domenica 22 Dicembre 2024
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Cristina Caroli sull’intervento dello psichiatra Paolo Crepet (che ha dato dell’imbecille ai baristi): “La nostra sfida più grande? Superare ogni giorno supponenza e maleducazione”

L'esperta del chicco in risposta al sociologo: "Coloro che vengono definiti imbecilli, non solo lavorano, tanto e in fretta e furia rispettando i tempi dell’italiano medio al bancone - che sono più o meno quelli che intercorrono tra il verde al semaforo e il colpo di clacson dall’auto che ti sta dietro dietro - ma lo fanno magari sorridendo e riuscendo ad inserire in un servizio velocissimo, e neanche considerato, la ricercatezza di una decorazione in un cappuccino estratto a regola d’arte. Non è di certo l’insulto a toccarmi, perché so benissimo che in questo confronto l’imbecille non sono io o i miei colleghi, ma perché quando ci si pone al di sopra degli altri sottolineando titoli accademici e dilettandosi a fare gli opinionisti, cioè giudicare a pagamento altre persone, bisognerebbe avere la correttezza e la deontologia di capire quando si va oltre un certo limite"

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Cristina Caroli rientra tra le figure di spicco della coffee community grazie ai ruoli istituzionali ricoperti in Sca Italy, ma anche in qualità di divulgatrice e appassionata sostenitrice del caffè. L’esperta del chicco parla questa volta dell’intervento di Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista e opinionista, il quale ha definito in un intervento i baristi che servono i cappuccini decorati ai propri clienti degli “imbecilli”. Leggiamo di seguito la risposta di Cristina Caroli.

La risposta di Cristina Caroli a Paolo Crepet

MILANO – “Ciò che viene pubblicato in maniera anche compulsiva nelle varie piattaforme che il web offre, lo sappiamo tutti, è della più varia natura e spesso rappresentativo del vuoto pneumatico. Si tratta molto spesso di una abitudine irrinunciabile quella di fotografare qualunque cosa ci si para di fronte e di condividere poi lo scatto con gli altri attraverso i social.

La critica di un opinionista televisivo, tra l’altro sociologo, ci può anche stare. Siamo tutti un pochino bulimici di contenuti, ossessionati da questa quantità enorme di immagini di qualunque genere da guardare o da pubblicare, e spesso ci facciamo prendere la mano, ammettiamolo, ma questa volta la critica assume un tono completamente diverso.

A farne le spese non sono gli utenti che hanno la sciagurata idea di condividere la fotografia di una tazza di cappuccino decorato, bensì i baristi che servono i cappuccini decorati ai propri clienti, che vengono definiti dall’esimio opinionista Crepet degli imbecilli durante un suo intervento diffuso poi, guarda caso, attraverso i social e precisamente un canale Youtube.

Un po’ perché sono barista e un po’ perché detesto le persone teoricamente di cultura, ma che per vezzo o per strappare una risata, si abbandonano a insulti gratuiti nei confronti di categorie intere di persone, vorrei entrare nel merito.

Il signor Crepet emette un giudizio del genere senza avere mai sperimentato neanche per cinque minuti il tipo di vita che queste persone fanno, e soprattutto offendendo persone che lavorano in modo professionale, attento, appropriato, educato: qui non stiamo parlando di persone becere che hanno atteggiamenti stupidi.

Coloro che vengono definiti imbecilli, non solo lavorano, tanto e in fretta e furia rispettando i tempi dell’italiano medio al bancone – che sono più o meno quelli che intercorrono tra il verde al semaforo e il colpo di clacson dall’auto che ti sta dietro dietro – ma lo fanno magari sorridendo e riuscendo ad inserire in un servizio velocissimo, e neanche considerato, la ricercatezza di una decorazione in un cappuccino estratto a regola d’arte.

Non è di certo l’insulto a toccarmi, perché so benissimo che in questo confronto l’imbecille non sono io o i miei colleghi, ma perché quando ci si pone al di sopra degli altri sottolineando titoli accademici e dilettandosi a fare gli opinionisti, cioè giudicare a pagamento altre persone, bisognerebbe avere la correttezza e la deontologia di capire quando si va oltre un certo limite.

Non sono una sociologa ma mi sono chiesta perché questo insulto gratuito? Forse perché la figura del barista in Italia non è rispettata? Forse perché al lavoro che fa il barista quotidianamente, ovvero erogare delle tazzine di caffè o cappuccino non viene dato nessun valore?

Quello che trovo seccante è che questa persona ha audience, quindi influenza spettatori che poi saranno clienti nei nostri locali.

L’episodio è rappresentativo di un luogo comune, della incapacità di riconoscere da parte di molte persone lo sforzo che viene fatto e il sacrificio da parte di baristi che investono per qualificarsi professionalmente proprio per fare queste cose … che poi vengono definite “da imbecilli” da una persona superficiale che invece si professa conoscitore della mente umana e degli aspetti sociologici, oltre che educatore: questa è la cosa che mi fa più ridere.

Quindi ci dia pure degli imbecilli il signor Crepet, la cosa non ci tocca, perché continueremo con orgoglio professionale a presentare ciò che facciamo nel migliore dei modi, anche a persone come lui che non sono in grado di apprezzarlo, perché la sfida più grande nel nostro mestiere non è la fatica: ma è superare ogni giorno la supponenza e, a volte, la maleducazione“.

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