MILANO – Per secoli, i caffè sono stati la culla della cultura parigina. Fucina di fermenti artistici e passioni politiche. Luoghi celebri, nei quali si sono scritte pagine importanti della storia di Francia. Ma, nella Parigi del XXI secolo i caffè sono soprattutto un affare da multinazionali. Lo sanno bene le catene come Costa Coffee e Starbucks.
Anche in riva alla Senna – come sulla sponde del Tamigi o alla foce del fiume Hudson – le grandi insegne mondiali della caffetteria combattono da tempo una guerra senza quartiere.
Costa Coffee e Expansion
Gli ultimi arrivati nella capitale francese – scrive il prestigioso mensile economico L’Expansion, in un recente articolo a firma di Corinne Scemama – sono gli inglesi di Costa Coffee.
La loro presenza è limitata per il momento al solo locale aperto lo scorso dicembre all’interno della Gare de Lyon, in partnership con Elior Concessions.
Ma secondo voci riportate da numerosi media britannici, Costa starebbe sondando il mercato immobiliare della Ville Lumière . Alla ricerca di location di prestigio per il suo debutto nelle high street parigine.
Le intenzioni sono serie
Ma la concorrenza si annuncia nutrita e agguerrita, nonostante la crisi non risparmi nemmeno i nostri cugini d’oltralpe.
C’è chi gioca in casa – come la francese Columbus Café – e chi è di casa (quasi) ovunque, come Starbucks. Che vanta un’ottantina di locali in terra francese, e McCafé, con i suoi 160 punti vendita.
Senza dimenticare gli italiani
A cominciare dai grandi. Come Lavazza, che ha nella Francia il suo secondo mercato, dopo l’Italia. O Segafredo. Presente addirittura all’interno del museo del Louvre.
O, ancora, illy, che aprirà a breve il suo quindicesimo locale Espressamente nel prestigioso contesto della place de l’Odéon.
Un moltiplicarsi di insegne
Che riflette anche l’affermarsi di nuove dimensioni di consumo. Come quella del consumo per asporto di bevande calde. Che, come segnala l’articolo, è passata dall’1% al 27% del totale.
Starbucks è sbarcata a Parigi nel 2004
Aprendo il suo primo locale nella Avenue de l’Opéra. Pur potendo contare sul prestigio di un marchio forte e su un clientela cosmopolita, la catena americana non ha avuto vita facile.
Infatti, ha dovuto inventarsi tutta una serie di innovazioni (nuove bevande, nuove miscele con una torrefazione più vicina al gusto francese, carte fedeltà ).
Per prendere le misure di questo difficile mercato dove, sino all’anno scorso, non ha mai portato a casa un profitto. (né versato un centesimo a titolo di imposta sulle società).
A questo proposito va detto che, anche in Francia, Starbucks è finita nel mirino dei media
Sebbene senza lo scalpore suscitato in Uk, per le sue pratiche (ancorché lecite) di ottimizzazione fiscale.
Il gigante di Seattle rivendica i meriti storici della Starbucks experience. “Abbiamo ringiovanito e allargato il target delle caffetterie. – dichiara Olivier de Mendez. Direttore marketing e comunicazione di Starbucks France.
– alla fine degli anni novanta, gli studenti universitari avevano smesso di frequentare i caffè. Noi li abbiamo fatti ritornare”.
A fronte dei numerosi nuovi entranti – tra cui anche i belgi di Leonidas e i francesi di Louis Le Duff – Starbucks può far valere la maggiore esperienza e conoscenza del mercato esagonale acquisite sul campo.
Mendez
“La concorrenza ci obbliga a essere più furbi e a differenziare ulteriormente l’offerta” afferma de Mendez. Che annuncia una mezza dozzina di nuove aperture di qui a settembre.
“Se dipendesse da noi andremmo ancora più in fretta. Ma le location strategiche scarseggiano.” aggiunge ancora Mendez ricordando anche i costi elevati dei canoni di locazione e i gravosi oneri sociali a carico delle imprese.
Che ne sarà dei tradizionali caffè alla francese? E dei bistrots e delle brasseries?
Secondo il rappresentante dell’associazione nazionale dei pubblici esercizi Marcel Bénézet, i locali che hanno saputo rinnovarsi nei contenuti e nelle promozioni (Happy Hour, caffè a un euro al banco, wi-fi gratuito) continuano a godere del favore della clientela. Specie di quella più giovane.
Ma la recessione picchia duro anche da queste parti. Infatti, le cifre sulle chiusure non mancano di preoccupare. (“più che di Starbucks e Costa ho paura della crisi” ha dichiarato Bénézet).
La crisi sembra risparmiare invece i nuovi re del caffè
Osserva L’Expansion, grazie alla diversità di target (clientela ad alto tenore di vita e turisti) e alla capacità di questi locali di catturare il consumo aspirazionale.
“Il potenziale è enorme e c’è posto per tutti” ha dichiarato Erika Le Noan, direttrice generale di illy France.
A meno che – conclude l’articolo – i francesi, bevitori nostalgici di caffè, non decidano di voltare le spalle alle caffetterie per tornare nei vecchi bistrots. Laddove per secoli hanno fatto e rifatto il mondo”.