MILANO – La sostenibilità ormai è diventata quasi un’ossessione per le aziende, che devono rispondere, per fortuna, a un consumatore sempre più esigente. Un cliente finale che premia le realtà che pongono come priorità la ricerca di soluzioni green ed eco-friendly. La filiera del caffè non fa eccezione: pensiamo solo al fatto che in Uk sono bevute ben 95 milioni di tazze di caffè, delle quali l’80% al bar, per capire come un consumo così elevato comporti dei problemi proprio in termini di sostenibilità. A questo proposito, nasce un progetto dall’idea di Safia Qureshi, architetto e designer: Cupclub.
Un sistema che rende possibile al consumatore, di utilizzare delle tazze riutilizzabili, anche se non sono di sua proprietà.
Cupclub: a Londra il caffè si paga con la carta
Questa novità trova il suo supporto principale nella carta Oyster, molto utilizzata, che funziona con un tracciamento Rfid. E fa sì che i cittadini possano usufruire dei trasporti pubblici di Londra, semplicemente scalando l’importo disponibile sulla card nei posti di cambio di stazione.
Bene, lo stesso principio è applicabile alla tazza di caffè. Infatti, ciascuna caffetteria potrà consegnarne una d’asporto Cupclub e il cliente, iscritto gratuitamente al gruppo, potrà riportarla indietro nell’arco di tre giorni.
E la tazza che fine fa?
Viene trattata con tutta la cura del caso: il lavaggio avviene attraverso un sistema a basso consumo d’acqua, a carico del gestore. Poi viene di nuovo inserita nel ircuito del Cupclub per esser utilizzata di nuovo da un altro cliente. Per un totale di 132 volte.
Cupclub: la tazza on the go
Ma, soprattutto, riutilizzabile. Vuole esser solo uno spunto verso tutti gli attori sul mercato (dal consumatore all’operatore) a trovare nella loro quotidianità a sposare nuove abitudini più responsabili verso l’ambiente. Conducendo uno stile di vita che passa dai piccoli gesti di routine come il bere il caffè, senza nuocere al Pianeta. Ma senza rinunciare a un rito che arricchisce le giornate di tanti nel mondo.