lunedì 23 Dicembre 2024
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Confimi, il report sulla Fase 3 dell’horeca: -30% del fatturato rispetto al 2019

Ha sottolineato il presidente di Confimi alimentare: "Alcuni imprenditori hanno riposto le proprie speranze nel mese di agosto e nel mercato turistico basti pensare che il 35% degli imprenditori del comparto ha infatti dichiarato che non chiuderà gli stabilimenti intravedendo una ripartenza, mentre un altro 15% ha deciso di posticipare le ferie e di presenziare il mercato”

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MILANO – Confimi industria alimentare ha svolto un’indagine basandosi sui dati emersi durante le interviste ai propri associati, per tracciare un quadro più preciso dello stato del settore a tre mesi dalla fine del lockdown: un’azienda su tre del made in Italy alimentare ha calcolato un calo rispetto al 2019, che arriva sino al 30%. Un’altra percentuale scoraggiante riporta che solo il 5% delle imprese è soddisfatto della ripartenza e solo in relazione ai movimenti del mercato estero. Leggiamo altri dettagli dal sito adrkronos.com.

Confimi: il report sull’horeca

Un timido segno ‘più’ riguarda invece il 25% delle aziende del settore che operano con prodotti di prima necessità come farine, pasta secca, riso; olio di oliva e che hanno come mercato di riferimento la grande distribuzione organizzata. Un settore dalle performance contrastanti quello dell’alimentare come emerge dall’indagine che Confimi industria alimentare ha condotto intervistando i proprio associati nei giorni scorsi.

“E’ senza dubbio allarmante – ha ricordato il presidente della categoria Pietro Marcato commentando i dati del rapporto – la situazione delle piccole e medie imprese del comparto alimentare. Fuorvianti infatti sono state le lunghe file ai supermercati e i carrelli della spesa pieni raccontati in occasione del lockdown.

Le pmi del settore legate alla gdo – alimentare sono solo il 47%. Ecco quindi che il resto della produzione è in sofferenza, ci sono infatti migliaia di aziende fornitrici del settore horeca che, solo oggi, lentamente sta ripartendo”. Valori importanti quelli espressi dal campione delle imprese operanti nel settore alimentare composto per circa la metà da aziende che fatturano fino a 5 milioni di euro e di cui un terzo esporta fino al 50% del proprio fatturato e, nell’85% dei casi, hanno fino a 30 dipendenti.

Ha sottolineato il presidente di Confimi alimentare

“Alcuni imprenditori hanno riposto le proprie speranze nel mese di agosto e nel mercato turistico basti pensare che il 35% degli imprenditori del comparto ha infatti dichiarato che non chiuderà gli stabilimenti intravedendo una ripartenza, mentre un altro 15% ha deciso di posticipare le ferie e di presenziare il mercato”.

“L’assenza di fiere ed eventi – ha ricordato Marcato – ha penalizzato le nostre esportazioni ma siamo fiduciosi nel piano di rilancio prospettato dal governo ci aspettiamo che le ambasciate e le sedi istituzionali all’estero siano davvero le nostre nuove case e che i fondi messi a disposizione si trasformino presto in opportunità di business”.

Visione parzialmente ottimistica per l’autunno

Tanto che il 52% degli imprenditori del campione non prevede di dover lasciare a casa parte del personale perché gli ordini aumenteranno. Riportando per un attimo la situazione in azienda, il campione in esame ha dichiarato di utilizzare gli ammortizzatori sociali coprendo in media il 40% del personale. Solo il 15% delle aziende ha, invece, ancora attivo lo smart working ma solo per il 17,4% dei dipendenti.

Poco omogenee, dettate anche da una prevista ricaduta del virus, le previsioni per la chiusura dell’anno: il 25% degli imprenditori del settore è ottimista e punta a recuperare nell’ultimo quadrimestre fino a non registrare perdite di fatturato al 31 dicembre.

Un 15% degli intervistati invece ha in previsionale una perdita tra il 5 e il 15%, amara invece la previsione di un altro 30% degli industriali che non crede di poter recuperare quanto perso nei mesi di lockdown e si prepara a chiudere l’anno con una perdita che varia tra il 30 e il 50% del fatturato.

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