MILANO – Nel mondo del caffè si parla da tempo dell’adeguata remunerazione del produttore, quale presupposto essenziale per la costruzione di una filiera sostenibile. La stessa roadmap decennale dell’Ico definisce il reddito vitale come una “pietra miliare critica” sulla strada della prosperità e della resilienza economica dell’economia caffearia.
Ma ricerche e statistiche dimostrano come anche l’obiettivo minimo di garantire un’esistenza dignitosa ai produttori sia tuttora lungi dall’essere stato raggiunto, in buona parte dei paesi produttori.
Lo stesso concetto di reddito vitale e salario vitale appaiono ancora alquanto vaghi.
In questo articolo cercheremo di renderli un po’ più chiari rifacendoci alla letteratura specialistica.
Faremo riferimento, in particolare, ad alcune considerazioni contenute in uno studio della Columbia Law School (Kaitlin Y. Cordes, Margaret Sagan & Solina Kennedy, Responsible Coffee Sourcing: Towards a Living Income for Producers, 2021).
Definizione di reddito vitale
Il reddito vitale può essere definito come il reddito netto atto a consentire uno standard di vita dignitoso in un determinato luogo.
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