Crollo verticale dei consumi fuori casa con crescente difficoltà a riscuotere i crediti Ristoranti senza prenotazione, bar che somministrano meno caffè e brioche e alla sera pizza al posto di una cena classica: sono i cambiamenti degli stili di vita degli italiani accentuati dalla crisi economica degli ultimi sei anni
MILANO – Per combattere l’erosione del reddito più famiglie preferiscono far rientrare i consumi in casa: torte e biscotti fatti in casa, brioche e vino acquistati al supermercato o magari al discount. Le famiglie si difendono come meglio possono da una disoccupazione al 12% e da una Cig che coinvolge oltre mezzo milioni di lavoratori. E, in primis, tagliano i consumi meno indispensabili.
Un quadro diverso da quello dipinto dall’ufficio studi della Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, aderente a Confcommercio: segnala che, nonostante la crisi, gli italiani hanno voglia di uscire sempre di più. A fronte di una fisiologica flessione dei consumi dovuti alla congiuntura non favorevole, frequentare bar, ristoranti e locali resta comunque una piacevole abitudine.
Nel 2012 gli italiani hanno speso 73 miliardi tra bar, ristoranti e take away, pari al 35% della spesa alimentare. Sempre più amata la colazione al bar assicura la Federazione (1,5 miliardi di consumazioni all’anno), in calo la pausa pranzo mentre, a sorpresa, rileva che aumenta il numero degli italiani che escono a cena, magari puntando sulle pizzerie dove lo scontrino é più basso dei ristoranti.
Insomma quest’anno i consumi totali in Italia puntano a un calo vicino al 3% mentre Fipe stima una contrazione per ristoranti e bar dell’1,3%, meno dell’1,7% del Pil. Del resto gli stessi fornitori dei pubblici esercizi parlano di un crollo verticale dei consumi fuori casa con crescente difficoltà a riscuotere i crediti. Ma evidentemente la voglia degli italiani per pizze, caffè e brioche è (quasi) più forte della crisi.