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Costa Rica: produzione in calo sin da quest’anno per effetto della roya

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MILANO – Anche per la Costa Rica si prospetta un consistente calo produttivo dovuto al proliferare della ruggine del caffè. Secondo il Report annuale diffuso questo mese dalla rete informativa globale del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda), il paese latino americano ha prodotto nel 2012/13 1.670.471 sacchi di caffè da 60 kg, con una flessione del 5,95% rispetto al 2011/12. Andrà ancora peggio nel 2013/14: il report prevede infatti che il raccolto subirà un ulteriore calo del 15% (quasi 250.500 sacchi in meno) attestandosi a 1,42 milioni di sacchi. Un’inversione di tendenza che fa seguito a un paio di anni caratterizzati da una parziale ripresa produttiva.

Costa Rica: novità sulla produzione

La causa principale, come già detto, è il diffondersi epidemico dell’Hemileia Vastatrix, che ha colpito, in maggiore o minore misura, il 65% delle superfici coltivate. Circa 15.900 ettari di piantagioni (grosso modo un quarto della superficie totale) sono stati aggrediti in modo grave dalla malattia crittogamica, con segni evidenti quali defoliazione, caduta prematura dei frutti, esaurimento degli arbusti. Il minor volume di precipitazioni registrato tra giugno e novembre – si legge nel report – ha indotto molti produttori ad abbassare la guardia e a trascurare profilassi e pratiche agricole, nella convinzione che la situazione fosse sotto controllo: un eccesso di confidenza che i più hanno pagato molto caro.

Chi si è attenuto scrupolosamente alla prevenzione prescritta e ha applicato i fungicidi come raccomandato è riuscito spesso a contenere i danni. La malattia ha avuto un’incidenza maggiore nel sud del paese, in particolare nei cantoni di Perez Zeledon e Coto Brus.

I produttori più gravemente colpiti si trovano ora di fronte a due alternative

Compiere un intervento drastico di potatura degli arbusti o sostituirli, possibilmente con varietà resistenti alla ruggine. In entrambi i casi dovranno sopportare tempi lunghi di fermo produttivo. Secondo dati preliminari diffusi dall’istituto del Caffè della Costa Rica (Icafé) non meno di 5mila ettari coltivati a caffè dovranno essere totalmente rinnovati. Tale stato di cose – unito alla lentezza con la quale procede il piano di rinnovo colturale avviato nel 2010, nonché ai problemi climatici – induce al pessimismo per la prossima stagione di raccolto e motiva le previsioni al ribasso per il 2013/14.

Icafé ha distribuito fungicidi ai produttori nell’ambito di un programma di assistenza finanziato dal governo, con uno stanziamento di 4 milioni di dollari, erogato successivamente alla dichiarazione dello stato di emergenza fitosanitaria avvenuto lo scorso gennaio. Il governo della Costa Rica sta cercando ottenere il via libera dal parlamento a un piano da 40 milioni di dollari, che serviranno a finanziare il rinnovo con cultivar resistenti e a sostenere i produttori durante il periodo di fermo produttivo.

Export Costa Rica

Nelle previsioni del report, l’export subirà quest’anno un calo del 17% scendendo a 1,18 milioni di sacchi, contro 1.421.741 sacchi nel 2011/12 (1.224.387 nel 2010/11). A valore, la variazione negativa si preannuncia ancora più accentuata, per effetto del calo dei prezzi. Gli imbarchi della Costa Rica hanno subito una consistente flessione rispetto ai primi anni duemila quando il paese centroamericano arrivò a esportare oltre 2 milioni di sacchi all’anno (2.016.971 sacchi nel 2001/02). Anche i mercati di destinazione sono cambiati. In passato, la parte più consistente dei flussi commerciali si dirigeva vero Europa e Giappone.

Oggi oltre la metà delle esportazioni prende la via degli Stati Uniti, che nel 2011/12 hanno importato dalla Costa Rica 733.095 sacchi di caffè (51,56%). Volumi significativi vengono inoltre imbarcati verso il Belgio (189.670 sacchi), la Germania (85.402 sacchi) e l’Italia (61.191 sacchi).

Nel 2011/12, le esportazioni di caffè della Costa Rica hanno raggiunto un valore di 479,8 milioni di dollari

Quasi il 20%in più rispetto all’annata precedente. Nonostante il ridimensionamento subito nel corso dell’ultimo decennio, il caffè rimane a valore la terza voce dell’export agricolo, dietro a banane e ananas. Mercato interno I consumi interni rimangono elevati: 380mila sacchi nel 2011/12, per una popolazione di circa 4 milioni e mezzo di abitanti. Secondo statistiche Ico, relative all’anno solare 2011, il dato pro capite è uno dei più elevati tra i paesi produttori: 3,6 kg, inferiore soltanto a quello di Honduras e Brasile.

Le previsioni per quest’anno prevedono un ulteriore incremento a 390mila sacchi. Le vendite di caffè verde all’industria nazionale sono scese ai minimi degli ultimi 8 anni nel 2011/12 (appena 237mila sacchi contro 281.850 nel 2010/11) determinando una ripresa delle importazioni di caffè di minore qualità da paesi quali Nicaragua, Honduras e Messico. Secondo il report, la situazione potrebbe cambiare nei prossimi anni, anche per effetto delle più efficienti politiche di approvvigionamento adottate dai torrefattori.

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