MILANO – Da luogo conviviale di incontro e confronto, il bar può anche trasformarsi in luogo di discriminazione razzista. Emblematico, in questo senso, il cartello della foto che riproduciamo qui sopra, affisso all’entrata di un locale situato nella strada principale di Tabatinga, cittadina di 30mila abitanti lungo il confine tra Brasile e Colombia.
La scritta recita infatti: “Proibita la permanenza e la vendita (di alcol) a minori di 18 anni e indigeni”.
Come spiega il quotidiano L’Avvenire, qui siamo nel cuore dell’Amazonia. Il territorio è solcato dal maestoso rio delle Amazzoni, che qui viene chiamato Solimões, il cui corso delimita il confine tra i due paesi.
E la maggior parte della popolazione è nativa
Eppure il razzismo verso quest’ultima è tuttora molto forte, come dimostra il cartello di cui sopra. Non è un caso isolato. Su numerosi locali si trovano simili divieti. Non solo. Vari indigeni hanno riferito ad “Avvenire” di aver dovuto negare la loro origine per evitare di essere cacciati da hotel e ristoranti.
Il clima è ulteriormente peggiorato negli ultimi mesi in cui la questione nativa è tornata alla ribalta per via delle polemiche dichiarazioni del neo-presidente Jair Bolsonaro. Le associazioni indigeniste hanno annunciato un esposto alla Fondazione nazionale dell’indio (Funai), organismo governativo che si occupa della tutela dei nativi.