MILANO – Tutto è nato da un misterioso sacco di caffè fornito, l’anno scorso, da Francesco Sanapo al suo amico Weihong Zhang, fondatore di BlendIn Coffee Club, una piccola torrefazione specialty di Houston, in occasione di un viaggio in Colombia. All’assaggio, Zhang rimase letteralmente conquistato. La tazza presentava note di eucalipto e fragola, che gli fecero pensare a una varietà rara e costosa, magari un Geisha a fermentazione anaerobica.
Si trattava, in realtà, di un typica della colombiana Finca Los Nogales di Oscar Hernandez. Un caffè certamente eccellente, ma reso unico da una caratteristica sorprendente e inattesa: quella di essere decaffeinato.
“Questo episodio ha completamente cambiato il mio modo di vedere il classico deca” ha dichiarato Zhang in un’intervista a Bloomberg.
Tanto da indurlo a utilizzare proprio questo caffè per partecipare al US Brewers’ Cup, competizione in cui si è puntualmente laureato vincitore staccando così il biglietto per le finali mondiali, in programma dal 12 al 14 aprile a Chicago, nell’ambito della Specialty Coffee Expo della Sca.
Mai qualcuno, nella storia ventennale del campionato, si era imposto usando il decaffeinato
Quasi una nemesi, per un prodotto “negletto”, considerato, a torto, per molto tempo, di “serie B”. E, a volte, disertato dai consumatori, per dubbi ingiustificati sulla sua salubrità. Pregiudizi infondati, ampiamente sfatati dalla scienza.
Contenuto riservato agli abbonati.
Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.