MILANO – A cinque anni dalla crisi finanziaria la crescita debole in Europa, la ripresa a singhiozzo negli Stati Uniti e il rallentamento della Cina lasciano la politica e le banche centrali a chiedersi cosa fare.
Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando come i timori sulla crescita economica globale sono in aumento. La Banca Centrale Europea si muove verso politiche di ulteriore allentamento monetario «per prevenire che l’area euro scivoli in un periodo di stagnazione economia». La Fed cerca con cautela di frenare gli aiuti all’economia. Le autorità cinesi spingono le banche ad aprire il credito a chi cerca di acquistare la prima casa.
Un senso di difficoltà che si fa sentire sulle piazze finanziarie. «Ci vorrà molto tempo prima di vedere una ripresa reale. Sono scettico su come e se possiamo crescere – afferma Andrea Illy, amministratore delegato di Illy Caffè -, e avverto le stesse impressioni fra gli imprenditori e i consumatori in Italia».
«Ritengo che vedremo un’accelerazione nella seconda parte dell’anno ma più tempo impieghiamo a raggiungere quella crescita del 3% che molti prevedono, più dobbiamo preoccuparci della possibilità che ci siano altri fattori non pienamente capiti» mette in evidenza Eric Rosenberg, presidente della Fed di Boston, con il Wall Street Journal. A complicare il quadro negli Stati Uniti sono i segnali di un’inflazione che si sta avvicinando all’obiettivo del 2% e questo potrebbe rendere più difficile il dibattito all’interno della Fed.
La Cina è l’atro fattore che sta ridisegnando l’outlook economico globale: le vendite di case nei primi quattro mesi dell’anno sono scese del 9,9%, le vendite al dettaglio e la produzione industriale stanno rallentando. Le autorità cinesi hanno già messo in campo misure di «mini-stimolo».
«Per ora gli sforzi maggiore per rilanciare la crescita sono in Europa. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha avvertito i mercati su un possibile annuncio in giugno» afferma il Wall Street Journal, sottolineando che alla Bce, così come alla Fed, molti hanno dubbi su quanto e cosa fare di più per rafforzare l’economia che fa fronte a molti venti contrari, molti dei quali al di là del mandato delle banche centrali.