MILANO – Il coronavirus continua a fare effetto e non solo colpendo i cittadini sparsi per il mondo. I danni collaterali della malattia si ripercuotono direttamente sul settore della ristorazione e, più nello specifico, hanno innescato una reazione discriminatoria nei confronti dei locali a gestione cinese. Un atteggiamento intollerabile, che viene affrontanto dalla Federazione italiana pubblici esercizi e da Confcommercio. L’allarmismo non può e non deve esser l’ennesima giustificazione per comportamenti a sfondo razziale.
Coronavirus attacca le casse dei ristoranti cinesi
L’ufficio studi Fipe – Confcommercio stima che l’allarme suscitato dalle notizie sulla diffusione del coronavirus stia mettendo in grande difficoltà la ristorazione cinese in Italia.
Nei circa 5.000 ristoranti cinesi si registra una perdita di fatturato del 70%. Lo stesso vale per un numero ancora maggiore di bar e caffetterie gestie da cinesi in tutta Italia. Un dato che tradotto in valori assoluti significa meno 2 milioni di euro al giorno.
Se a questo aggiungiamo i 500 mila euro che i turisti cinesi in Italia spendono ogni giorno per mangiare la perdita complessiva della ristorazione è di 2,5 milioni di euro.