MILANO – La crisi del retail americano, messo al tappeto dal boom dell’ecommerce, evoca lo spettro della grande crisi degli anni duemila. E il timore che possano ripetersi le scene di dieci anni fa, quando camminando nel cuore di Manhattan si potevano contare decine e decine di saracinesche abbassate.
Una situazione che secondo il ceo di Starbucks, Howard Schultz, si sta riproponedo oggi, anche se non ancora nei termini drammatici del 2008.
La scorsa settimana, nel corso della riunione annuale del gruppo, Schultz ha detto:
“Non ero chiaroveggente tre anni o quattro anni fa, quando dicevo che la crescita dell’e-commerce avrebbe avuto un effetto drammatico sugli acquisti nelle catene di distribuzione tradizionali. Questa situazione ha comportato un’enorme compressione in termini di quantità di rivenditori. Perché un numero inferiore di clienti entra nei loro negozi” ha spiegato.
E ha poi aggiunto: “Risultato finale: stiamo assistendo a una proliferazione in tutto il paese di vetrine vuote. Abbiamo fatto una passeggiata a New York due settimane fa, dalla 59esima alla 79esima a Madison Avenue. E abbiamo perso il conto di quanti negozi vuoti ci siano a Manhattan. Mi ha ricordato la crisi finanziaria catastrofica nel 2008″.
Ciò che sta accadendo – ha poi spiegato Schultz – è molto semplice: negli ultimi cinque -dieci anni, gli affitti sono saliti alle stelle mentre i clienti sono calati drasticamente. Questo ha ridotto le possibilità di sopravvivenza dei negozi.
Mariangela Tessa