucite, nei rispettivi quartier generali, dopo l’annuncio di giovedì dell’offerta pubblica d’acquisto lanciata da Joh. A. Benckiser (Jab) sul gruppo olandese del caffè e del tè D.E. Master Blenders 1753 NV.
Quest’ultima ha diramato giovedì pomeriggio un comunicato stampa ufficiale nel quale ha reso nota l’offerta non vincolante di Jab per un prezzo di 12,75 euro per azione annunciando di avere autorizzato la due diligence nei libri contabili, che è attualmente in corso.
“Al momento è incerto se le trattative con Jab potranno sfociare in un accordo condizionale su una potenziale offerta pubblica sulla totalità delle azioni ordinarie di D.E. Master Blenders 1753 da parte di Jab e, in caso affermativo, a quale prezzo e quali condizioni – si legge nel comunicato del gruppo olandese.
“Coerentemente con il proprio mandato, il Board di Master Blenders sta esaminando attentamente la proposta non vincolante di Jab” prosegue la nota aggiungendo che ulteriori annunci verranno fatti se e quando sarà opportuno.
Titolo alle stelle
Il prezzo per azione offerto da Jab è maggiore del 33% rispetto alla quotazione del titolo alla borsa di Amsterdam alla chiusura di mercoledì scorso ed è pari al 59% in più del prezzo iniziale di 8 euro per azione.
Dopo l’annuncio, il titolo di Master Blenders è volato alle stelle guadagnando oltre il 25% nella riunione di giovedì, per poi ripiegare marginalmente in quella di venerdì.
Complessivamente, l’offerta messa sul piatto è pari a circa 16 volte il rapporto Ev/Ebitda previsto per quest’anno.
A titolo di raffronto, il valore di tale indice è stato di 14,6 nell’operazione che ha portato all’acquisizione di H.J.Heinz (il famoso produttore di ketchup) da parte della 3G Capital di Jorge Paulo Lemann e della Berkshire Hathaway di Warren Buffett, indicata come uno dei “deal” più importanti di quest’anno.
Il prezzo suddetto è stimato inoltre in misura pari a 29 volte gli utili, affermano ancora gli analisti: leggermente di meno rispetto a quanto pagato da Jab in terra americana per l’acquisizione della californiana Peet’s Coffee (40 volte) e per la catena di Minneapolis Caribou Coffee (42 volte).
La famiglia Reimann
Joh A Benckiser è la holding della famiglia Reimann compartecipata in quote paritarie da Renate Reimann-Haas (61 anni),Wolfgang Reimann (60 anni), Stefan Reimann-Andersen (49 anni) e Matthias Reimann-Andersen (48 anni), tutti figli adottivi del patriarca Albert Reimann, morto nel 1976 all’età di 102 anni.
L’asset più importante è rappresentato dal 10,5% del pacchetto di Reckitt Benckiser Group Plc – il colosso nato nel dicembre 1999 dalla fusione della britannica Reckitt & Colman e della tedesco-olandese Benckiser – tra i leader mondiali nel settore dei prodotti di consumo per la salute e l’igiene della casa e della persona, proprietario di uno sconfinato portfolio di brands, tra i quali possiamo ricordare Air Wick, Cillit Bang, Clearasil, Durex, Dr. Scholl, Napisan, Nurofen, Vanish, Woolite, nonché lo storico marchio italiano Mira Lanza (a Mira, in provincia di Venezia, opera anche un centro Ricerche Sviluppo di Reckitt Benckiser).
Labelux rappresenta gli interessi di Jab nel settore del lusso. Fondata nel 2007 vanta in portafoglio marchi del calibro di Bally (calzature), Belstaff (abbigliamento maschile, calzature e pelletteria), Jimmy Choo (calzature e pelletteria).
Jab controlla anche Coty, il gigante mondiale della cosmesi (numero uno in termini di volumi venduti), che commercializza i profumi di star del calibro di Lady Gaga, Beyoncé e Jennifer Lopez, nonché quelli a marchio Calvin Klein.
Il business di Coty potrebbe superare i 7 miliardi di fatturato di qui al 2015.
Come Warren Buffett
Ma cosa spinge la holding della famiglia Reinmann a investire 6,4 miliardi per l’acquisto di Master Blenders? Qual è la ratio di questo investimento?
Se lo chiede il blog del quotidiano economica francese Les Echos.
E guarda caso, il primo nome che ricorre in un commento a firma di David Barroux è proprio quello del già citato Warren Buffett.
Anche i Reimann lasciano che le aziende acquisite agiscano in modo indipendente; non riuniscono tutti gli asset sotto lo stesso tetto.
Hanno un piede nella chimica, un altro nella cosmesi e ora cercano di costruire un impero nel caffè. E analogamente all’ottuagenario magnate americano – osserva Barroux – investono anche in prodotti di largo consumo.
Come appunto le salsette Heinz nel caso di Buffett e alcuni tra i più popolari marchi di caffè del mondo nel caso dei Reimann.
L’idea è quella di andare sul sicuro. Perché anche in tempo di crisi i consumatori dei paesi ricchi continueranno a bere caffè (soprattutto a casa), a lucidarsi le scarpe o comprare i prodotti essenziali per la cura del corpo.
E nei paesi emergenti, il mercato per questi prodotti sarà in costante espansione nei prossimi decenni, grazie all’allargarsi del ceto medio.
Ipotesi e illazioni
Intanto, la fantasia degli analisti galoppa. Alcuni arrivano a ipotizzare persino un megascambio di asset tra i Reimann e un’altra dynasty teutonica: la famiglia Herz, proprietaria di Tchibo GmbH, il quinto torrefattore mondiale, oltre che il numero uno indiscusso in Germania.
Attraverso la holding Maxingvest AG, gli Herz detengono infatti il pacchetto di maggioranza di Beiersdorf, un altro gigante mondiale della cosmesi di consumo, con marchi universalmente noti come Labello o Nivea.
Secondo lo scenario delineato da alcuni specialisti – Pablo Zuanic di Liberum Capital e Pierre Tegner di Natixis, ad esempio – Jab potrebbe acquisire Tchibo cedendo in cambio a Maxingvest AG una quota significativa di Coty.
Un’operazione di questo genere consentirebbe alle due famiglie di focalizzare maggiormente i rispettivi core business: i Reimann nel caffè e gli Herz nei cosmetici.
Fantafinanza
Uno scenario intrigante – secondo Jonny Forsyth, analista di Mintel. Il matrimonio tra Tchibo e Master Blenders farebbe nascere un colosso che controllerebbe l’8,3% del mercato globale del caffè.
In Europa occidentale, la share crescerebbe al 13,2% non lontano dal 15,4% detenuto da Mondelez.
E non a caso, l’ex ceo di Master Blenders Jan Bennink aveva indicato come obiettivo di lungo termine al momento dello spin off la conquista di quote significative di mercato, con l’ambizione di diventare un giorno il secondo player mondiale alle spalle di Nestlé.
Siamo naturalmente nel campo delle illazioni, della fantafinanza, che ricorda tanto il fantacalcio o il fantascudetto.
E mentre i diretti interessati declinano ogni commento, altri analisti – come ad esempio Eamonn Ferry, di Exane BNP Paribas – definiscono l’ipotesi fantasiosa e improbabile.
Intanto bisogna vedere, innanzitutto, se l’offerta di Jab, che già controlla il 15% di Master Blenders, andrà a buon fine.
Vedremo.