MILANO – La Costa d’Avorio vuole tornare a occupare un posto di rilievo nella carta geografica dei produttori mondiali di caffè. Per farlo, il governo di Yamoussoukro ha varato un piano di rilancio e sviluppo del settore, finanziato con uno stanziamento di 8 miliardi di franchi CFA (circa 12,16 milioni di euro).
“Puntiamo a raggiungere il traguardo delle 400 mila tonnellate all’anno di caffè entro il 2020” ha dichiarato il ministro dell’agricoltura Mamadou Sangafowa Coulibaly. Nelle ultime due annate, la produzione ivoriana si è attestata a 2-2,1 milioni di sacchi (dati Ico).
La Costa d’Avorio è stata, in passato, il primo produttore africano. Il picco storico risale al 1999/2000, quando si registrò un raccolto record di 6,32 milioni di sacchi. Un decennio di disordini interni, culminato nel conflitto civile del 2011, ha fatto declinare la produzione sino a un minimo di 982.000 sacchi.
Le riforme attuate a partire dal 2012 hanno posto fine a oltre 10 anni di liberalizzazione reintroducendo un prezzo garantito al produttore, attualmente pari a 620 CFA (1,18 dollari) al chilogrammo.
Il piano farà leva anche sulle partnership con il settore privato, a cominciare da quella recentemente sottoscritta con Nestlé.
Come ha spiegato Mauricio Alarcón, direttore generale di Nestlé Côte d’Ivoire, la multinazionale elvetica si è impegnata a distribuire, di qui al 2022, nell’ambito del Piano Nescafé, 27 milioni di piantine ad alto rendimento e a formare 30 mila produttori alle buone pratiche agricole, in conformità con le norme minime di sostenibilità del Codice 4C.
L’accordo quadro prevede già entro la fine dell’anno la distribuzione di 1,8 milioni di piantine e la formazione di 13 mila produttori.
Il Piano Nescafè è un’iniziativa mondiale volta a promuovere le filiere sostenibili del caffè in 14 paesi produttori. Esso punta a favorire lo sviluppo di un’agricoltura responsabile nei paesi di origine migliorando nel contempo la qualità dei raccolti e le remunerazioni dei produttori.
A valle della filiera, il Piano si propone di ridurre l’impatto ambientale delle attività di trasformazione industriale, nonché di sensibilizzare il consumatore finale.
“Il nostro impegno è quello di creare valore aggiunto lunga tutta la supply chain, dalla piantagione alla tazza di caffè” ha sottolineato Alarcón.