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Così Biopak ha creato le sue tazze compostabili che fanno bene anche all’ambiente

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MILANO – Biopak è un’azienda australiana che utilizza materiali rinnovabili a lungo termine e non tossici per proporre un’alternativa ‘green’ agli imballaggi tradizionali, ad esempio creando tazze per il caffè compostabili. Grazie ai suoi prodotti certificati a zero emissioni sostiene di essere riuscita a compensare, dal 2010 a oggi, 110 mila tonnellate di emissioni di CO2”. La sua missione? Contribuire a salvare la Terra. Perché non c’è un pianeta B e non c’è alternativa a quello che popoliamo.

Dell’azienda australiana si è occupata Repubblica, in un contributo di cui vi proponiamo di seguito i passaggi salienti.

L’obiettivo di Biopak è quello di educare i consumatori sull’impatto ambientale degli imballaggi usa e getta monouso, fornendo alternative più sostenibili. “Una volta – evidenziano dall’azienda – la carta e la plastica convenzionali erano i materiali di riferimento per le forniture di imballaggi alimentari. Noi invece offriamo un’alternativa ecocompatibile per le aziende che vogliono preservare e proteggere l’ambiente per le generazioni attuali e future. Misuriamo, riduciamo dove possibile e quindi compensiamo le eventuali emissioni di gas serra residue associate ai nostri prodotti e operazioni. E dal 2010 – assicurano dall’azienda – sono state compensate circa 110 mila tonnellate di emissioni di CO2”.

Tazze da caffè compostabili

I prodotti sono certificati a zero emissioni e, dopo l’uso, possono essere riciclati, commercializzati e compostati a casa. Le tazze e i coperchi di caffè BioCup, ad esempio, possono essere trasferiti dalla discarica e compostati insieme agli avanzi di cibo. Il compostaggio è una soluzione semplice senza necessità di separazione: tazze e coperchi possono essere riposti in un unico contenitore con gli avanzi di cibo. Il compostaggio è il modo di riciclare della natura: è un sistema circolare in cui i rifiuti diventano cibo. La sostenibilità dell’azienda è ribadita dalle numerose certificazioni e, nella propria mission, Biopak assicura la restituzione del 7,5% dei profitti: 1% è destinato alla protezione delle foreste pluviali, 2,5% per i progetti di energia rinnovabile e 4% al cambiamento sociale.

Una modalità che si concretizza anche nei prodotti dell’azienda. Dopo una breve vita utile di circa 20 minuti, i prodotti alimentari convenzionali monouso finiranno probabilmente in discarica dove ci vorranno decenni per rompere, rilasciando gas serra nel processo. Biopak propone invece una gamma di tazze e ciotole fredde alternative più sostenibili, posate e borse in bioplastica e un’innovativa plastica a base vegetale, compostabile in una struttura commerciale.

I primi in Australia e Nuova Zelanda

Con un altro dato rivendicato con orgoglio: “Siamo stati la prima azienda di imballaggi a diventare carbon neutral in Australia e Nuova Zelanda nel 2010. E la compensazione delle inevitabili emissioni di gas serra create attraverso la produzione, il trasporto e lo smaltimento dei nostri prodotti ha finora permesso di risparmiare oltre 40 milioni di litri di carburante”.

Tutti elementi che rendono ancor più appetibile il mercato del packaging sostenibile, anche per una mutata consapevolezza dei consumatori. La domanda di imballaggi sostenibili è infatti in costante crescita e il settore raggiungerà un valore di circa 440,3 miliardi di dollari entro il 2025, con un tasso di crescita annuale di circa il 7,7 per cento. Meno inquinamento, più sostenibilità ambientale, una fetta di mercato che cresce: tutti ingredienti di una formula vantaggiosa per tutti. Perché non esiste un pianeta B, ma un ‘piano B’ ecosostenibile sì.

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