CIMBALI M2
venerdì 22 Novembre 2024
  • CIMBALI M2

Così la digital transformation converte Ima in una Smart Factory all’avanguardia

Da leggere

  • Dalla Corte
TME Cialdy Evo
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Gruppo Ima – leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici; alimentari, tè e caffè – ha dato vita ad Ima Digital. Un piano di trasformazione digitale (in atto) che segue quattro direttrici: prodotti, servizi, processi e persone.

Scopi e obiettivi di questo piano vengono raccontati in un interessante articolo apparso su “Industria Italiana”. Di cui vi proponiamo di seguito i passaggi salienti.

Ima Digital, un passo in avanti del Gruppo

L’impresa di Ozzano dell’Emilia (Bologna) – 5.500 dipendenti, 41 stabilimenti distribuiti nei cinque continenti, oltre 1,5 miliardi di euro di fatturato e la componente principale (Ima S.p.a.) quotata alla Borsa di Milano – ha predisposto in materia di digital transformation una ventina di progetti. Tutti attinenti a quattro direttrici: prodotti, servizi, processi, persone. Il piano complessivo ha preso il nome di “Ima Digital”.

Se ne saprà di più a San Marino, in occasione del Forum “Industry X.0 – La trasformazione digitale come driver di sviluppo”

I prossimi 9 e 10 maggio. Per ora, qualche informazione è concessa dal direttore dell’organizzazione e coordinatore di Ima Digital Massimo Ferioli, dal direttore della ricerca e innovazione Dario Rea, dal responsabile comunicazione digital Monica Cervellati e dal direttore Itc e Industry 4.0 Pier Luigi Vanti. Il Gruppo è guidato dal presidente e Ceo Alberto Vacchi.

La nascita di Ima Digital

Il 24 febbraio 2017, Vacchi ha presentato ai dirigenti del Gruppo il programma, per rendere Ima una Smart Factory all’avanguardia. Secondo l’azienda, la leadership per innovazioni e tecnologie di Ima imponeva una posizione altamente competitiva anche nelle sfide dell’Industria 4.0. Nel corso dell’evento Vacchi ha dichiarato che «l’uso degli strumenti della società dell’informazione risiede nel Dna di Ima fin dalle prime applicazioni al mondo della meccanica.

Tuttavia oggi viene richiesto un passo in più e noi ci stiamo organizzando per compierlo. Abbiamo avviato un dibattito costruttivo con il mondo del lavoro per comprendere al meglio le forze in gioco nella “cosiddetta” quarta rivoluzione industriale».

La direttrice “Smart Machines”

Secondo l’azienda, la vastità geografica e la complessa varietà dei business in cui Ima opera ha reso necessaria l’introduzione di tecnologie innovative e sensori all’avanguardia, per ottenere dati complessi e ottimizzare le performance produttive.

Per Dario Rea «rendere i prodotti più smart per i nostri clienti è senza dubbio la premessa essenziale per la creazione di nuovi servizi e di altre attività di trasformazione digitale». Pertanto Ima ha implementato una serie di progetti e iniziative volte a rendere sempre più interconnesse tra loro macchine e impianti.

Il Gruppo ha spostato l‘ attenzione sempre più sul “dato” e sulla capacità di analisi predittiva: le informazioni ricavate dalla conoscenza di macchine e processi infatti si dimostrano essere la base per il miglioramento dei prodotti e la creazione di nuovi servizi.

La conoscenza del prodotto deve essere estesa a tutta la sua vita, includendo quindi anche il suo stesso utilizzo; l’IIoT è il mezzo che secondo l’azienda garantisce questa possibilità. Sempre per Ima, l’integrazione delle conoscenze acquisite con tecniche di machine learning sta portando l’azienda alla realizzazione di nuove Smart Machines: macchine facilmente adattabili alle condizioni ambientali e di utilizzo e in grado di suggerire miglioramenti o regolazioni.

«Il naturale passo successivo teso alla realizzazione delle Autonomuos Machines, ha guidato poi Ima all’utilizzo della robotica collaborativa per svolgere funzioni ripetitive di alimentazione e ripristino. Obiettivo: la riduzione delle operazioni di basso valore non pianificabili per gli operatori» – afferma Rea.

La direttrice “Smart services”

Secondo Pier Luigi Vanti, fondamentale è stata la digitalizzazione dei processi di assistenza tecnica, al fine di renderli più efficienti ed efficaci, ottenendo con doppio beneficio un servizio di maggiore qualità (per il cliente) a costi inferiori (per Ima). Oggi i tecnici delle prime divisioni pilota di Ima, quando si recano dai clienti per interventi di service sulle macchine, dispongono di un tablet.

