CITTA’ DEL MESSICO – In Costa Rica si fa fatica a raccogliere il caffè: chi lavora nei campi per occuparsi di questa mansione scarseggia e c’è bisogno di nuova manodopera prima che la situazione sfugga al controllo. Si chiede per cui l’arrivo di migranti, soprattutto dal Nicaragua, per non lasciare il raccolto andare a male. Un passaggio che però, soprattutto in un momento di pandemia globale, non è così semplice. Leggiamo i dettagli dall’articolo di Vittorio Romanello su repubblica.it.
Costa Rica Coffee Institute (Icafe) avvisa: manca mano d’opera
Così Icafe mette in guardia sulla necessità di reclutare lavoratori per la raccolta del raccolto di caffè 2020-2021; così l’Istituto ha concordato assieme alle autorità governative del piccolo Paese centroamericano l’'”apertura eccezionale e controllata” delle frontiere a persone migranti provenienti soprattutto dal Nicaragua per raccogliere il caffè.
Un accordo per riaprire le frontiere ai lavoratori nicaraguensi. Secondo Icafè si avrà bisogno di 74mila persone, e, a pochi giorni dall’inizio della raccolta, si sono riusciti ad impiegare solo 20mila persone. Di fronte a questa urgenza, il ministero dell’Agricoltura e dell’allevamento, insieme al Ministero del Lavoro, il Ministero della Salute, la Direzione generale della migrazione e dell’immigrazione e appunto Icafe, hanno redatto un protocollo per riaprire il confine ai lavoratori nicaraguensi.
«Questo sforzo è stato concepito nell’ambito di uno schema di richiesta di manodopera, precedentemente richiesto dai produttori, che consentirà l’ingresso programmato e responsabile. Non è un’apertura massiccia delle frontiere, stiamo parlando di un accesso controllato che avviene una volta che il produttore ha identificato e contattato i raccoglitori, dunque questi si recheranno in Costa Rica, con i mezzi di trasporto autorizzati dal governo”, si legge nella dichiarazione di Icafe.
Necessario un protocollo sanitario per gli arrivi in Costa Rica
Il piano è entrato in vigore il 1 ° novembre scorso. Sono state studiate anche le misure sanitarie per prevenire focolai di Covid 19: le persone quando arriveranno alla frontiera si sottoporranno a esami medici, e successivamente saranno trasferiti nella rispettiva azienda agricola dove manterranno un isolamento di 14 giorni, come stabilito dalle autorità sanitarie. Costa Rica ha dovuto affrontare la questione del lavoro migrante e della sua importanza, dopo la chiusura delle frontiere dei mesi passati. Non solo il caffè, sono anche altri i settori afflitti dalla mancanza di manodopera, pensiamo agli oltre 40mila taglialegna nicaraguensi che annualmente si spostano dal Nicaragua al Costa Rica ogni anno.
La situazione si ripete in Messico. Un problema analogo è quello dei lavoratori guatemaltechi nel Soconusco, nello stato del Chiapas nel sud del Messico, un’area da sempre adibita alla raccolta del caffe. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’Associazione messicana della catena produttiva del caffè (AMECAFE) e l’Associazione nazionale dell’industria del caffè (ANICAFE) hanno deciso di unire le forze per l’elaborazione di cinque protocolli relativi alla sicurezza e alla salute in il lavoro e le misure di prevenzione e mitigazione per affrontare la pandemia. Infatti, le piantagioni di caffè al confine del Chiapas dipendono dai lavoratori migranti guatemaltechi, la maggior parte dei quali sono impiegati in modo informale: pratiche aprono la strada allo sfruttamento, all’abuso e, in tempi di pandemia, aumentano i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, soprattutto migranti perché spesso sono in condizioni di maggiore precarietà e vulnerabilità.
Le assunzioni di amici e parenti
Nel Report dell’Organizzazione internazionale del lavoro dedicato proprio ai lavoratori guatemaltechi nelle piantagioni di caffè del Messico durante la pandemia, si evidenzia la necessità di un’equa assunzione e si afferma che la migrazione stagionale e le relative assunzioni vengono effettuate attraverso reti informali o addirittura attraverso amici e parenti il che complica l’ingresso regolare, le buone pratiche di assunzione e la prevenzione dello sfruttamento e degli abusi. Le pratiche informali sono caratterizzate dalla mancanza di protezione legale, ma una corretta contrattazione dei lavoratori è essenziale soprattutto durante la pandemia.
Le frontiere chiuse e i rischi per il raccolto
Molti proprietari delle piantagioni di caffè in Chiapas sono preoccupati perché il raccolto dipende dal lavoro dei lavoratori guatemaltechi e quest’anno la crisi causata dalla pandemia ha fatto chiudere le frontiere con il rischio di non riuscire a raccogliere il prodotto a settembre. Secondo il Report a Huehuetenango, una città di confine in Guatemala, sono molti i lavoratori che aspettano con ansia di ricevere notizie dai reclutatori informali (enganchadores) per sapere se e quando sarà in grado di attraversare il confine e andare in Messico a lavorare nei campi.