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lunedì 04 Novembre 2024
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Così Starbucks batte la concorrenza negli Usa puntando sui dipendenti

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MILANO — Con la disoccupazione negli Stati Uniti al 4,1%, minimo storico da 17 anni a questa parte, le catene della ristorazione hanno serie difficoltà nell’assumere e trattenere i lavoratori. Lo racconta Business Insider, che spiega come per Starbucks questa situazione si trasformi, invece, in un vantaggio competitivo per staccare i concorrenti.

La soddisfazione dei lavoratori influisce sui conti

Secondo Nigel Travis, amministratore delegato di Dunkin’ Donuts, la battaglia per i lavoratori è il problema più grande con cui il settore della ristorazione deve fare i conti quest’anno. Le aziende sono consapevoli del fatto che aumentare la soddisfazione dei dipendenti determina una maggiore fedeltà da parte dei lavoratori, un miglior servizio ai clienti. E ritorni di cassa più elevati.

Le catene che perdono punti

La banca d’affari Ubs, inoltre, ha analizzato i dati del sito di ricerca del personale Glassdoor e ha scoperto che fra le aziende della ristorazione a cui i dipendenti attribuiscono il più basso livello di soddisfazione figurano Wendy’s, KFC, McDonald’s e Dunkin’ Donuts. Rispetto all’anno precedente, inoltre, la soddisfazione dei dipendenti nel 2017 è calata soprattutto da Wendy’s, Chipotle e McDonald’s.

La concorrenza extra-settore si fa sentire

Nonostante un incremento dei compensi dell’1,5% nella ristorazione, le aziende devono competere con player extra-settore per accaparrarsi i talenti. Target e Walmart, infatti, pescano dal medesimo bacino in un mercato del lavoro asfittico. Lo dimostra il caso di Chipotle dove, a dispetto di uno fra i più alti aumenti dei compensi del settore della ristorazione, la soddisfazione dei dipendenti è calata del 3% nell’ultimo anno. Il turnover medio dei dipendenti nella maggior parte delle catene della ristorazione si aggira fra il 150 e il 400%, con un costo medio per l’avvicendamento di duemila dollari a lavoratore.

In che modo Starbucks si differenzia

Le cose vanno diversamente per Starbucks che ha un turnover del 65%, quindi ben al di sotto della media del settore. La catena di caffetterie si dimostra strategicamente attenta ai bisogni dei suoi lavoratori, riferisce The Atlantic. Per esempio, contribuisce a una parte degli affitti dei dipendenti in Cina, ha lanciato forme di finanziamento per i mutui nel Regno Unito. E borse di studio per i dipendenti americani che vogliono frequentare il college. Starbucks, infine, beneficia anche indirettamente della sua politica verso i dipendenti: il 78% dei candidati, infatti, sono anche clienti della catena. Dunque, assicurando un processo di selezione equo e trasparente, Starbucks continua a mantenere alte le quotazioni del marchio presso i suoi stakeholder.

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