Punto di forza è la possibilità per il device di contenere tutte le informazioni di back-office comprensive della storia del prodotto, manuali d’uso e di troubleshooting. Il tecnico ha accesso inoltre alla documentazione in formato 3D, «grazie alla quale può navigare all’interno della componentistica ed esplorare le macchine prima di interagirci manualmente».

L’operatore, «non solo utilizza informazioni, ma è in grado di trarne beneficio: inserendole a sistema contribuisce a costruire la storia della macchina e a realizzare improvement tecnologici e ingegneristici».

La direttrice “Smart Factory”

Per una più performante evoluzione digitale è stata introdotta un’avanzata piattaforma tecnologica di Plm per migliorare lo scambio di informazioni e gestire al meglio la qualità e il ciclo di vita del prodotto. «Plm è la piattaforma collaborativa world wide, accessibile da tutti i nostri stakeholder: clienti, partner, dipartimenti tecnici e altri» – racconta Pier Luigi Vanti.

«Ognuno collabora per la parte di propria competenza. I fornitori, possono accedere ai disegni tecnici con la garanzia di disporre sempre di una documentazione aggiornata. Le società del gruppo, che collaborano alla realizzazione di un impianto di un cliente, possono condividere gli esiti dei collaudi». Tutto ciò consentirà all’azienda di monitorare la vita del prodotto, e non solo se questo rappresenta un nuovo modello; il sistema consente di registrare le modifiche tecniche e di customizzazione, «operazione quanto mai importante per un gruppo come Ima, che realizza macchine estremamente personalizzate in base alle richieste del cliente».

La direttrice “Smart Organization”

Due i progetti principali HR in fase di realizzazione. Innanzitutto una rete intranet globale, MyIMA, aperta a tutti i 5.500 dipendenti del gruppo e ai collaboratori. «Una piattaforma all’interno della quale tutti condividono informazioni. Ciò consente di implementare nuove modalità organizzative interne e una più stretta collaborazione tra uffici e società del gruppo». Per Vanti è un fattore «amalgamante che unisce comparti e persone dall’Argentina alla Cina agli Stati Uniti».

La tematica di trasformazione digitale della comunicazione interna all’azienda, che deve essere rifocalizzata nella sua funzione ridefinendo gli strumenti attraverso cui vengono diffuse le informazioni, è al centro del processo di sviluppo digitale.

Da qui, secondo Monica Cervellati, passano le esperienze e competenze professionali delle persone e i loro bisogni lavorativi; MyIMA è quindi il workplace del futuro, una sintesi di nuove tecnologie e fattori umani. Human Capital Management, introdotto per migliorare e contribuire alla crescita dei lavoratori è per Massimo Ferioli, «il Plm delle risorse umane, un’altra piattaforma globale che gestisce il ciclo di vita lavorativo del dipendente, dal momento della sua richiesta di ingresso in organico sino al retirement; si evidenziano i vari aspetti della carriera e la capacità del singolo di ricoprire ruoli diversi; nonché la retribuzione e la crescita professionale legata alla formazione e alle esperienze acquisite on the job. HCM è un elemento fondamentale per investire sulla cultura del personale; senza questo passaggio, la digital transformation non può far raggiungere all’azienda i traguardi più alti.

«Il reskilling è poi un’operazione di grande rilievo; altrimenti la tecnologia viene vissuta non come un’opportunità ma come una forma di indebita concorrenza».

Ima e il territorio

Ima è «un’azienda che fa territorio», e cioè che integra centinaia di supplier. «È la nostra forza, la collaborazione e partnership di un network che conta su una catena di fornitura globale». In un certo senso, il territorio, in un raggio di 70-100 km, somministra alla capo-filiera Ima le prestazioni di cui ha bisogno».

Secondo Vanti, «se guidassi una Pmi, non trascurerei il fatto che le direttrici che abbiamo perseguito sono tra di loro complementari. Sono come le gambe di un tavolo: ci devono essere tutte e quattro. Tuttavia mi rendo perfettamente conto che aziende più piccole non possono affrontare tutte le questioni insieme. Pertanto, se dovessi indicare delle priorità, direi che il primo fattore su cui agire è il prodotto (con l’introduzione di nuove tecnologie).

Successivamente curerei l’aspetto della crescita delle persone. A seguire la smart manufacturing. Infine i servizi». Occorre quindi sincronizzare il meccanismo della fornitura e in questo senso Ima svolge una funzione di driver abilitante per le aziende che fanno parte della sua supply chain ed in generale del territorio.

CIMBALI M2
  • Brambati

Ultime Notizie

  • Water and more
  • Carte Dozio