Gabriele Cortopassi, docente dell’Espresso Academy di Firenze, esprime le sue considerazioni su quanto e come la formazione dedicata al caffè in Italia sia cambiata dall’epoca del Covid. Secondo Cortopassi, la grande maggioranza delle persone interessate alla cultura dell’espresso in Italia e che investono nella propria educazione sul chicco sono rappresentati dagli studenti esteri. I corsi italiano, al contrario, stanno diventando sempre meno popolari. Leggiamo di seguito l’opinione del docente di cultura del caffè.
Qui il calendario completo dei corsi della Espresso Academy. Telefono per i contatti 331 8705810 .
La formazione sul caffè in Italia
di Gabriele Cortopassi
FIRENZE – Per quanto lontana e, per certi versi, rimossa o dimenticata, l’epoca Covid sembra aver portato cambiamenti che si sono rivelati solo con il passare del tempo, dispiegando i loro effetti ben dopo che quelli della pandemia avevano finito di influire sul nostro quotidiano.
Probabilmente erano tendenze già in corso, semplicemente accelerate, spinte in avanti dal tempo sospeso in cui siamo stati chiusi in casa, a cambiare abitudini e forse perfino priorità di vita.
Alcune di queste tendenze le stiamo vedendo anche nel mondo della formazione sul caffè, almeno dalla porzione di questo mondo che possiamo osservare dal nostro piccolo centro di formazione, la Espresso Academy.
Piccolo, ma, lo diciamo con orgoglio, abbastanza cosmopolita. Prima del 2020, infatti, i corsi in inglese, con studenti che arrivavano da tutto il mondo rappresentavano circa il 50% del nostro lavoro, con operatori internazionali che arrivavano per una immersione nella Italian Coffee Experience.
Il 50%, perché il resto, come immaginabile, era rappresentato invece da operatori del nostro paese, tantissimi ai corsi di base, come quelli barista o di latte art, e alcuni, non molti, a quelli pre bancone come tostatura, assaggio e green.
Con la fine delle restrizione, e con le progressive riaperture del traffico aereo internazionale, abbiamo cominciato a capire che le percentuali half and half di cui parlavo prima andavano riviste: il flusso di studenti stranieri stava diventando sempre più copioso, quello italiano si inaridiva.
Solo una fase passeggera? A un’anno di distanza dalla normalizzazione potremmo dire di no, anzi.
I corsi di base in italiano sono praticamente dimezzati, e sono quasi sempre ragazzi italiani di origine straniera a prendervi parte. I corsi in italiano evoluti mantengono invece un minimo di appeal, ma sempre fra gli operatori di settore.
E se non è un operatore del settore chi altro vorrebbe poter partecipare ad un corso sul caffè? Un appassionato!
Questo è infatti il segmento in crescita sempre più importante per noi, il passionate, il coffee geek, l’home barista straniero, proveniente da Europa, America del Nord e Asia, ma in realtà da tutto il mondo (abbiamo avuto un funzionario dello Zambia, e due sorelle della Mongolia).
Tutte persone che fanno altro nella vita ma che hanno nel caffè la loro passione, talmente divorante da voler spendere una settimana di vacanza rinchiusi nelle aule della Espresso Academy.
Un risultato che ci inorgoglisce, ma che fa nascere qualche dubbio sulla presunta superiorità caffe-intellettuale del belpaese.
Questa, naturalmente, la nostra esperienza, che può essere diversa da quella di altri centri di formazione operanti in Italia, anzi, c’è da sperarlo!”
Gabriele Cortopassi