MILANO – Il governo cubano punta sulla biotecnologia per risollevare le sorti del settore del caffè, la cui produzione è pari oggi a meno di un decimo di quella dei primi anni sessanta, il periodo di massimo fulgore per questa attività. A tale fine è stato varato un progetto di ricerca che coinvolge tre istituzioni scientifiche nazionali, grazie al quale sono stati compiuti progressi significativi nello sviluppo di nuove varietà con maggiore rendimento e resistenza alle malattie e alle avversità. I nuovi ibridi sono stati ottenuti incrociando varietà locali con cultivar provenienti dall’Africa. Secondo i ricercatori ciò consentirà non soltanto di accrescere la produttività, ma anche di preservare il materiale genetico delle specie dell’isola.
Biotecnologia, nel futuro del chicco cubano
Il passo ulteriore sarà ora costituito dall’impianto di circa 3 mila esemplari delle nuove specie in una stazione agricola sperimentale, prima della diffusione su larga scala. Rimane da vedere, tuttavia, se queste varietà migliorate riusciranno a invertire il declino dell’industria del caffè cubana, che ha registrato nel 2009 fa il peggior raccolto della sua storia moderna: appena 5.500 tonnellate. Nello stesso anno, il governo ha dovuto spendere 50 milioni di dollari per importare 18 mila tonnellate di caffè, necessarie a far fronte alla domanda interna.
“Un lusso” ha dichiarato il leader cubano Raul Castro, che il paese “non si può permettere”. “La produzione di caffè è un problema strategico per Cuba” ha affermato il vice ministro dell’agricoltura Ramon Frometa prendendo la parola alla I Conferenza internazionale sul caffè e il cacao che si è svolta a La Havana lo scorso giugno. Tra le cause del declino ci sono “la mancanza di stanziamenti e risorse, nonché scelte e pratiche sbagliate, che hanno scoraggiato i produttori” ha dichiarato il titolare del dicastero Gustavo Rodriguez Rollero. I
piani attuali puntano a rilanciare il settore del caffè, che, negli auspici del governo, dovrebbe diventare, un giorno, una voce significativa dell’export dell’isola. La nuova strategia di sviluppo prevede una riforma del sistema dei prezzi pagati ai produttori e una riorganizzazione delle piantagioni. L’obiettivo delle autorità è quello di far risalire la produzione a 20 mila tonnellate entro il 2015 e di stabilizzare in seguito i raccolti attorno alle 28-30 mila tonnellate.
In Colombia cala la partecipazione del caffè al prodotto interno lordo il agricolo del Paese
Le difficoltà attraversate negli ultimi anni dal settore caffeario della Colombia sono visibili anche nelle cifre relative al pil. Secondo uno studio elaborato dal massimo organismo di categoria, la Società degli agricoltori della Colombia (Sac), la partecipazione comparto del caffè al pil agricolo è passata dal 9,1% nel 2000 al 5,6% nel 2011, tanto da venire sopravanzata da frutticoltura e floricoltura.
Secondo le conclusioni dello studio, il ridimensionarsi del settore caffeario è dovuto a una serie di ragioni più volte ribadite dalla Federazione nazionale dei produttori di caffè della Colombia. Tra queste, il programma di rinnovo colturale in atto, che sta sottraendo temporaneamente alla produzione centinaia di migliaia di ettari. A incidere sono stati inoltre l’andamento climatico anomalo degli ultimi anni e la proliferazione della ruggine del caffè (roya). “Nonostante il forte calo produttivo, la caffeicoltura mantiene la sua importanza sociale ed economica – ha dichiarato il direttore esecutivo di Fedecafé Luis Genaro Muñoz – da essa dipendono 563 mila produttori e, comprendendo nel calcolo i familiari, 2,8 milioni di persone, pari al 25% della popolazione rurale del paese. Il caffè ha portato l’anno scorso entrate per 5 mila miliardi di peso, che hanno rivitalizzato le economie locali e generato una maggiore capacità di consumo”. Muñoz ha sottolineato che anche la floricoltura, al pari del caffè, ha risentito negli ultimi 3 anni, oltre che del clima, dell’andamento al rialzo della valuta colombiana. “La produzione è in recupero – ha osservato in merito– ma il vero problema della caffeicoltura, come di tutti i settori agricoli, è stata soprattutto la rivalutazione del peso”. Le difficoltà dei produttori sono state riconosciute anche dal ministro dell’agricoltura Juan Camilo Restrepo, che ha però sottolineato il forte impegno del governo a favore del comparto del caffè, cui è destinato il 40% del credito erogato dal Banco Agrario. Parlando delle difficoltà del proprio settore, il direttore promozione dell’associazione colombiana degli esportatori di fiori (Asocolflores) Jairo Cadavid ha spiegato che esse sono state affrontate dagli operatori innanzitutto attraverso la diversificazione dei mercati, grazie alla quale la Colombia esporta oggi in 88 paesi di tutto il mondo, tra cui Russia, Giappone e Australia. “La Colombia esporta più di 1.600 varietà di fiori – ha spiegato Cadavid – e la vendita di composizioni floreali, in particolar modo negli Stati Uniti e in Inghilterra, genera un valore aggiunto unico e differenziato rispetto ai paesi nostri concorrenti”.