MILANO – L’Italia si conferma la destinazione più importante per il caffè dell’Uganda. Secondo i dati del Comitato italiano del caffè (Cic), i volumi che importiamo dal paese africano hanno superato, nel 2021, la soglia storica delle 100 mila tonnellate, attestandosi a 101.408.262 kg, pari a 1,69 milioni di sacchi. Un incremento di oltre un terzo (+34,1%) rispetto all’anno solare 2020.
Questi dati fanno dell’Uganda il terzo fornitore dell’Italia, alle spalle del Brasile e del Vietnam.
Ed è proprio al Vietnam, che l’Uganda ha rosicchiato l’anno scorso significative quote di mercato, favorita in ciò dai problemi logistici e sanitari che hanno rallentato gli imbarchi del paese asiatico.
Secondo il servizio informativo estero del dipartimento Usa dell’agricoltura (Usda), la produzione dell’Uganda per l’annata di raccolto 2021/22 (ottobre-settembre) segnerà parzialmente il passo scendendo a 6,25 milioni di sacchi, contro i 6,63 milioni del 2020/21.
Una flessione dovuta al minor raccolto di robusta, in calo del 10%, a 5,3 milioni, da un dato record di 5,9 milioni raggiunto nel 2020.
A incidere negativamente sulla produzione, la siccità che ha interessato le aree a bassa quota, dove si concentra la coltivazione della coffea canephora.
Crescerà invece di oltre il 30% la produzione di arabica, che raggiungerà quota 950 mila sacchi. In questo caso, le condizioni climatiche sono state invece ideali, con una buona alternanza di periodi secchi e di pioggia, che ha favorito lo sviluppo del raccolto.
La situazione si capovolgerà nel 2022/23
Secondo Usda, la produzione tornerà infatti a crescere raggiungendo un nuovo massimo storico di 6,65 milioni di sacchi.
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