MILANO – Il mondo del caffè guarda sin d’ora al mercato post-Covid-19 e ai cambiamenti permanenti che la pandemia potrebbe imprimere ai nostri stili di vita. Una recente analisi dell’Ico indica che una recessione globale potrebbe portare a un calo generalizzato dei consumi, dopo anni di crescita a tassi annui superiori al 2%. In molti paesi, intanto, gli acquisti nel dettaglio hanno registrato un’impennata nelle ultime settimane.
A giudizio degli esperti di mercato, questo incremento improvviso va imputato ai cosiddetti acquisti da panico, che vedono i consumatori a fare incetta di beni di prima necessità (vedi il famoso caso della carta igienica). Un fenomeno destinato dunque a ridimensionarsi una volta esaurita la prima fase dell’emergenza Covid-19.
La crescita della disoccupazione e il calo del tenore di vita avranno invece, a medio termine, un inevitabile impatto negativo sulla domanda mondiale.
“La gente taglierà i consumi voluttuari” ha dichiarato in un’intervista il direttore esecutivo dell’Ico, il brasiliano José Dauster Sette.
“Mi piace immaginare che il caffè sia un bene essenziale, ma per molti non lo è, specie quando bisogna pensare innanzitutto a trovare i soldi per mettere il pane in tavola e pagare l’affitto”.
E chi – pur in ristrettezze economiche – non vorrà rinunciare al caffè opterà comunque per prodotti più economici e di qualità inferiore.
Le incognite maggiori riguardano però il comparto del fuori casa, di gran lunga il più penalizzato.
A fronte di una ripartenza prudente e graduale, durante la quale continueranno a vigere, un po’ ovunque, misure precauzionali e varie restrizioni, gli esercenti di tutto il mondo cercano di immaginare sin d’ora nuove modalità di consumo collettivo nei ristoranti e nei bar.
Quanto tempo dovrà passare perché la gente torni a popolare i locali pubblici?
Difficile pensare, perlomeno i primi tempi, a resse davanti alle caffetterie, osserva Business Journal in un’analisi. E ciò non soltanto per la probabile (e comprensibile) riluttanza iniziale della gente.
Bastano un paio di mesi per cambiare le proprie abitudini, osserva Zack Burnett (Bold Bean Coffee Roasters), torrefattore artigianale ed esercente di Jacksonville (Florida), intervistato dalla testata americana.
“Se la gente prenderà gusto a preparare il caffè in casa continuerà a farlo anche dopo la fine del lockdown”.
Va sottolineato che negli Stati Uniti il caffè al bar costa mediamente di più rispetto all’Italia. E che le dimensioni di consumo sono diverse. Intanto, anche i torrefattori third wave di oltreoceano guardano con sempre maggiore interesse al delivery e investono su app e piattaforme online.
Covid-19: didattica a distanza anche per gli aspiranti baristi
Un’ulteriore novità interessante proposta da Bold Bean Coffee Roasters è costituita dalle lezioni personalizzate online, al via tra una decina di giorni.
Pagando una trentina di dollari è possibile connettersi via Zoom e farsi guidare da formatori qualificati nella i dell’espresso e delle varie bevande. Un modo per riproporre, a distanza, le classi per i baristi già proposte da questa torrefazione.
Lo scopo – spiega Burnett – è quello di mantenere un legame con il cliente. E confrontarsi con lui per comprendere come e perché un certo caffè dà un determinato risultato in tazza.”
Didattica a distanza e interazione virtuale per far crescere la cultura del caffè. E poter contare su un consumatore più consapevole, quando bar e caffetterie potranno riconquistare la loro insostituibile funzione sociale.