La parola a Luca Solari, amministratore delegato Covim e già Presidente del Comitato Italiano del caffè, che commenta l’attuale contesto che vede il settore caffeicolo in estrema difficoltà: come la sua azienda ha affrontato questi anni di messa alla prova e che hanno segnato un ultimo bilancio in rosso, anche se in maniera limitata.
Luca Solari, ceo Covim insieme ad uno dei soci Claudio Picci, spiega senza giri di parole: “Non è una notizia che ci ha colto impreparati. Difatti si tratta di una perdita molto contenuta rispetto ai rumors che si sentono riguardo altre aziende del settore che hanno avuto maggiori difficoltà. Bisogna essere coerenti, senza nascondersi dietro a un dito.
Covim è un’azienda che si è presente sia in Italia sia all’estero. E in tutte e tre le classi merceologiche dove il caffè viene venduto: horeca, vending, GDO con marchio proprio e quello del distributore. Per questo teniamo molto in considerazione il mantenimento degli standard qualitativi, delle schede tecniche concordate per la creazione dei nostri prodotti. Volevamo segnalare con molta preoccupazione le problematiche per tutta la filiera a tutti gli operatori lungo di essa.
Abbiamo bisogno di coinvolgere tutta la supply chain, a partire dai fornitori, dai nostri clienti B2B e B2C affinché ci si renda conto della crisi che sta colpendo tutto il comparto. “
Una perdita contenuta, quella di Covim
“Per quanto riguarda le perdite di Covim, i bilanci ancora non sono stati resi ufficiali e per ora si parla soltanto di dati tendenziali. Abbiamo avuto comunque un incremento notevole di fatturato e di volumi di vendita.
Tuttavia, il vero problema è trovare l’equilibrio tra le marginalità e le spese sostenute per la materia prima. Pensiamo solo che sono più di tre anni che il prezzo del caffè sta aumentando senza sosta. Un andamento mai successo negli anni precedenti, a partire dagli anni ’70 quendo i picchi si esaurivano nell’arco di un massimo di sei mesi, un anno.
Questa volta non è stato così: Oltre ai soliti fattori climatici che possono influenzare certamente ma che alla lunga possono però essere riassorbiti perché riguardano specifici Paesi d’origine, esiste il problema dell’aumento della domanda di caffè, contro l’offerta dei Paesi esportatori non sufficiente per sostenerla.
Le scorte di riferimento nei porti di imbarco (indicatori per le Borse di Londra e New York) si sono assottigliate e hanno determinato le impennate.
All’inizio di questo periodo di tre anni l’Arabica avevamo una quotazione intorno ai 120-150 cent per libbra e ora, a mese di gennaio 2025 ha sforato i 400 cent per libbra. Invece, per quanto riguarda la Borsa di Londra sulla Robusta, si è passati dai 1.500-2.000 dollari per tonnellata, ai 6.000 dollari per tonnellata.
Vanno inoltre considerati i differenziali sui valori di borsa relativi alle diverse origini/qualità che si intendono acquistare, anch’essi in alcuni casi quintuplicati
Se a tutto ciò si aggiunge che il dollaro, la valuta di riferimento per entrambe le nostre Borse, si è prezzato di un ulteriore 15-20% rispetto all’euro, il quadro si complica ulteriormente. Non solo: esistono tutti gli altri fattori che hanno inciso nel penalizzare il comparto delle torrefazioni, come i noli – e non solo per la chiusura del Canale di Suez ma anche per motivi congeniti al settore – gli aumenti su tutte le materie come plastiche, alluminio e non ultime, le tensioni sugli acquisti di energia elettrica e di gas.
Per cui, il messaggio che vogliamo dare è che abbiamo bisogno di una maggiore condivisione in tutta la filiera degli operatori del caffè, per far sì che questo comparto così importante per la tradizione del mercato italiano e non solo, venga preservato. Sia in termini di tutela delle stesse aziende e per rispettare gli standard qualitativi.”
Solari: “Confidiamo che l’esercizio 2025 abbia un andamento opposto”
“Il 2024 era partito per le torrefazioni con i primi sei mesi relativamente stabili e gli altri sei, in particolare il quarto trimestre, con un’ulteriore impennata delle condizioni d’acquisto. Prevediamo per il 2025 un primo trimestre e probabilmente anche il primo semestre ancora caratterizzato da forti tensioni, con un trend di aumenti dei prezzi ancora in crescita. Nel corso del 2025 cercheremo di allineare i listini di vendita e con l’obiettivo nel secondo semestre 2025 di riequilibrio tra le voci di costo e di ricavo, ristabilendo una parità.
Confidiamo che il trend dei rincari possa addirittura ripiegare di un 10-20%, come avanzano le ultime analisi Reuters, e questo ci permetterebbe di prendere una boccata di ossigeno.”
Covim nel vending
“Sicuramente i prezzi di questo canale sono marginali ed è necessario un interscambio continuo con i responsabili agli acquisti per trovare un equilibrio. Ci sono grosse difficoltà per riuscire ad assorbire da parte dei grandi gruppi nostri clienti, questi aumenti. Ma l’aumento dei prezzi fa parte di un processo inevitabile anche in questo canale.”
Quali sono le strategie che state mettendo in campo per superare la crisi?
“Covim sta cercando di efficientare innanzitutto la procedura di lavoro e di assetto. Abbiamo da gennaio 2024, accorpato la sede commerciale nella sede in cui esisteva l’unità produttiva storica nell’entroterra di Genoa, nel comune di Tribogna. Abbiamo aperto i nostri nuovi uffici e ora possediamo uno spazio unico per migliorare l’efficienza sotto ogni punto di vista.
Abbiamo investito in questi due anni di lavori, sul nostro nuovo polo logistico con 6.400 posti pallet, gestito da navette laser guidate con un intervento degli operatori sempre più limitato. Questo, insieme al nostro sforzo, di mantenere elevati standard qualitativi senza compromessi, ci auguriamo ci faccia attraversare questi periodi di tempesta. Continuiamo a puntare ugualmente su tutti e tre i canali.”
“Una presa di coscienza del consumatore finale è necessaria”
“Al fine di comprendere che il caffè è un prodotto, seppur popolare, che va valorizzato soprattutto quando si acquista di un certo pregio.
Il primo problema è avere la capacità di acquistare sul mercato, riuscendo a reperire il caffè e a farne maggiore scorta, in modo da non alterare la composizione delle miscele.
L’approvvigionamento e la disponibilità di crudo sul mercato mondiale sono due punti critici. Molte aziende meno strutturate non riescono più a mantenere le percentuali abituali della proprie miscele di vendita. Per realizzare il prodotto finito bisogna avere delle risorse per sostenere il costo della materia prima, e giocare un po’ in anticipo.
Dall’altra parte, il comparto del canale bar, qualora riuscisse a proporre almeno una tazzina media almeno intorno all’euro e 50, potrebbe garantire una remunerazione migliore anche per i gestori. “