NARDÒ (Lecce) – Parte dal cuore del Salento un’iniziativa provocatoria, che vuole essere un atto di ribellione nei confronti del controverso meccanismo delle recensioni sulla rete. Ne è protagonista Antonio Previdero – titolare del Caffè Parisi di Nardò, in provincia di Lecce – . Ha deciso di riesumare un vecchio sistema soppiantato dalla tecnologia: la cassetta dei suggerimenti.
Il tutto accompagnato – come scrive Stefano Manca sul sito Piazzasalento.it –da un accorato appello. Il quale recita così: «Ve la presento: una cassetta delle lettere affinché i clienti possano esprimere, anche in forma anonima, suggerimenti e consigli al mio locale. Però, vi prego, niente TripAdvisor!».
Nardò torna alle origini del passaparola
Un biglietto scritto a penna come alternativa a un post sul celebre sito web, che pubblica ogni giorno milioni di pareri e valutazioni degli utenti. I quali si possono pronunciare su alberghi, b&b, bar e ristoranti di tutto il mondo.
Generatori di odio
Trentatré anni, neretino, Previdero motiva così la sua diffidenza nei confronti di TripAdvisor. «Nessun timore del giudizio del cliente – dichiara. – Ma gli strumenti web, che in teoria danno a tutti l’opportunità di farsi conoscere, apprezzare e promuoversi, sono ormai dei generatori di odio. Questo moderno modo di esprimersi tramite i social – prosegue – manda in disarmo la vecchia comunicazione. Sia quella ristoratore-cliente che quella utente-consumatore».
A Previdero non va giù questo “inquinamento” del dialogo, che in altre forme è sempre esistito, tra cliente e ristoratore
«L’uso distorto di questo strumento – prosegue – può condizionare il mercato a discapito degli operatori dei diversi settori». Altro elemento, il “voto in pagella” al locale. «Il cliente è importantissimo – spiega Previdero. – Ancor più importante è il suo suggerimento costruttivo, non il suo voto. Le attività ristorative sono nate infatti per servire e non per essere votate».
Contro fake account e recensioni false
Per meglio comprendere il fenomeno va ricordato che i recensori di TripAdvisor, pur registrandosi al sito, non sono obbligati a palesarsi con nome e cognome. Infatti, l’identità, viene verificata solo per i proprietari delle strutture recensite. (tramite carta di credito). Mentre ai recensori viene chiesto soltanto un indirizzo email.
Inoltre, anche se i commenti vengono filtrati non si può evitare il fenomeno dei cosiddetti “fake account”. Cioè profili di utenti inesistenti creati a tavolino per recensire positivamente o negativamente questo o quel locale.
Proprio ciò che è accaduto appena un mese fa
Quando un imprenditore salentino è stato condannato dal Tribunale di Lecce a 9 mesi di carcere e 8mila euro di multa. Questo per aver pubblicato su TripAdvisor recensioni false, che l’uomo vendeva ad attività che miravano a costruirsi una buona reputazione in rete. Una sentenza forse storica, che ha già portato i vertici del noto portale di recensioni a dirsi disponibili a collaborare con le autorità competenti. Assieme alle forze dell’ordine per smascherare i furbi.
Così, dal cuore del barocco neretino arriva l’elegante risposta al gigante del web da 29milioni di visitatori al mese. Ovvero una cara vecchia cassetta delle lettere per dire la propria. Carta e penna, come una volta e con tanto di adesivo dall’inequivocabile messaggio: “No TripAdvisor”.
Stefano Manca