MILANO – Il Covid ha fatto molte vittime anche sul fronte economico condannando numerose attività alla chiusura. Il settore del fuori casa è stato certamente tra i più colpiti. Per sopravvivere, bar, ristoranti e caffè – grandi e piccoli, in tutto il mondo, compresa l’Italia – si sono dovuti reinventare in tempi di emergenza sanitaria. E spesso hanno dovuto tagliare drasticamente gli organici o ridurre il presidio fisico.
Tra le lodevoli e fortunate eccezioni si annovera Blue Bottle Coffee: la catena di caffetterie fondata vent’anni fa a Oakland, California, da W. James Freeman, è riuscita a navigare nelle acque perigliose della pandemia uscendo da questa terribile prova addirittura rafforzata.
E senza licenziare un solo dipendente. Come? Lo spiega un articolo apparso, in questi giorni, su Fortune.
È bene precisare che Blue Bottle è una catena diversa dalle altre. Come lo dice il nome stesso, mutuato dall’insegna della prima caffetteria viennese: Zur blauen Flasche (“Alla bottiglia blu”).
Blue Bottle nacque innanzitutto come una torrefazione, che offriva la consegna a domicilio di piccole batch di caffè tostato di fresco (massimo 24 ore) di alta qualità.
Con il tempo, il concetto si è evoluto sino a comprendere anche una vasta rete di caffetterie dislocate in tutti gli States, ma anche in alcuni paesi dell’Asia.
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