Crescono ancora i consumi brasiliani di caffè. Quest’anno (novembre-ottobre) segneranno un +2%, che porterà il mercato interno a oltre 20,7 milioni di sacchi prolungando il trend positivo del 2014 (+1,24%).
Lo afferma il direttore esecutivo dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic) Nathan Herszkowicz (nella foto), in un’intervista ad Agência Brasil in occasione della Giornata nazionale del caffè, che ricorreva domenica scorsa (24/5).
Alta qualità e monoporzionato si confermano i principali driver di crescita, sebbene prevalgano tuttora nettamente i metodi di preparazione tradizionali.
Il caffè rimane la bevanda nazionale brasiliana, diffusa nel 98,2% delle famiglie del paese. Le tradizionali caraffe con il filtro rimangono il principale metodo di preparazione: dichiara di utilizzarle l’84% dei consumatori, contro appena il 4% che afferma di servirsi di macchinette a cialde o capsule.
Ma il monodose è decisamente il segmento più dinamico. “I dati di mercato indicano per il 2014 un incremento delle vendite del 54% rispetto all’anno precedente” sostiene Herszkowicz e le aspettative per il 2015 sono di un ulteriore espansione del 40-50%.
Oltre la metà delle vendite (53%) si concentra nello stato di San Paolo e nella regione Sud, ma le prospettive sono estremamente promettenti anche per il resto del paese. Secondo Herszkowicz, le macchine per il porzionato potrebbero entrare nel 20% delle case brasiliane entro i prossimi dieci anni.
Inoltre, il consumatore si fa sempre più esigente. Ulteriori statistiche dell’Abic dimostrano che il 44% dei consumatori è disposto a pagare di più per un caffè di qualità superiore.
“In generale – aggiunge Herszkowicz – la qualità dei prodotti consumati dai brasiliani è molto migliorata e il segmento del caffè gourmet sta diventando sempre più popolare”.
Le difficoltà economiche attuali del Brasile potranno incidere sui consumi? Secondo Herszkowicz l’impatto sarà molto relativo. “Il caffè è un prodotto di consumo quotidiano reperibile a prezzi contenuti e gli alti e bassi dell’economia non influenzano più di tanto il settore”.