VENEZIA — All’inizio del 2018 il Gran Caffè Quadri – da una ventina di anni gestito dalla famiglia padovana Alajmo – è tornato a nuova vita grazie al genio del designer e architetto francese Philippe Starck, che lo ha “risvegliato”, riportando alla luce una lunga storia decorativa nascosta dai frequenti interventi di ripulitura e ristrutturazione subiti da questo locale la cui apertura sotto i portici delle Procuratie Vecchie di piazza San Marco risale nientedimeno che al 1638 (col nome di Caffè Rimedio).
Ora stucchi, specchi, decorazioni floreali, vedute e scorci di Venezia dipinti nel XIX secolo da Giuseppe Ponga, le colonne e le pareti color pastello, le tappezzerie di damasco rosso; tutto, insomma, è tornato al proprio posto.
L’acqua negra
E ha ridato la giusta prospettiva alla vicenda di un celebre luogo di incontro che il mercante Giorgio Quadri portò al successo a partire dal 1775, quando in questi spazi iniziò a vendere l’“acqua negra bollente”. Cioè la bevanda di successo importata nella Serenissima da commercianti turchi alla fine del XVII secolo: ci riferiamo, naturalmente, al caffè.
Il Gran Caffè Quadri, insieme al celebre dirimpettaio Florian, è descritto in numerose guide ottocentesche di Venezia. Nell’estate questi due stabilimenti gareggiano pel numero delle tavole e delle sedie che sparpagliano sulla piazza; Quadri è turbolento e rumoroso. Florian è galante come il dragone antico di cui è l’omonimo; nel Caffè Quadri, in cui nella stagione d’inverno, e soprattutto nel carnevale, vi è il più fiorito concorso delle signore veneziane, ci stanno vecchi sensali e persone alla roccocò, e in mezzo a essi perennemente seduto un uomo con gli occhiali sul naso, originalmente vestito […], un bastone alla Radetzky fra i ginocchi….
Tutto questo ora non c’è più. O, meglio, c’è ancora, eccome.
Ma adesso è l’ora un caffè in piazza.